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    Intervista a Luca Trevisan, ds della Bellaria Cappuccini

Ora purtroppo al 'ne usciremo migliori' abbiamo smesso di credere da tanto tempo; e allora resta difficile pensare a quanto non è potuto essere e che difficilmente sarà, a causa di quanto (non) abbiamo vissuto negli ultimi mesi. Il caso della Bellaria Cappuccini veste anche altre situazioni, ma è un caso di scuola nel momento in cui il morso della pandemia sul calcio ha inficiato lo sviluppo del progetto tecnico-sportivo del club di Pontedera più di tante altre realtà a lei simili.

È un'analisi lucida, che sia chiaro non cede mai allo sconforto, quella del diesse Luca Trevisan, uno degli artefici della crescita della Bellaria fino alle soglie dell'élite. La scorsa stagione poteva e, visto il valore delle squadre, doveva essere quella dell'aggancio, e invece è andata come sappiamo. Ecco l'intervista uscita sull'ultimo numero di Calciopiù.

Il tema è quello dei sogni e dei progetti interrotti da provare a riprendere in mano: dopo aver schierato invano delle fuoriserie al via della passata stagione, la Bellaria quest'anno ci riprova?
Non voglio fare pre-tattica e specifico subito che sono orgoglioso delle squadre che manderemo in campo, ma temo che dovremo rivedere un po' i nostri piani: che restano quelli di far bene, ma è impossibile negare che lo scorso anno le nostre squadre Allievi e Giovanissimi regionali avevano le carte in regola per puntare alla vittoria.

La pandemia ha colpito ovunque, ma in qualche posto ha affondato di più il colpo.
Mi riferisco al fronte sportivo e temo che sui programmi di sviluppo della Bellaria il Covid abbia inciso in modo davvero pesante. Non ci scordiamo che il nostro è un centro sportivo molto frequentato, non c'è solo il calcio, e le chiusure hanno stravolto la quotidianità del nostro impianto. Si è trattato di un evento di portata superiore a ogni possibilità di intervento, quindi occorre mettersi l'anima in pace su quello che non è potuto essere e rimboccarsi le maniche, come abbiamo fatto, per riprendere quota. Dovevamo ancora conquistarlo sul campo, certo, ma stando ai nostri programmi potevamo ritrovarci oggi con un doppio salto di categorie; prendiamo il caso dei nostri 2006, che restano una squadra importantissima e che avrà voglia di essere protagonista ma, ahimé, lo sarà in un campionato provinciale. Credevo che un anno così particolare come è stato quello passato, una stagione statica in cui praticamente non si è mai giocato, portasse le società ad adottare una strategia di mantenimento delle proprie rose. E invece è andata all'opposto.

L'ha sorpresa che sia andata così?
Onestamente sì, mi ha sorpreso la bagarre cui ho assistito durante la primavera e l'estate, a volte un vero e proprio assalto ai giovani calciatori. Ho sentito circolare tanti nomi di ragazzi che mi hanno fatto chiedere: ma i miei colleghi, quando li hanno potuto vedere all'opera? Come possono dirne bene o male, specialmente nel caso dei più piccoli? Ecco, avevo programmato una strategia di mantenimento, e invece ho dovuto cambiare in corsa l'atteggiamento per difendermi da tanti assalti di altre società. Per fortuna siamo intervenuti in tempo e le squadre che manderemo in campo hanno la nostra fiducia e le capacità per ben figurare in tutti i campionati in cui saremo impegnati.

