Perché in Toscana non si decide sugli sport di contatto?
La vera battaglia che si deve fare è questa: riaprire i campi sportivi e tutte le strutture (palestre, palazzetti, ecc.) per gli sport di contatto come calcio, calcetto e tanti altri. Sulle iscrizioni ai campionati si troveranno soluzioni adeguate e giuste, ma questa è una battaglia di retroguardia. Anche perché Paolo Mangini ha già stanziato un milione e trecentomila euro dal suo bilancio e anche perché procedono gli interventi (vedi l'emendamento approvato questa mattina in Commissione Bilancio su proposta di alcuni deputati Pd per un aumento dei fondi per il movimento dilettantistico) a sostegno del settore. È inutile e fuorviante pigiare su questo tasto e può creare problemi verso chi - come Mangini e il Crt - si è impegnato tanto in questo senso e sta cercando di trovare una soluzione confacente alle richieste delle società, se poi non sappiamo quando il nostro movimento potrà ripartire e in che modo potrà farlo. Se gli sport di contatto sono ripartiti in cinque regioni (Sicilia, Basilicata, Veneto, Liguria e Puglia) e se in Lombardia la ripartenza è prevista per il 12 luglio, perché in Toscana non si dice nulla a tal proposito? Facciamo massa critica verso la Regione Toscana, verso il presidente Rossi e l'assessore allo Sport e alla Salute Saccardi. Non possiamo aspettare l'esito delle regionali previste per settembre inoltrato per avere una decisione, sarebbe la fine e basta. Chi governa deve avere il coraggio di decidere e non essere silente (un ruolo che non appartiene a chi fa politica e che viene interpretato in maniera assolutamente discutibile dal ministro della Salute Roberto Speranza) verso un Comitato tecnico scientifico che non ha affatto - basta rifare la storia del coronavirus - la Bibbia in tasca. Gli eroi sono i medici, gli infermieri, i sanitari, i dottori, quelli che sono sul territorio, quelli che hanno visto la morte e la disperazione delle persone. Gli eroi sono i prof. Remuzzi, Clementi e Zangrillo e tanti altri clinici' sempre in prima linea. Sugli scienziati, sull'Organizzazione Mondiale della Sanità, sui vari Comitati, su quella che è stata la via italiana al coronavirus e che è costata 35.000 mila morti, apriamo una discussione e poi facciamo la cronistoria di quello che tutti hanno detto e fatto. Non sarà una via univoca ma densa di punti interrogativi. Prima e poi sarebbe opportuno non delegare alla magistratura questo immane compito ma il Paese esige giustizia, rispetto per i morti e qualcosa di serio per programmare il futuro. Non possiamo rinviare all'infinito tutto, in caso contrario il Paese non avrà proprio futuro.
Alessio Facchini