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    I diritti non si prendono a calci

Sulle pagine dell'ultimo numero di Calciopiù, Antonio Benevento - allenatore del gruppo 2006 dell'Audace Galluzzo - racconta la sua lotta a fianco dei colleghi lavoratori della Gkn e della sua passione per il calcio. Ecco l'intervista completa.

Di lotta e di gioco. Lotta sana e genuina, per quei diritti e principi definiti non a caso inalienabili. E sano è ovviamente anche il gioco, il calcio che su queste colonne mettiamo sempre in rima con passione. Da un paio di mesi la quotidianità di Antonio Benevento vive attorno a questi due poli, e al fianco della dimensione sportiva, quel ruolo di allenatore svolto da anni con attaccamento viscerale e capace di regalargli vittorie e soddisfazioni, c'è la militanza a presidio di diritti che vengono calpestati. Il tecnico dell'Audace Galluzzo infatti è uno degli oltre quattrocento dipendenti della Gkn che lo scorso 9 luglio sono stati colpiti dalla selvaggia e improvvisa operazione di licenziamenti avviata dalla multinazionale britannica, che ha disposto la chiusura del proprio polo di Campi Bisenzio tramite una dinamica che giustamente ha ricevuto come replica l'attenzione e la solidarietà dell'opinione pubblica nazionale, essendo stata portata avanti con una modalità lesiva dei principali diritti conquistati dai lavoratori nel corso di decenni di lotte.

Mister, qual è da due mesi a questa parte la sua quotidianità?
Siamo in assemblea permanente, ventiquattro ore su ventiquattro sette giorni a settimana, fin dallo scorso 9 luglio, quando abbiamo appreso dei licenziamenti. Abbiamo ridefinito una nuova scansione di ogni giornata, dividendoci in turni organizzati per svolgere i numerosi compiti, a esempio quelli di guardia e presidio del perimetro dell'azienda, la necessaria manutenzione e pulizia dello stabilimento, fino all'organizzazione dei turni in cucina. La fabbrica è nelle stesse condizioni dell'ultimo giorno di lavoro, le stesse dell'8 luglio, pronta a ripartire in qualsiasi momento perché nel frattempo non abbiamo mai smesso di prendercene cura.

Come ha vissuto quella drammatica giornata in cui avete ricevuto la comunicazione del licenziamento, in una modalità che non può essere definita altrimenti che lesiva dei vostri diritti?
Quando ho ricevuto sul telefono il primo messaggio di un collega che informava il gruppo del fatto che l'azienda aveva comunicato i licenziamenti lì per lì ho pensato a uno scherzo. Nei minuti successivi però sono arrivate le prime conferme, ero sbalordito e ancora incredulo ma mi sono precipitato a lavoro e ho trovato un gruppetto di una quindicina di colleghi davanti al cancello. La fabbrica era vuota, ma in portineria vedevamo delle persone che ci hanno impedito l'accesso. Erano bodyguard, con una dotazione completa di taser e tirapugni. Sono stati momenti drammatici, risolti dall'arrivo tempestivo del sindaco e delle forze dell'ordine; dopo una mediazione abbiamo ottenuto l'allontanamento di quelle persone e siamo entrati in azienda, dando vita all'assemblea permanente e alle tante iniziative che portiamo avanti ogni giorno da due mesi.

Non avevate intercettato nessun segnale negativo prima di quel giorno?
Si parlava di qualche esubero, ma erano voci nel contesto generale di un'azienda inserita in un mondo del lavoro globalizzato che la pandemia ha messo in ginocchio in quasi tutti i settori. Siamo rimasti sbalorditi e sorpresi della decisione, presa approfittando di un giorno di ferie, e nonostante nell'ultimo anno e mezzo l'azienda avesse investito su dei nuovi macchinari molto costosi, uno dei quali era appena arrivato all'interno dello stabilimento ed era in fase di installazione in quei giorni. Sembra un comportamento contro ogni logica, ma i licenziamenti non sono stati decisi il giorno prima: è stata un'operazione studiata da tempo, sfruttando il termine del blocco dei licenziamenti.

