Per replicare una stagione incantata non basta lo scudetto cucito sulla maglia; non basta se si commettono errori ingenui in marcatura, se si sbagliano le scelte tecniche e soprattutto se nel momento cruciale si manca di carattere. Il 2-2 ottenuto all'esordio sul campo dell'Oltrera è più di un mezzo passo falso per l'Affrico campione di categoria in carica: se vuole vincere di nuovo, o perlomeno arrivarci vicino, non può farsi rimontare due reti nell'ultimo quarto di gara. Soprattutto, non può farlo se gli episodi erano in qualche modo riusciti a premiarlo: al 10', dopo nove minuti di palleggio avversario a ridosso della propria area, potrebbe passare in vantaggio l'Oltrera, favorita dall'errore di Vaggioli che in fase d'impostazione qualche passo oltre la mediana pensa bene di coinvolgere Lombardi; peccato che sulla trequarti ci sia Filippo Martini, che s'era attardato dopo aver subito un colpo e che sfrutta l'involontaria verticalizzazione per puntare la porta. Da lì accade quel che accade perlopiù: dribbling sull'uscita del portiere, fallo, rigore. Ma Niccolò Lombardi, preferito a Cosi dopo un ballottaggio durato tutta l'estate e che in realtà dell'intera vicenda ha meno colpa di tutti, si riscatta immediatamente proteggendo la porta sul tiro di Tani: l'Affrico si salva, e può ricominciare a manovrare. Nella mezz'ora che segue in pedana arriva facilmente, ma senza la cattiveria necessaria per passare in vantaggio: per portare lo 0-0 alla pausa l'Oltrera non ha bisogno neppure di una parata di Francesco Baldini, che né Giugliano (invece di colpire di testa dall'area di porta, cerca un improbabile aggancio volante) né Ala, che in zona dischetto perde un tempo di gioco anziché calciare di prima, riescono a sollecitare. Di tanta gentilezza Sozzi non può essere contento: l'intervallo gli serve per spiegare perché, e per ricordare agli attaccanti di che cosa c'è bisogno in area di rigore. Al rientro sembra quasi che abbia pronunciato una formula magica: la temporanea metamorfosi dell'Affrico si concretizza in una buona manovra sulla catena di sinistra, dove Bahry dialoga con Vaggioli che rasoterra cerca l'area; lì c'è Lika, che fingendo di andare incontro al pallone si libera della marcatura e così crea lo spazio per calciarlo nello specchio. È lo 0-1, cui dopo neppure tre minuti segue il raddoppio: lo favorisce un'incomprensione tra i centrali e Francesco Baldini su una rifinitura inizialmente sbagliata, che con un pallonetto di testa Giugliano trasforma nel raddoppio. Sullo 0-2 la partita sembra finita; ma l'Oltrera sa che in casa deve costruire la propria salvezza; e anche se l'esito è negativo (sbagliata l'esecuzione dal lato sinistro dell'area) il tiro di Tani, sostituito di lì a poco, suggerisce che ancora qualcosa deve accadere. E puntuale l'episodio si verifica: un crampo improvviso tradisce Iania nel tentativo di retropassaggio a Lombardi; come nel primo tempo diventa un assist per le punte dell'Oltrera, stavolta Di Donfrancesco che in diagonale spedisce il pallone sul palo lontano. Inizia qui una fase che a un occhio minimamente esperto è ovvio che si chiuda col pareggio: lo segna Sorbara che mangia la difesa dell'Affrico, troppo statica, e in terzo tempo gira sul secondo palo la punizione di Leotta. Trovato così il 2-2, nel finale l'Oltrera cerca addirittura di portarsi in area per completare la rimonta: il pallone buono capita a Nieddu, ostacolato forse fallosamente nel momento di calciare a rete; che abbia considerato il contatto non punibile o, meno correttamente, abbia concesso un improbabile vantaggio, Giacomelli non fischia il rigore. Sarebbe stato il secondo, punizione eccessiva per l'Affrico che però deve capire alla svelta che cosa deve fare, e che cosa non fare, se vuole confermarsi protagonista assoluto. Domenica c'è il Tau (e Corri la vita, occhio alla viabilità): per batterlo ci vorrà tutt'altro carattere.
