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    La storia del calcio giovanile in Toscana, ecco chi era Franco Cerbai

TROFEO FRANCO CERBAI - torneo regionale per società campioni provinciali Allievi B e Giovanissimi B



Innocento Mazzini ricorda il dirigente cui è intitolata una delle coppe più importanti



Forse riflette un'esigenza, piuttosto modaiola, con cui si cercano nomi accattivanti (spesso inglesi) per denominare le nuove competizioni sportive, o forse è il segno di tempi recenti che faticano a esprimere personalità del calibro di quelle che hanno attraversato gli scorsi decenni. Fatto sta che prima dell'avvento di denominazioni accattivanti ma un po' vuote tanti tornei che ormai commentiamo da anni rendono omaggio fin dal loro nome a personaggi che in qualche modo hanno fatto la storia o hanno contribuito in modo speciale al mondo dello sport e del calcio; la Coppa Cerbai non fa eccezione. Ma chi era colui al quale è intitolata questa manifestazione? Chi era Franco Cerbai? Abbiamo pensato che la miglior risposta potesse darcela chi non solo l'ha conosciuto, ma anche chi nel tempo ne ha onorato la memoria in un modo altamente simbolico, ovvero senza perdersi neanche una finale delle tante edizioni in cui questo trofeo è stato messo in palio. E chi ha avuto modo di seguire negli anni il calcio giovanile toscano sa che, puntuale al fischio d'inizio di ogni finale della Cerbai, sugli spalti si accomodava Innocenzo Mazzini. Che si concede con entusiasmo alla possibilità di rievocare il ricordo di un grande amico come lo è stato per lui Franco Cerbai. Mazzini concorda subito con noi sulla necessità di parlare della persona cui è dedicato questo trofeo, un'operazione che peraltro sarebbe utile compiere per tutti i tornei - 'è importante sapere a chi e perché è intitolato una manifestazione come un torneo di calcio: aggiunge valore al trofeo, la memoria e il ricordo impediscono che queste diventino etichette senza senso' - aggiunge Mazzini.



Sapere a chi è intitolato il più importante trofeo giovanile toscano della categoria Allievi e Giovanissimi fascia B è quasi un imperativo. Ci aiuti: chi era Franco Cerbai?


'Una premessa, specialmente per i più giovani: parlare di Franco Cerbai significa ricordare un big del movimento dilettantistico toscano, soprattutto a livello di calcio giovanile. L'ho conosciuto e frequentato per tanti anni e per due motivi: il primo perché era il capo dei centralinisti dell'ospedale di Careggi e a margine della mia professione di medico abbiamo avuto occasione di frequentarci quotidianamente, ogni mattina. Il pomeriggio e la sera, invece, ci avvicinavano le ragioni sportive: lui era un dirigente dell'Affrico, io del Firenze Ovest, poi i nostri contatti si intensificarono ancor più perché suo figlio venne a giocare nella mia società. Chi era Franco Cerbai? Un dirigente la cui bravura ha avuto pochi eguali, anzitutto perché era una persona sempre disponibile, tollerante e disposto al dialogo, paziente ed educato. Nell'interpretare la figura di dirigente ci ha insegnato come si dovrebbe comportare un dirigente sportivo doc. Fino alla fine: anche durante la malattia, che ce lo portò via molto giovane, mantenne sempre una dignità monumentale'.



Che contributo ha dato Franco Cerbai al movimento calcistico della nostra regione in quegli anni?


'Un apporto davvero importante, basti ricordare che Franco è stato fra i fondatori del movimento Dilettanti 90, svolgendo un'opera di diffusione che ha dato impulso decisivo allo sviluppo di quel programma. Lo ha fatto spiegando e creando una rete di contatti solida e funzionale, perché era carismatico e ben voluto da tutti: anche dai grandi calibri della Figc, come Matarrese o Giulivi che, fra virgolette, lo trattavano da pari grado, intrattenendo con lui conversazioni spesso lunghe e sempre costruttive. Franco Cerbai ha fatto parte di quel movimento interno alla Lega Dilettanti che portò a una vera e propria rivoluzione culturale, tramite la quale si dimostrò, con i fatti, che chi faceva bene il dirigente di società poteva benissimo ricoprire un incarico dirigenziale in Federazione. Anzi, non solo: che avrebbe interpretato quel ruolo in maniera migliore rispetto a come avveniva fino a quel momento, perché chi ha vissuto problemi e dinamiche di una società sportiva sa come gestire un organismo che rappresenta proprio quelle società. Fino ad allora c'era un vero e proprio ostracismo nei confronti dei dirigenti di società da parte dei dirigenti federali, le cui fila erano composte quasi esclusivamente da elementi dell'Associazione Italiana Arbitri. Aver dimostrato con successo il contrario, aver scardinato quel preconcetto è stata una peculiarità della Toscana: la nostra regione ha aperto una via che poi è stata seguita da tutti gli altri negli anni successivi'.



