Occhio al Montevarchi. Occhio, perché ha qualità e un milione di soluzioni offensive. L'esordio contro lo Scandicci, una delle squadre che nella palla di vetro si vedono in lotta per traguardi sensazionali, lo aveva già suggerito; la prima trasferta dell'anno conferma che gli analisti non s'erano sbagliati. Sconfitto 0-3, in novanta minuti l'Atletico Lucca costruisce una sola occasione: protagonista è Nannizzi, che dall'interno dell'area non trova lo specchio sugli sviluppi di un angolo respinto da Lapi; ma il punteggio s'era già consolidato sul doppio vantaggio del Montevarchi, avanti al 3' grazie alla pressione di Pacifico, che recupera il possesso in prossimità del limite dell'area, e al tiro di Marchini, in rete al primo tentativo. Lo 0-1 ghiaccia l'Atletico Lucca, che sperava in un altro avvio dopo il 6-1 rimediato a Sesto Fiorentino, e consente al Montevarchi di dispiegare in ampiezza tutta la propria qualità, costringendo gli avversari a correre tanto, senza palla e quasi sempre a vuoto. È quasi inevitabile che le occasioni per il raddoppio si susseguano a una velocità disarmante: Bartalini cestina la prima dopo aver scartato Giulianetti; Carotti concretizza la seconda dopo esser sbucato sul secondo palo e da lì aver corretto con l'interno la punizione messa in area da Galeota (24'). La reazione dell'Atletico Lucca continua a essere impalpabile, e a cavallo della mezz'ora il Montevarchi sfiora la segnatura altre due volte: soltanto per poco la mancano Pacifico (ottimo l'inserimento da sinistra, pallone sull'esterno della rete) e Galastri, cui s'oppone Giulianetti in uscita. Il tentativo di Nannizzi a ridosso della sirena è soltanto un'illusione; la gara resta la stessa anche dopo la pausa, la cui unica utilità è far cambiare al Montevarchi la porta verso cui attaccare: la insidiano Galastri con una serie di incursioni laterali e poi due punizioni, di poco alta la prima (in pedana Bartalini) e vincente la seconda, che Lamaj trasforma nello 0-3. Il risultato basti come commento finale; l'unica appendice possibile la fornisce la classifica alla seconda giornata. Calciatorepiù : dopo aver segnato lo 0-1 al primo che tocca, in mediana Marchini (Aquila Montevarchi) smista qualche centinaio di palloni sbagliandone una frazione trascurabile.
Ops, she did it again. Nessuno di loro era nato quando, per ragioni distinte, Britney faceva sognare i ragazzi e le ragazze della loro età di adesso; ma, maledetto presentismo, i calciatori dell'Oltrera la citazione devono coglierla, e cominciare a usarla come inno. Per la seconda volta di fila infatti rimontano uno svantaggio nel finale; e se retrospettivamente la prima assume ancora di più la silhouette dell'impresa (sette giorni dopo l'Affrico ha stritolato il Tau Altopascio), la seconda segnala che potrebbe diventare un'abitudine. Ansaldi si augura di no: vorrebbe dire abbonarsi agli svantaggi; ma è indubbiamente segno di gran carattere e di una splendida tenuta fisica. Vittima ne è lo Sporting Cecina, che solo nel recupero vede svanire il vantaggio maturato nel primo tempo; e che protesta a lungo con Jalil Fracasso per la rete annullata a Lattuada a metà ripresa. Si stava 1-0, avrebbe potuto essere il raddoppio che verosimilmente avrebbe congelato la partita; il fischio deciso e il braccio su a punire un fuorigioco contestato mantengono invece in bilico il risultato; e siccome il dio del calcio o chi per lui in queste situazioni sguazza, l'1-1 in pieno recupero è quasi scontato, così da avviare una settimana di polemiche dopo appena due giornate. Lo sconforto dello Sporting Cecina, che dopo l'esordio sfortunato con la Cattolica Virtus, maledetto calendario, sfodera una prestazione più precisa in tutti i reparti, è comprensibile; ma l'Oltrera può rammaricarsi (differenza non sottile: con sé stessa, non con l'arbitro) per non aver sfruttato due occasioni nei primi dieci minuti: il pallone buono capita per due volte a Trapani, che prima cade vittima della frenesia e anziché avanzare anticipa il tiro favorendo la parata di Bendinelli, poi manca lo specchio da posizione defilata. Non sfruttata la doppia opportunità, l'Oltrera s'abbassa troppo e concede spazi ampi allo Sporting Cecina la cui qualità gli consente d'impadronirsi