Esordio perfetto. Nella giornata in cui tante delle rivali, o presunte tali, steccano, la Cattolica Virtus non sbaglia: le reti di Mori e Bonanni costringono lo Sporting Cecina a uscire sconfitto 2-0. È una partita vivace ed equilibrata quella che va in scena al San Michele, vinta meritatamente dalla Cattolica Virtus che s'è dimostrata più cinica rispetto agli avversari. A partire più forte però è lo Sporting Cecina: dopo appena sei minuti dopo una percussione sulla sinistra Dragone costringe Pinzani al primo intervento. La risposta della Cattolica non si fa attendere: al 12' Selvi entra in area e dopo un rimpallo fortunato con Bendinelli trova il gol del possibile vantaggio; ma Bulletti annulla per un fallo di mano nel controllo. Nonostante l'episodio sfavorevole, la Cattolica Virtus continua a spingere e al 20' costruisce la più grande occasione del primo tempo: sporcato dalla difesa ospite, il cross di Selvi arriva a Pinheiro, che di testa colpisce il palo. La Cattolica ci riprova dieci minuti più tardi, quando Selvi libera in area Mori la cui conclusione viene deviata in angolo da un grande intervento di Bendinelli. Nel primo tempo dunque le due compagini non riescono a trovare la via del gol: si va all'intervallo a reti inviolate. Il secondo tempo lo approccia meglio la Cattolica, che al 58' trova la rete del vantaggio: Mori recupera il pallone sulla trequarti ospite e dopo un pregevole uno-due con Sciulli fa partire una splendida conclusione che si insacca a fil di palo. Per tentare di riequilibrare il punteggio lo Sporting Cecina si affida all'ispirato Dragone, pericoloso a più riprese prima con una bella conclusione da fuori area che finisce di poco alta, poi con una splendida punizione che costringe Pinzani a un miracolo. Ma a segnare di nuovo è la Cattolica, che all'84' sfrutta i nuovi innesti per chiudere la partita: con un cross perfetto dalla trequarti Agnorelli pesca in area Bonanni, che di testa supera Bendinelli e fa 2-0. Sotto di due reti, lo Sporting Cecina si spinge in avanti alla disperata ricerca del gol e lo sfiora nel recupero col neoentrato Yasser Dardar, ma la sua conclusione di testa finisce fuori di un soffio. La Cattolica dunque vince e mantiene la porta inviolata: inizio migliore non avrebbe potuto esserci. Calciatoripiù: Sciulli abbina qualità e sostanza, Mori stappa la partita con un gol di pregevole fattura, Selvi (Cattolica Virtus) è il più creativo lì davanti; Manetti è abile in entrambe le fasi, Dragone (Sporting Cecina) il migliore dei suoi.
Se già alla prima giornata s'incominciano a contare i rimpianti si va poco lontano. Dopo l'1-1 col Seravezza dunque il Venturina guarda avanti, già concentrato sull'esordio casalingo contro la Cattolica Virtus; ma è comprensibile che per la mancata vittoria rimanga male, perché era passato in vantaggio per primo e soprattutto perché subito prima del rigore (netto) del pari ha visto spezzarsi sulla traversa il tiro del possibile raddoppio. Non è l'unico legno che gli nega la rete: ne era arrivato uno anche in avvio, 0-0 il parziale, a vanificare l'iniziativa di Berardone; e sulla ribattuta la difesa mura il tentativo di Bicocchi Pichi a colpo sicuro. Ma una volta oltrepassata la mezz'ora il Venturina passa: Biancardi respinge corta una punizione di Bicocchi; Bicocchi Pichi s'impossessa del pallone e lo spinge in porta. In vantaggio all'intervallo, il Venturina sembra in totale controllo della partita che però gira su un doppio episodio all'ora di gioco: dal limite Bicocchi Pichi colpisce la traversa; e sulla ripartenza Giannelli, che poi lo segnerà, conquista un rigore mandando fuori tempo Paolini con una sterzata secca in mezzo all'area. D'un tratto e senza troppi demeriti il Venturina vede svanire il proprio vantaggio; e pur senza rischiare la rimonta nei dieci minuti che seguono fatica a ritrovare il ritmo e le misure. Bucciantini deve attendere il quarto d'ora finale per vedere il Venturina tornare all'attacco: nello sviluppo della manovra incidono le sue intuizioni, visto che unita alla classe di Bicocchi Pichi la freschezza di Sottile e Nardi alimenta un paio di ripartenze; ma concluderle meglio sarebbe stato più utile. Ed esponendosi il Venturina inevitabilmente rischia: in un paio di circostanze Giannelli avrebbe potuto raddoppiare e regalare ai suoi tre punti pesantissimi in ottica salvezza; ma di perdere il Venturina non avrebbe meritato. Calciatoripiù : nella ripresa Giannelli crea una serie di insidie crescenti per la difesa avversaria; ma i migliori del Seravezza sono Manfredi e soprattutto Rolla , granitici al centro della difesa nel momento in cui stanchissimo il resto della squadra faticava a rientrare; ci volevano loro per neutralizzare le intuizioni di Berardone e le giocate di Bicocchi Pichi , l'anima del Venturina qualunque sia la sua posizione sul terreno di gioco.