Lei fa parte del gruppo 'calcio fair-play', un tavolo di lavoro promosso da alcune società e suoi colleghi come Francesco Cesari e Paolo Violi del Rinascita Doccia, Andrea Vaglini del Montelupo e altri, tutti accomunati da principi etici messi nero su bianco e un allarme: secondo voi il calcio giovanile sta perdendo di vista l'etica.
Sono in linea con tutte le posizioni del gruppo e sono fermamente convinto che serva una riforma morale del comportamento dei diesse e dei dirigenti di tutte le società che operano nel settore giovanile. Chiediamo anche un intervento della federazione sulla struttura dei campionati, in modo da non compromettere alcune possibilità di sviluppo dell'attività giovanile. Ma tornando all'etica credo che a tutti noi direttori sportivi serva effettuare un passo indietro. Le società che hanno delle buone scuole calcio devono essere lasciate lavorare in pace, nell'interesse dello sviluppo e del perfezionamento tecnico dei ragazzi, senza che a questi ultimi arrivino illusioni a buon mercato, sotto la forma di voli pindarici e promesse di creazione di futuri campioni. Sappiamo come funziona: è un rischio e un errore imperdonabile quello di alimentare delle aspettative che non troveranno poi un possibile sviluppo o aggancio con la realtà. Il risultato è che i ragazzi si deprimono e abbandonano delusi il calcio.

Ne siamo usciti addirittura peggio?
Non voglio fare il pessimista ma la mia sensazione è proprio questa. Però il mio auspicio è che tanti miei colleghi facciano autocritica e si mettano in discussione come abbiamo provato a fare noi nel gruppo 'calcio fair-play', nel tentativo di affermare un principio di lealtà e meritocrazia, un'aria nuova e più serena per il calcio giovanile dilettantistico. Speravo che lo slogan con cui il nostro movimento provava a ripartire in salute comprendesse, all'interno di quest'ultimo concetto, anche l'etica comportamentale e la sportività. Dopotutto la salute è anche questo.


Focus: tutte le novità di casa Bellaria
Ben coperta in tutti i ruoli, con alcuni elementi di qualità, con la possibilità di schierare un gruppetto di fuoriquota classe 2002 molto validi che si innestano sulla base dei 2003 e dei 2004 che hanno sposato le ambizioni della società, la formazione Juniores regionali verdeblù è da tenere in adeguata considerazione. Sul fronte nuovi arrivi si registrano quelli di Paolicchi dall'Oltrera e Colacchio dal Fornacette, così come nuovo è l'allenatore. Si tratta di Dario Giacomelli che, chiusa l'esperienza all'Atletico Cascina, guiderà una delle formazioni più ambiziose di casa Bellaria.
Sono invece le ottime risposte che stanno arrivando dalla preparazione e dal pre-campionato a far nutrire legittime aspettative attorno alla formazione Allievi regionali. E chissà che partire senza attaccato sulla schiena il bersaglio che si riserva alla favorita non possa in fondo agevolare il piano della formazione di Simone Masoni, che punta a inserirsi fra le sorprese per il vertice in un - sulla carta - equilibrato girone senese/fiorentino. Rinforzata in attacco e puntellata in ogni reparto, la rosa composta da 24 giocatori ha tratto nuova linfa dagli arrivi estivi di Fantozzi e Pompameo dal Ponsacco, Turchi, Lami, Botti e Capanni dall'Oltrera. Sognavano altri palcoscenici i 2006 e Marco Malventi; ma il mister e buona parte del gruppo sono rimasti fedeli alla causa verdeblù e sono pronti per il campionato Allievi B. I nuovi sono Maccianti e Capitoni dalla vicina Oltrera; l'obiettivo quello di primeggiare nel torneo provinciale, e prepararsi ai futuri impegni. Rinnovata in maniera più profonda invece la squadra Giovanissimi regionali, affidata a Sergio Chiocchini, che 'scende' dagli Juniores. L'allestimento di questa formazione è stato complicato ma il risultato finale soddisfa Trevisan e il suo staff. I volti nuovi sono quelli di Bellini e Cipolla dal Forcoli, Guerrini dall'Oltrera, gli ex Pontedera B Nezaj e Leka, Ticciati dalle Colline Pisane e Simonini dalla Pro Livorno Sorgenti. Sarà infine Gianluca Cusato a guidare la formazione Giovanissimi B.
Lorenzo Martinelli