facilmente della manovra e delle zone in cui di solito le partite si decidono. Che il primo tempo si chiuda con lo Sporting Cecina in vantaggio è quasi scontato: lo segna Dragone, che con l'interno finalizza la punizione battuta corta da Tarrini e crossata dentro da Zazzeri. All'Oltrera viene bene l'intervallo di lì a poco: Ansaldi se ne serve per aggiustare le posizioni più fragili, e avviare una ripresa diversa. Ma sarebbe diversa in un altro senso se Jalil Fracasso convalidasse la rete di Lattuada, o se Baldini non sfoderasse una parata magnifica su Yasser Dardar lanciato in porta. Sono entrambe enormi, ma nella ripresa sono le uniche due occasioni da rete per lo Sporting Cecina; nell'ultimo quarto di più ne costruisce l'Oltrera, due con Martini (reattivo Bendinelli su un tiro per la verità poco angolato; troppo angolato invece il secondo), una con Nieddu e una con Bertini, che con una mira un po' meno improvvisata avrebbero anticipato l'1-1. Per registrarlo occorre invece attendere il recupero e la giocata di Schiano, che recuperato il pallone in mediana avanza fino alla trequarti; da lì con un filtrante tra centrale e terzino premia il taglio di Tani, che controlla in corsa e poi calcia accanto al palo lontano. È un epilogo amarissimo per lo Sporting Cecina, infastidito soprattutto dall'episodio della rete annullata e («oh baby, baby») del fatto che l'Oltrera abbia giocato così col suo cuore.
Considerati i diversi risultati all'esordio, un 4-2 tra Floria e Sestese non era minimamente ipotizzabile. È la meraviglia di questo sport, che in questa categoria sprigiona al massimo il proprio potenziale: non i sono risultati scontati. E, sotto 0-2 alla mezz'ora, la Floria ribalta il punteggio con un finale di tempo strabiliante e una ripresa travolgente. A partire subito all'attacco è però la Sestese, pericolosa già al 5': da buona posizione Scarlini spara fuori. La Floria reagisce e costruisce immediatamente un'occasione per il vantaggio: il pallone buono capita a Fiorini che sbuca davanti a Xillo; ma evidentemente si fa impressionare dalla sua sagoma, visto che per scavalcarlo alza troppo la mira e calcia la traversa. La Floria l'errore lo paga subito: su una punizione a spiovere in area da sinistra la difesa si scorda di marcare Pomponio, che di testa manda il pallone in rete. È il 14', e la Sestese passa in vantaggio ipotizzando una partita affine a quella della prima giornata. Errore letale. Ma è presto per rendersene conto; perché, dopo una velocissima discesa di Migliorini, uno dei migliori della Floria, chiusa con un tiro a lato di poco, al 27' la Sestese raddoppia: Pomponio intuisce l'incertezza della difesa avversaria, che chiama Prelashi all'uscita, e rapido manda in rete per la doppietta. È lo 0-2, illusione rilanciata: perché da qui in poi la partita cambia, e la Floria parte all'arrembaggio su tutti i palloni giocabili. Migliorini, che tre minuti prima aveva sfiorato la porta calciando da sinistra, al 34' imposta un'azione efficace chiusa con un cross perfetto: in affanno, la difesa della Sestese rinvia corto; e appostato fuori area Marini insacca l'1-2. Dimezzato lo svantaggio, la Floria pareggia prima dell'intervallo: poco dopo un tiro di capitan Misuraca di poco a lato (40'), Fiorini risolve una mischia nell'area avversaria scaraventando in porta il pallone del 2-2. Raggiunta in dieci minuti, nella ripresa la Sestese si fa sopravanzare; appena messo alle spalle l'intervallo la Floria riprende a macinare azioni, e al 54' completa la rimonta: il lancio millimetrico di Misuraca innesca Migliorini, che stavolta trova la porta e il vantaggio. non sbaglia spedisce in gol del vantaggio. Ma non è finita: al 63' Fiorini sfrutta una corta respinta della difesa e manda in porta Migliorini, che senza bisogno di farsi pregare converte l'azione nella doppietta. Stordita dall'uno-due, la Sestese fatica a reagire; anzi, rischia addirittura di subire la quinta rete a un quarto d'ora dalla fine, quando da buona posizione Fiorini spedisce fuori di un niente con Xillo immobile. È l'ultima azione degna di nota: al triplice fischio di Lo Bello festeggia una vittoria pesante e prestigiosissima. Calciatoripiù: Fiorini, Misuraca, Agnoloni (Floria), Bartolomei, Pomponio (Sestese).