Era forte l'anno scorso, l'unico a riuscire a battere il Tau dei record; è fortissimo quest'anno, perché anche se ha perso Di Cara e Uruci ha guadagnato Valencetti, e può contare su un attacco formidabile e su una panchina profonda e ben governata: tra gli allenatori giovani Bernocchi è il più intrigante. Era molta l'attesa per lo Scandicci, il migliore dell'ultimo quinquennio; all'attesa risponde a modo suo, battendo l'Aquila Montevarchi (occhio, l'impianto è ottimo; e non è male neppure la panchina, in cui inizialmente trova spazio il talentuoso Bartolini) con una rete alla fine del primo tempo e una allo scadere, alla quale segue immediato il punto dell'1-2 finale. Ma anche se bisogna attenderlo un bel po', del vantaggio lo Scandicci crea i presupposti già in avvio: si rendono subito pericolosi sia Carone (tiro a lato dall'interno dell'area di porta sugli sviluppi di un calcio d'angolo) sia soprattutto Valencetti, che al 10' costringe Lapi a deviare sulla traversa un pallone violento. Il duello si ripete a metà frazione, e anche se diverso per dinamica l'esito è lo stesso: niente rete, di poco a lato il pallonetto. Per il vantaggio occorre dunque attendere la quarta occasione pulita, costruita da Mascalchi che avanza sulla trequarti destra e invita Barattucci a calciare da ventidue-ventitré metri: è il tiro del vantaggio, favorito anche da un rimbalzo sottoporta che fa acquisire velocità al pallone e lo spinge nell'angolo più lontano beffando Lapi. Lo 0-1 accende la partita, che nella ripresa si fa spettacolare: l'Aquila Montevarchi sfiora il pari con Pacifico, che raccoglie il tiro di Marchini rimpallato dalla difesa ma non riesce a centrare la porta, e soprattutto con Bartolini vicinissimo alla traversa. Comprensibilissima, la scelta di attaccare quasi a pieno organico costringe però l'Aquila Montevarchi a concedere qualche ripartenza allo Scandicci; ma non le sfruttano né Santini, che di lì a poco ci prova anche con una girata dal limite dell'area (para bene Lapi), né Bucciardini, inspiegabilmente poco cattivi in posizione di sparo. Per lo 0-2 occorre dunque attendere un pallone inattivo, che dalla trequarti Andreucci crossa sul secondo palo: deciso a tener viva un'azione apparentemente spenta, Montini stacca di testa a gioca di sponda per Santini che al terzo tentativo trova finalmente la porta. Ma sulla ripresa del gioco l'Aquila Montevarchi dimezza subito lo scarto: Pacifico, in posizione sospetta, devia il tiro di Galeota dalla distanza e manda fuori tempo Hancu, che aveva letto la prima traiettoria. Più che male però allo Scandicci l'1-2 fa solo rabbia, passione scatenata di nuovo anche da un'altra decisione di Calvani: braccio su, annullata la rete di Bucciardini che aveva accompagnato in porta il tiro di Barattucci respinto dal portiere. Ma al fischio che punendo il fuorigioco sancisce la mancata convalida ne seguono subito gli ultimi tre: lo Scandicci esulta come se la rete fosse buona, perché vince e prova a candidarsi a un obiettivo che ancora non si può dire, tra qualche mese chissà. Calciatoripiù : oltre che in panchina (quindici mesi fa la dirigenza puntò decisa su Bernocchi, appena retrocesso con la Zenith Prato dopo uno spareggio sfortunatissimo contro la Fortis Juventus: scelta lungimirantissima), una squadra vincente si costruisce a partire da una difesa solida. Lo Scandicci è messo magnificamente: a giro si vedono poche coppie assortite bene come quella composta da Villoresi e Andreucci . Se ci s'aggiungono la qualità sbalorditiva di Barattucci (come poté l'Affrico rinunciarci?) e il fiuto di Santini , che entrando dalla panchina s'incarica di far salire la squadra nel momento più difficile e da centravanti segna la rete del raddoppio, si capisce come mai ogni sogno sia legittimo.
