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    Roberto Paoli si rimette in gioco: ecco cosa mi ha convinto

Qualora servisse, Roberto Paoli lo ribadisce e sottolinea: un conto sono il cuore e gli affetti, un altro il percorso professionale. E poi non è detto che gli aspetti non finiscano col fondersi, a volte in maniera detonante, come è avvenuto nel suo caso. Paoli ha chiuso il suo ciclo trionfale all'Affrico, società verso la quale, vedremo, conserva un feeling fortissimo, e ne ha aperto uno nuovo alla Settignanese. Il modo in cui si è concretizzato, non è stato banale.

Direttore, partiamo dal raccordo fra i due ultimi capitoli: come si è concluso e cosa le lascia l'esperienza all'Affrico, e come si è concretizzato invece il passaggio alla Settignanese?

Dopo tre anni e mezzo, perché questo è il periodo di tempo esatto in cui sono stato all'Affrico,, ho ritenuto concluso il ciclo sportivo che era in corso. A livello affettivo però il rapporto con la società non finirà mai, sono cresciuto a 400 metri da lì, mio padre era un calciatore dell'Affrico, io ho dato e ricevuto tantissimo da questa società, fino al punto che in passato sono stato spessissimo identificato come un uomo dell'Affrico, anche quando ero impegnato con un'altra società, e ci tenevo a specificarlo. In poche parole sento l'Affrico come casa mia e dopo aver vinto tutto lì, non certo grazie a me soltanto ma fornendo comunque un contributo in quello che è a tutti gli effetti e i livelli un gioco di squadra, fa dopo la conquista dello scudetto, che è stato l'apice di un percorso che ci ha portato a vincere in ogni categoria a livello giovanile e di prima squadra, sarebbe stato assai semplice salutare tutti un anno fa esatto. Ma personalmente credo che non sia giusto agire così; l'Affrico conosceva le mie intenzioni, avevamo davanti un anno che sarebbe stato il più difficile, anche solo statisticamente parlando, se si parla di provare a ripetere quanto avevamo raggiunto. Anche se sarebbe stata la cosa più semplice, dicevo, non ho voluto lasciare da vincitore, ma sono rimasto per un'altra stagione.

Cosa è cambiato, però, ad annata in corso e negli ultimi mesi in particolare?

Lo scorso gennaio ho compiuto un mezzo passo indietro, avvicendandomi con Simone Petrini nella gestione della direzione sportiva. L'Affrico avrebbe voluto proseguire il percorso insieme, ma io ero fermo nella decisione di concludere la stagione e poi prendermi una pausa. Tanto che ho gentilmente declinato le proposte che avevo ricevuto nel frattempo, inclusa una particolarmente importante, che era arrivata da una società professionista. Il 29 giugno scorso però è arrivata la chiamata della Settignanese, e ho accettato di confrontarmi con loro; ho comunicato la mia intenzione all'Affrico e in un paio di giorni mi sono convinto a non fermarmi. Così, dal primo di luglio sono a Settignano, ma in tutta trasparenza il mio primo contatto con la Settignanese era avvenuto appena due giorni prima. Mi trasferisco vicino alla mia precedente società: questo è il calcio. Alla Settignanese dovevo andarci a giocare da bambino, e invece andai al Prato, nei professionisti; in rossonero dunque ci arrivo oggi, a 59 anni, con tanti stimoli e rinnovate motivazioni. Maurizio Romei è semplicemente la storia del calcio giovanile toscano, sono contentissimo di aver ricevuto la sua proposta.

Che società ha trovato al momento del suo arrivo?

Un club di livello altissimo, strutturato in modo funzionale e serio, con tante eccellenze al proprio interno, in primis a livello medico e fisioterapico, con una struttura da far invidia alle realtà del professionismo. L'impianto poi è semplicemente splendido, sia il campo in sintetico sia quello in erba, appena rifatto. Partendo quindi da questa organizzazione impeccabile, spero di portare il mio contributo nel tanto lavoro che ci sarà da svolgere sul campo.

Nel pochissimo tempo a disposizione fin qui, su cosa è intervenuto?

Non ho la presunzione di dire che posso aver già lasciato un segno, ho solo iniziato il mio lavoro dal primo di luglio, quando le squadre erano già quasi interamente fatte; finora sono intervenuto maggiormente sui Giovanissimi B 2011, lo richiedevano.

Quali sono gli obiettivi delle vostre squadre giovanili?

Centrare la salvezza nelle due élite, Allievi e Allievi B, e anche nei Giovanissimi regionali: realismo e onestà impongono di dire questo al momento. Il prossimo sarà un anno di transizione ma importantissimo, in cui darò tutto me stesso a livello di tempo e dedizione per costruire un percorso che serva per preparare al meglio gli anni successivi.

Filippo Fani e Luigi Petriccioni guideranno le vostre due squadre élite, Romei i Giovanissimi regionali: vi sentite pronti e competitivi per il compito che vi attende?

Sono fiducioso, e contentissimo di svolgere il mio compito al fianco di Leonardo Niccolini, con il quale ho un ottimo feeling. Quello della permanenza in categoria è l'obiettivo che ci dobbiamo dare, e al contempo lavorare per gettare le basi del prossimo futuro.

L.M.

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