Non è che il problema, in fondo, è quello di difendere dei diritti che in Italia sono stati ottenuti con anni di lotte sindacali che oggi però non trovano rispetto né aderenza ai principi, alle logiche, alle strategie e alle filosofie aziendali di multinazionali come la Gkn?
Dobbiamo toglierci dalla testa l'idea della multinazionale cattiva e dei fondi di investimento dalle logiche ciniche e spietate, o meglio: è così, lo sappiamo. Il vero problema a mio avviso sono le leggi italiane che permettono loro di fare tutto questo, di adottare comportamenti come quello che stiamo vivendo e subendo alla Gkn. Da una multinazionale non possiamo aspettarci filosofie aziendali virtuose nei confronti dei lavoratori, quello che dobbiamo pretendere da chi di dovere è una tutela maggiore.

Nel momento in cui è scoppiato il caso le istituzioni, a vario titolo e livello, hanno dato sostegno alla vostra protesta: un appoggio e un presidio che doveva arrivare prima?
La Regione è sempre stata messa al corrente di quello che faceva l'azienda ma quest'ultima le ha sempre negato una risposta agli interrogativi sui suoi piani futuri. Facile dire che prima del 9 luglio le istituzioni non sono state sufficientemente vigili, dopo quella data sotto il profilo della solidarietà invece l'appoggio non è mai mancato. La persona che forse si è spesa più di tutti è il sindaco di Campi Bisenzio Emiliano Fossi, che si è messo subito in prima linea e non ha mai compiuto un passo indietro fino a ora. Ma in assoluto la cosa più emozionante e incoraggiante è stata la vicinanza del territorio, di persone di ogni età ed estrazione sociale, in molti hanno fornito un sostegno concreto. A livello politico e sindacale le attestazioni di solidarietà sono arrivate un po' da tutti, ma qualcuno ha anche approfittato per fare una passerella. Purtroppo oltre quattrocento lavoratori stanno aspettando risposte e fatti.

Qual è lo scenario del prossimo futuro che attende lei e i suoi colleghi?
Viviamo giorno dopo giorno, seguendo gli sviluppi della vicenda sui tavoli sindacali e portando avanti quotidianamente iniziative qui e in tutta Italia, ci stiamo spendendo molto per diffondere e testimoniare quello che stiamo vivendo anche fuori dalla Toscana. Il prossimo appuntamento in agenda di un certo rilievo sarà la manifestazione nazionale che si terrà a Firenze il prossimo 18 settembre, spero che il territorio risponda ancora una volta presente al nostro fianco, sarà un evento importante perché dopo vent'anni, dal Social Forum, saranno di nuovo concessi i viali di circonvallazione per il percorso di una manifestazione. In questi giorni il dibattito pubblico e politico si sta concentrando su altri argomenti come il green pass, che è più che legittimo e comprensibile, ma al di là del nostro caso specifico il tema e il problema del lavoro è stato messo da parte dall'attenzione dei media, e purtroppo temo che fra pochissimo scoppierà una bomba come la nostra in altre parti d'Italia.

Meno male, almeno per lei, che c'è il calcio. Non occorrerebbe specificarlo ma lo facciamo, stiamo parlando del calcio con l'iniziale maiuscola per Calciopiù, quello giovanile.
È proprio vero. Ho mantenuto la guida del gruppo dei 2006, dopo che lo scorso anno abbiamo potuto lavorare come tutti in modo parziale e limitato. Voglio ringraziare in modo particolare la società Audace Galluzzo, che mi è stata vicina e mi ha offerto la possibilità di aumentare il mio impegno al campo durante la settimana. È una squadra unita, con ragazzi seri e di qualità dal punto di vista tecnico, prenderemo parte al girone di Merito di Firenze e ci teniamo a far bene, a centrare la massima espressione delle nostre potenzialità. Il girone di Merito è un campionato cui tengo particolarmente, dopo la doppietta centrata con i 2002, campionato e Coppa Cerbai, alla quale ancora oggi ripenso con grande soddisfazione.

Che cosa rappresenta allora il calcio per lei, da sempre ma a maggior ragione in questo periodo?
È un'oasi all'interno di giornate davvero complicate, uno spazio di distrazione che mi connette con una passione che ho da sempre verso questo sport. Cerco di trasportare all'interno del tempo che passo con i ragazzi in campo i valori le esperienze del periodo che sto attraversando. Voglio trasmettere l'importanza di avere uno spirito che porta a non mollare mai, di riconoscere il valore della coesione, della cooperazione: senza ovviamente trascendere. I principi che ho imparato a conoscere in prima persona in questi mesi possono essere uno strumento utile da consegnare ai ragazzi che ho la fortuna di vedere il pomeriggio al campo sportivo.
Lorenzo Martinelli