Di questa categoria sono habitué; ma in quella sotto l'anno scorso sono retrocessi entrambi. Dunque si capisce perché, per quanto rinnovati (anche in panchina: su una è tornato Marco Maffei, che tante gioie ha regalato; sull'altra è arrivato Max Benfari, alla ricerca di nuove sfide dopo la lunga esperienza all'Affrico), sia il Capezzano sia la Lastrigiana si facciano andar bene l'1-1 che consegna a entrambe il primo punto stagionale. È vero che il risultato si sblocca dopo appena cinque minuti, e dunque che la partita avrebbe potuto prendere una direzione ben precisa; ma il vantaggio del Capezzano in realtà lo confeziona interamente la Lastrigiana, visto che Niccolò Pepe battezza nel peggior modo possibile l'esordio con la nuova maglia facendosi passare sotto la suola il retropassaggio di Gomma. L'episodio rischia d'essere un'ipoteca pesante, tanto più che il Capezzano crea quasi immediatamente l'occasione per il raddoppio; ma Farina, pescato sul secondo palo dal traversone di Ouadjaout, anziché appoggiare in porta con l'interno mancino opta per la conclusione potente con l'esterno destro e manda il pallone a lato. Per la reazione della Lastrigiana occorre attendere che passi l'intervallo, e che per la sua pressione finalmente crescente il Capezzano abbassi il baricentro e smetta di giocare come voleva; quasi matematico, il pareggio è l'esito giusto: lo segna Manescalchi, che raccoglie la punizione di Semeraro respinta dal palo e appoggia in rete. È sui calci da fermo che il Capezzano fa maggior fatica, e che la Lastrigiana sfiora la rimonta: la seconda volta dal limite calcia Sollazzi, cui s'oppone Pensabene con un intervento non banale; e, anche se la traiettoria non è angolatissima, non lo è nemmeno quello con cui respinge il tiro di Mannini favorito da un paio di rimpalli in area. A chiudere all'attacco è però il Capezzano, che dopo una lunga fase in cui resta contratto riesce nuovamente a trovare ampiezza e profondità: potrebbe approfittarne Della Bona, che spacca a metà la difesa e si porta in una posizione perfetta per ferire; ma il suo tiro troppo centrale favorisce Niccolò Pepe, che in qualche modo riscatta l'incertezza in avvio. Nessuno dunque riesce a scalfire l'1-1; e pesati gli episodi e l'andamento della partita, divisa perfettamente a metà, nessuno può recriminare davvero. Calciatoripiù : è difficile sfondare una difesa retta da una coppia centrale di livello come quella costituita da Benedetti e Satini (Capezzano).