A distanza di pochissimo tempo dalla sua prematura scomparsa la Figc toscana decise di dedicare alla memoria di Cerbai il torneo che mette di fronte le vincenti provinciali delle categorie Allievi e Giovanissimi B; Cerbai non fu un dirigente federale, non ne ebbe il tempo.


'Ma probabilmente non avrebbe avuto neanche la voglia di ricoprire un ruolo per il quale venisse chiamato presidente; si sarebbe trovato in difficoltà con addosso quella veste, perché la sua natura era quella di dare un contributo fattivo senza mettersi in mostra. È sempre stato una sorta di consigliere che godeva di un ascolto privilegiato, perché aveva cose interessanti da dire e sapeva come fare per dirle'.



Il suo personale modo di ricordare Franco Cerbai è quello di aver partecipato a tutte le finali della coppa a lui dedicata; che senso ha per lei quell'evento annuale? Si è divertito in quei pomeriggi estivi di fine stagione, in cui viene messo in palio un trofeo che rappresenta una piccola fetta di gloria da consegnare agli archivi del calcio giovanile toscano?


'A memoria non credo di essermene persa neanche una, e se è accaduto sicuramente è stato per motivi di forza maggiore. Dal mio punto di vista è un appuntamento quasi obbligatorio e altamente simbolico, un'occasione in cui ritrovare gli amici che lo hanno conosciuto, ricordarlo e ringraziarlo per tutti gli insegnamenti che ci ha lasciato. E poi la finale di una Cerbai è un'occasione di divertimento, perché negli anni ho sempre visto all'opera squadre meritevoli di aggiudicarsi la coppa, squadre che esprimono società organizzate come lo sono quelle toscane. E, perché no, ho visto in campo tanti ragazzi interessanti sotto il profilo delle individualità. Ogni volta si è trattato di serate di calcio giovanile di buon livello, spesso gare tiratissime e intense ma caratterizzate da rispetto reciproco e correttezza. La cosa più importante è proprio questa: in finale sono arrivate spesso squadre di diverse province, di diverse estrazioni e dal differente blasone, ma che hanno sempre dato vita a un appuntamento nel segno dello sport e della fratellanza. Questi sono i principi che Franco avrebbe apprezzato di più'.



L'esempio di Franco Cerbai rapportato al presente: i dirigenti come lui quanto erano diversi da quelli dioggi?


'Con il cambiamento della nostra società attraverso gli anni è cambiato ovviamente anche il calcio, di conseguenza il modo di farlo e il modo in cui si interpreta il ruolo di dirigente. Ma preferirei cambiare leggermente il quesito, e dire quanto temo che cambieranno i dirigenti dioggirispetto a come erano prima della pandemia. Le stesse persone, dentro un calcio stravolto dall'emergenza. Nel pre-pandemia un dirigente doveva gestire questioni tecniche e relative all'organizzazione dell'attività, il presente che stiamo vivendo e il futuro prossimo che vivremo presenteranno problemi di sopravvivenza stessa delle società sportive, in un contesto sociale in cui mi preoccupano la confusione, l'incertezza e la possibile disaffezione. Il calcio dilettantistico sta lanciando evidenti e preoccupanti segnali di sofferenza e, più in generale, ogni contesto legato all'aggregazione e alla dimensione dello stare insieme sta soffrendo'.



Alla faccia del 'ne usciremo migliori' o dell''andrà tutto bene'.
'Non so se ci attende un calcio più povero o meno empatico, quello di cui posso ritenermi sicuro è che in tempi di guerra non si sopravvive curando il proprio orticello: occorrerà una visione d'insieme per rimettere in moto la macchina e sarà un compito difficile. E lo sforzo trainante dovrà essere profuso dalla classe dirigente della Federazione per far ritrovare comunanza di sentimenti e di progetti come avveniva prima. Le critiche verso le istituzioni fanno parte del gioco e ci saranno sempre, quello che auspico è un grande sforzo di solidarietà e unità da parte di tutto il movimento, in ogni sua componente, per uscire fuori da questo stato delle cose'.



Nella foto il Castelnuovo Garfagnana di Mauro Davide Tognetti, vincitore della prima edizione del Trofeo Cerbai Allievi B (1997/98)


Lorenzo Martinelli Calciopiù