L’inchiesta (parte 2): green pass e protocolli, le parole di Mangini
Entrando subito nel merito della questione, a suo avviso il green pass può essere il giusto primo passo per una ripartenza definitiva?
Se vogliamo ritornare alla normalità e ritrovare quella serenità che manca ormai da tanto tempo allora sì il green pass è senza dubbio un espediente necessario per far svoltare la campagna vaccinale in modo positivo. Di conseguenza una maggiore sicurezza dal punto di vista sociale e sanitario potrà consentire una ripresa non solo del calcio, ma di tutte le attività in generale.
Adottare le stesse misure di sicurezza prese l'anno scorso ormai non basta più.
No, abbiamo capito che pur mantenendo il distanziamento sociale, pur indossando la mascherina e pur sanificando gli ambienti c'è bisogno di altro, ossia dei vaccini. È importante che vi sia una presa di coscienza e un'assunzione di responsabilità da parte di ognuno di noi per non incappare nei medesimi errori del passato. Tuttavia è altresì fondamentale non abbassare mai la guardia: il green pass sarà uno strumento senza dubbio utile, ma a esso andranno affiancate le misure di sicurezza sopracitate al fine di ridurre al minimo le probabilità di contagio. Il virus continuerà a esistere, per cui l'attenzione dovrà restare alta.
Per tutelare l'incolumità di società e tesserati potrebbe essere necessario un giro di tamponi come supplemento alla certificazione verde?
Ritornare alla questione tamponi risolleverebbe vecchie problematiche che finirebbero per affossare molte realtà. Trovare le finanze necessarie per sostenere giri di tamponi per tutte le squadre di tutte le categorie sarebbe un'impresa ai limiti dell'impossibile, giacché solo per far ripartire l'Eccellenza sono stati compiuti sforzi non indifferenti. L'istituzione del green pass obbligatorio è atta proprio a tracciare un percorso nuovo e diverso, possibilmente più sicuro e sicuramente più accessibile.
In questo periodo i più contagiati risultano essere i ragazzi under 30, proprio coloro che si possono inserire nella fascia di chi pratica sport. Come si può ovviare a questa problematica per incentivare i più giovani a vaccinarsi?
Nelle vesti di portavoce del pensiero del Comitato, io in primis mi sono mosso alcuni giorni fa scrivendo direttamente al presidente della Regione Toscana Eugenio Giani per sollecitarlo a incrementare la campagna di sensibilizzazione alla vaccinazione anti Covid. Ho messo a disposizione l'appoggio del Comitato per eventi e iniziative anche a sfondo sportivo, tutto per invogliare i giovani a vaccinarsi, soprattutto coloro che militano nelle prime squadre. Ne va della loro salute e del loro futuro calcistico, perché molte società sono restie a giocare con alcuni loro tesserati esposti a rischio contagio.
Iniziare i campionati a ottobre è più un vantaggio o uno svantaggio?
È sicuramente un vantaggio perché a oggi in questo modo abbiamo tutto il tempo necessario per prepararci al meglio alla stagione ventura. Mettendoci a norma con le nuove disposizioni e mantenendo le buone abitudini sanitarie instaurate in questo anno e mezzo di pandemia, sarà così possibile evitare di incappare nei medesimi errori dell'anno passato.
E invece quando sarà possibile fugare definitivamente ogni dubbio col nuovo protocollo sanitario?
Il protocollo attuale ha come data di scadenza il 31 luglio, motivo per cui mi auguro che dal comitato tecnico-scientifico arrivino disposizioni chiare e univoche in tempi brevi e durante il mese di agosto, anche perché la nuova stagione sportiva è ormai alle porte. Il mio auspicio è che, facendo tesoro delle esperienze passate, le linee guida da seguire siano attuabili anche per il mondo dei dilettanti; ora più che mai è importante tutelare l'esistenza delle tante società appartenenti a questa frangia del calcio troppo spesso trascurata.
Lorenzo Profili