Chi vince ha ragione, perché ha ragione chi segna; e dunque ha ragione il Csl Prato Social Club, che bagna la prima negli Allievi d'élite con una vittoria netta sulla Floria. Il risultato finale racconta solo in parte l'andamento di una partita più equilibrata di quanto si possa immaginare; ma le tre reti a zero identificano la distanza tra chi è stato bravo a capitalizzare le occasioni create e chi ha fatto bene, a tratti molto bene, nei primi settanta metri ma una volta avvicinatosi all'area non è riuscito a pungere. Non soltanto per colpa propria: nel primo quarto di gara la Floria potrebbe passare col tiro di Morales Holguin servito al limite dalla percussione laterale di Matteo Rossi; ma la traversa ha opinioni differenti. Più letale è invece il Csl Prato Social, in vantaggio alla prima occasione: la crea Mazzola, che in posizione d'ala sinistra cerca sull'altro fronte Mema perfetto nel diagonale sul secondo palo. La Floria replica con un affondo di Migliorini, molto bravo nella progressione e molto meno nell'esecuzione (tiro fuori dallo specchio spalancato), e con una punizione di Botticelli che potrebbe valere il pari; ma, e la chiamata è giusta, Rosi la pensa diversamente: è punibile la posizione di Lenzi, in fuorigioco sulla linea di visione di Ciolfi. Si va dunque alla pausa col Csl Prato Social avanti 1-0, vantaggio che la Floria prova di nuovo a smontare in avvio di ripresa; la mira però resta quella del primo tempo: neppure stavolta Matteo Rossi, che era rientrato in dribbling e che aveva calciato a colpo sicuro, trova la porta. Hanno invece un'efficacia opposta gli attacchi del Csl Prato Social, che al 52' fa due su due: segna di nuovo Mema, stavolta con un tiro non angolato ma potentissimo, di nuovo su un'iniziativa di Mazzola, stavolta una conduzione personale dopo un recupero alto sulla trequarti. E neppure al terzo tentativo la percentuale realizzativa del Csl Prato Social s'abbassa: sfruttando sia il filtrante che Cuzzavaglio disegna con l'esterno sia l'uscita indecisa di Prelashi, che parte tardi e arriva timido e si fa anticipare e si lascia passare il pallone sotto le gambe, Gabriele Gori porta il punteggio sul 3-0. La salita si fa sempre più ripida, ma la Floria non s'arrende; e forse la partita potrebbe riaprirsi se Rosi, che stavolta valuta male, convalidasse il colpo di testa vincente di Marini partito in posizione regolare sulla punizione di Botticelli. È segno che la porta del Csl Prato Social non è destinata a crollare; nel finale lo ribadisce Ciolfi che, dopo essersi esaltato in mischia su Lenzi, replica con una doppia parata sulla punizione di Marini e sul successivo colpo di testa di Fiorini a colpo sicuro. Il Csl Prato Social dunque vince bene, e senza subire reti; ma per la Floria non è tutto brutto: di occasioni ne ha costruite in quantità; nel momento in cui impara, o si ricorda, come si fa a segnare i punti arriveranno di sicuro. Calciatoripiù: Ciolfi blinda il successo creato dalla doppietta di Mema e dalle giocate di Cuzzavaglio (Csl Prato Social Club), straordinario play-maker davanti alla difesa.
Ci ha messo meno di Sandra Bullock. Lei per innamorarsi di Hugh Grant ebbe bisogno di due settimane; alla Sestese basta poco più di un'ora per capire che senza Ruggiero la sua vita non ha senso, e che con un centravanti così nessun traguardo è vietato. Ma nessuna storia d'amore inizia di slancio: per riconoscersi affini c'è bisogno di girarsi intorno per un po'; quel tempo, un'ora scarsa, Ruggiero lo impiega per sbagliare almeno tre occasioni mastodontiche; e la Sestese per chiedersi se la scelta di legarsi a lui sia stata quella giusta. Non è una domanda banale: perché l'Atletico Lucca, che nella ripresa scoppia fisicamente e che uscirà sconfitto 6-1, era passato in vantaggio alla prima azione offensiva; e fino all'1-1 di Andrea Ferro, talento purissimo, la Sestese era stata costretta a impiegare quasi tutto il primo tempo per rimontare uno svantaggio inatteso. Non è granché infatti la copertura di Barlumi sulla verticalizzazione di Lazzareschi; e dunque quando il 4' non s'è ancora concluso Dhana ha modo di scendere sulla corsia sinistra, affondare in area, convergere, spostarsi il pallone sul mancino e infilarlo rasoterra sul primo palo prendendo Xillo in controtempo. Quattro minuti più tardi la Sestese rischia su un'azione simile: stavolta è Raglianti, ottimo da mezzala sinistra finché ha fiato, a cercare la profondità dal medesimo settore; stavolta però Dhana deve calciare in corsa con meno angolo a disposizione, e il pallone colpito dal suo mancino accarezza la rete della parte sbagliata. Solo all'11' la Sestese abbozza una reazione, vanificata dal primo errore di Ruggiero che sul servizio di Bonezzi a rimorchio apre l'interno destro a colpo sicuro e ciabatta malissimo. Il mancato pari ingigantisce i problemi della Sestese, costretta a sfoderare un palleggio insistito cui l'Atletico Lucca risponde con una difesa compatta e la ricerca immediata della verticalizzazione una volta recuperato il possesso: dopo Lazzareschi e Raglianti, l'ideatore della terza è Bonelli che si sgancia dalla retroguardia, avanza per una trentina di metri mentre la mediana avversaria arretra, poi imbuca per Sica scattato con una scelta di tempo perfetta; la Sestese si salva grazie all'intelligenza tattica di Xillo, che avendo compreso che cosa stesse per succedere era già avanzato d'un paio di passi, e così rende il filtrante lungo d'un palmo. Situazioni di questo tipo la Sestese decide di concederle; né può fare diversamente considerati lo svantaggio e l'atteggiamento tattico dell'Atletico Lucca, che satura tutti gli spazi e non si vergogna di difendere in area. La consapevolezza del risultato finale potrebbe farlo sembrare assurdo, ma a lungo la Sestese si scervella per capire quale sia la zona migliore in cui trovare un pertugio: al 19', chiamato ad avanzare dall'apertura rasoterra di Cesarano, Giannone opta per il tiro dalla distanza e arma il mancino, potentissimo ma alto di una porta. La seconda vera occasione per il pari capita però, di nuovo, sul destro di Ruggiero, che la fallisce per la seconda volta: lo serve Pomponio che a destra si libera di Bonaventura (c'era fallo) e di Bonelli, e poi al limite gli appoggia un pallone incantevole sparacchiato sull'uscita di Giulianetti (20'). Più vicino, anche se più lontano dallo specchio, ci va alla mezz'ora, quando controlla un rilancio di Giannone verso il fronte sinistro dell'area, s'accentra nonostante la marcatura di Gianmarco Sarti e cerca il secondo palo con un violento destro a girare, a lato di pochissimo: nonostante il tuffo plastico Giulianetti non ci sarebbe mai arrivato. Arriva bene invece sul diagonale rasoterra di Barlumi, che dall'interno dell'area calcia col destro dopo che, Bonezzi mediatore, Giannone gli aveva recapitato il pallone da sinistra: parata a terra. È l'ennesimo segnale dell'intensità cui è arrivata la pressione della Sestese che al 38' ci riprova con una punizione di Mateiu, gran mancino, dalla trequarti sinistra (fallo di Stefani su Cesarano): stavolta Ruggiero non ha colpe, perché anticipandolo involontariamente Bartolomei gli toglie dalla testa un pallone preziosissimo. Ma la Sestese non ha neanche il tempo di rammaricarsi: Ruggiero, che dopo il rodaggio (forse ne sentiva il peso?) con la nuova maglia sta finalmente sentendo feeling, riesce a filtrare in area da sinistra, a reggere il fondo scartando Gianmarco Sarti e a cercare l'inserimento delle mezzali a rimorchio; sporcato da Alberto Tognetti, il pallone scivola al limite dell'area; per l'Atletico Lucca è una sfortuna enorme, perché quella è la zolla di Andrea Ferro che lo calamita e accentratosi sul destro lo schianta accanto al palo lontano, finalmente dalla parte giusta (39'). La rimonta potrebbe completarsi già allo scadere; ma, solo davanti a Giulianetti sul rinvio di Xillo letto male da Bonelli, Ruggiero completa il tris di bovi optando per il pallonetto anziché per la potenza: con l'ennesimo tiro fuori dallo specchio va in archivio il primo tempo. Neppure la pausa (lunga, lunghissima, più di un quarto d'ora: bisognerebbe almeno starci dentro; ma non è l'unico elemento a denotare la timidezza di Bo, che col tempo non va granché d'accordo: il recupero, che è la risposta alla domanda «quanto si gioca ancora?», deve segnalarlo chiaramente; in Serie A ci sono il quarto ufficiale e la lavagna elettronica, qui bisogna arrangiarsi) è utile all'Atletico Lucca per spezzare la pressione della Sestese: si riparte sugli stessi ritmi, a suonare la medesima melodia. L'episodio del 48', che segnala fatiche evidenti in marcatura sui calci piazzati (fallo di Raglianti, già stanco, su Cesarano nella porzione destra della trequarti: sul traversone del solito Andrea Ferro, destro educatissimo, Scarlini stacca in anticipo sulla difesa senza però trovare lo specchio), non è altro che l'anteprima di ciò che accade negli otto minuti successivi. Al 54' si rompe l'incantesimo, o forse qualcuno ne pronuncia un altro, verosimilmente con un filtro d'amore in mano: Ruggiero stacca sull'angolo che il mancino di Mateiu, ex Margine come lui, crossa a uscire da destra; e dal secondo palo spinge il pallone in porta. Cento secondi più tardi la partita dell'Atletico Lucca finisce: nonostante un paio di interventi sporchi, nessuno riesce ad allontanare la punizione che Andrea Ferro calcia in area dalla destra; la serie di rimpalli premia Scarlini, che riceve sul lato corto dell'area di porta e da lì calcia col destro schiantando il pallone sul palo lontano. Scivolato dal pari al 3-1 in cento secondi o già di lì, la spia della riserva già bella lampeggiante e nessun distributore in vista, l'Atletico Lucca non riesce più a opporsi al palleggio della Sestese, che tra il 62' e il 68' sfiora due volte la quarta segnatura: la mancano prima Pomponio sull'ennesimo filtrante di Andrea Ferro (ottimo il dribbling su Bonaventura per crearsi lo spazio per tirare, decisivo Giulianetti in uscita) e poi Gusciglio, subentrato a Bonezzi nel 4-1-3-2 in cui Marco Ferro trasforma il 4-3-3 di partenza (Pellegrini aveva rilevato Cesarano davanti alla difesa; lo stesso aveva fatto Biscardi, neomezzala destra, con Andrea Ferro): la scivolata di Lazzareschi gli impedisce d'accompagnare in porta il traversone radente di Ruggiero sceso a sinistra per la milionesima volta. Tocca dunque a lui, di nuovo, farsi carico del compito di segnare; e dunque alimentare quell'amore che un quarto d'ora prima ci s'era accorti che stava sbocciando. Il 4-1 ne evidenzia tutte le doti che un centravanti deve avere, e di cui è dotato al massimo livello: sa proporsi nello spazio chiedendo il triangolo; sa controllare il pallone, servitogli da Giannone tra petto e spalla; sa infilarsi tra terzino e centrale; sa come puntare la porta nel minor tempo possibile; sa come trovarla, stavolta con un destro potente quasi rasoterra sul palo lontano. Per l'annuncio ufficiale della storia d'amore basta attendere l'83' e la scivolata fallosa di Gianmarco Sarti, che questa relazione avrebbe potuto boicottare e che invece facilita, dopo il dribbling su Bonelli: Bo, che non ha diretto granché ma che l'episodio (facile) lo legge bene, lo punisce col rigore, che Bartolomei trasforma nel 5-1. Ma allo scadere mancano ancora sette minuti, e alla fine undici (ma lo si scoprirà solo a recupero esaurito: male); la Sestese riesce ancora a costruire tre occasioni, sprecare le prime due (Giulianetti s'oppone a Gusciglio, che con la rete continua a non avere grande confidenza; Bonaventura sporca in angolo la scivolata di Prota, subentrato a Barlumi) e trasformare la terza: lo fa Pomponio, che capitalizza il filtrante di Gusciglio (e se invece fosse un rifinitore?) con il rasoterra vincente sull'uscita di Giulianetti. Finisce dunque in tripudio la prima di Marco Ferro su questa panchina; e, si vedrà se incantata come nei film o solida come le convivenze (un tempo si sarebbe detto i matrimoni, istituzioni superate), inizia una nuova storia d'amore tra un centravanti che aveva bisogno d'una squadra che lo facesse grande e una squadra che per esser grande aveva bisogno d'un centravanti. Calciatoripiù : abbinata alla concretezza di Raglianti la rete di Dhana , che fino all'uscita obbligata consente ai suoi di giocare in profondità, aveva illuso l'Atletico Lucca. Ma non possono bastare l'1-0 e quaranta minuti discreti, soprattutto dietro, per aver ragione di una squadra che in mediana può alternare Cesarano e Pellegrini senza differenze apparenti, e che davanti può contare su una coppia stratosferica come quella composta da Andrea Ferro , che segna una rete strabiliante nel momento più complicato, e Ruggiero (Sestese), doppietta e rigore conquistato per far sbocciare un nuovo amore.
Si vedrà solo alla fine se è un mezzo falso o un punto pesante in rimonta contro una squadra che darà noia a molte; per adesso si può dire soltanto che è giusto il pari finale (1-1) tra il Tau Altopascio, che fa la partita, e il Forte dei Marmi, ben organizzato da Mosti e nonostante l'inferiorità numerica (espulso Sermattei al 53') capace di passare in vantaggio al 71' col rigore di Di Sacco, anche se dopo la rete di Rotolo rischia di subire il sorpasso. È proprio il Forte dei Marmi a creare la prima occasione dopo nove minuti senza annotazioni: la costruisce da sinistra Gatti, che cerca Benedetti in area; il suo cross dal fondo innesca Cecchini, che non segna né al primo tentativo (Piagentini para il primo colpo di testa), né al secondo, ribattuta a lato. Perché il Tau s'affacci in avanti occorre attendere il quarto d'ora e il lancio di Vas a sinistra: servito in verticale, Bianchi rientra sul piede preferito ed effettua un traversone teso che però la difesa respinge senza troppi affanni. Finisce allo stesso modo l'azione successiva, avviata dal recupero di Benedetti intorno ai venti metri: una volta entrato in area doveva tirare; invece opta per il passaggio per Bianchi, e la difesa allontana. Il Tau comunque sta crescendo, e a al 22' calcia pericolosamente per la prima volta: Giuntoli conclude sulla sponda di Mei chiamato in causa dalla rimessa laterale di Vaselli; ma Del Moretto blocca in due tempi. Sicura anche la sua uscita quattro minuti più tardi: in questo modo riesce ad anticipare Borracchini servito in area da Giuntoli che aveva vinto un contrasto sulla destra. Per rompere la solida difesa del Forte dei Marmi il Tau cerca allora di affidarsi ai calci da fermo: al 35' Casini può contare su una punizione dal limite da posizione centrale, ma alza troppo la mira e non centra lo specchio. Meglio va da rifinitore sulla discesa di Vaselli; ma calciano sul fondo sia Mocanu (39') sia Giuntoli, col mancino (41'). È dunque inevitabile che la prima frazione finisca 0-0. Ma del pari il Forte dei Marmi non dà l'impressione di accontentarsi: già alla prima azione della ripresa si rende pericoloso Di Sacco, che recupera il pallone sulla trequarti e calcia una volta arrivato al limite, sfiorando l'incrocio dei pali. A fare la partita però è, comprensibilmente, il Tau: Borracchini riceve sulla trequarti e lancia al limite Casini, che si libera di un difensore e si presenta davanti a Del Moretto; ma da una posizione perfetta riesce soltanto a sfiorare il palo di sinistra. Più vicino allo specchio va Mei, che di testa colpisce la faccia esterna del legno sul traversone di Vas respinto corto dalla difesa. In ripartenza però il Forte dei Marmi è sempre pericolosissimo, lo ricorda Beltrano che conquista il possesso sulla sinistra e mette in area un pallone pericoloso; Piagentini però anticipa tutti e blocca. L'equilibrio però sta per rompersi: passato un altro paio d'azioni pericolose del Tau (colpo di testa di Mei a lato sul corner indirizzato da Casini sul primo palo; ottima uscita di Del Moretto in anticipo su Vannacci servito dalla sponda di Mocano), il Forte dei Marmi passa in vantaggio: Piagentini non riesce a bloccare un cross di Beltrano da sinistra, e nel tentativo di recuperare il pallone trova il piede di Bianchi; Guerrieri fischia il rigore, che Di Sacco non sbaglia (71'). Ma lo 0-1 dura nove minuti appena: sul corner che Nesti crossa in area da sinistra si crea un po' di confusione; la risolve trovando la deviazione vincente sottoporta. Ora il Tau prova a vincere: di tacco Borracchini sfiora il secondo palo sul cross basso di Ficcanterri lanciato a destra da Nesti (82') e di testa colpisce la traversa sulla giocata di Frediani (86'). Non hanno buon esito neppure la punizione centrale dal limite sparata da Vannacci sulla barriera (94') e il mancino di Signorini di poco a lato (95'): il Forte dei Marmi viene via indenne dal campo più difficile della regione. Calciatoripiù : solo la traversa nega il vantaggio a Borracchini (Tau Altopascio), sempre presente nelle azioni importanti; in mediana Cerù (Forte dei Marmi) sbaglia poco o niente.