Perdere fa sempre male; perdere con una rete al primo minuto subendola per colpa di un'evitabilissima leggerezza difensiva fa malissimo. È ben spiegabile l'umore del Capezzano alla fine della partita che il Forte dei Marmi vince 1-0: con un po' d'accortezza in più quando ancora si stava prendendo nota degli schieramenti tattici probabilmente avrebbe potuto strappare il secondo pari consecutivo dopo quello ottenuto all'esordio con la Lastrigiana. Allora un errore difensivo in avvio lo premiò: stavolta lo punisce, e la condanna è bella pesante. Considerate le poche occasioni costruite dalle due squadre nel corso degli ottantanove minuti rimanenti, resta infatti indigesta la giocata di Dettori che aveva controllato facilmente il lancio di Bobbio sul calcio d'inizio: anziché scaricare verso Pensabene che s'era aperto fuori dallo specchio per ricevere, traccheggia e si fa sottrarre il pallone da Filippo Bianchi; da lì scaraventarlo nella porta incustodita è facile come aggiustarsi i calzettoni. L'episodio costringe il Capezzano a una rincorsa faticosissima, resa ancora più ardua dalle buone capacità difensive del Forte dei Marmi che si chiude e riparte bene: è affidandosi a queste soluzioni che per due volte mette Chicca davanti a Pensabene, graziato prima con un pallonetto di testa dal limite dell'area (ottimo il lancio di Sola, altrettanto la scelta di tempo sull'uscita, non così la mira) e poi con un tiro debole da una posizione in cui le maglie della rete vanno slabbrate. All'intervallo il parziale resta dunque minimo, ma il Forte dei Marmi non se ne dà peso: sa infatti che se mantiene la medesima concentrazione non rischia niente; e che gli basta qualche sortita in area per raddoppiare e chiudere la partita. Di nuovo però gli manca la ferocia: stavolta è Filippo Bianchi a calciare pianissimo sugli sviluppi di un corner che l'aveva liberato a sei metri dalla porta. Ma è facile perdonargli la poca incisività nell'occasione: la sua rete in avvio vale tre punti fondamentali dopo l'ottimo pari ad Altopascio nella gara d'esordio. Calciatorepiù : decisiva, la rete di Filippo Bianchi (Forte dei Marmi) si candida come una delle più rapide di tutta la stagione.
Sbaglia chi tra i palloni inattivi non calcola le rimesse laterali: nel calcio moderno c'è chi s'è specializzato a batterle; chi a costruirci sopra schemi; e dunque chi le usa per vincere le partite. Se al 12', quando Torniai prende in mano il pallone in zona offensiva, il Csl Prato Social Club avesse capito che aveva intenzione di cercare direttamente l'area di rigore, probabilmente si sarebbe concentrato di più sulle marcature; e dopo un paio di rimpalli non avrebbe concesso a Belli lo spazio per calciare col mancino e spedire il pallone all'angolo. È su quest'episodio che la Lastrigiana vince una partita bloccatissima; e di nuovo sulle riprese di gioco, stavolta davvero calci da fermo, che crea le azioni migliori per raddoppiare. In pedana salgono i difensori, prima Gomma e poi due volte Maxharri a cavallo della pausa di metà gara; la mira però non li assiste. Così il Csl Prato Social Club, molto più contratto rispetto alla squadra brillantissima che all'esordio aveva battuto la Floria, resta in partita; e a dieci minuti dalla fine potrebbe pareggiare se anziché sul fondo Vito, solo davanti a Niccolò Pepe che gli si stava facendo incontro, calciasse nello specchio. È l'unica circostanza in cui la Lastrigiana rischia: di lì a poco Rrapaj si vede notificare da Di Leo la seconda ammonizione della partita; e in un campionato così complesso provare a rimontare in inferiorità numerica è complicatissimo, specie contro una squadra che a difendersi sa bene come si fa.
«Prima regola, Clarice: semplicità. Leggi Marco Aurelio: di ogni singola cosa chiedi che cos'è in sé, qual è la sua natura». La lezione del dottor Lecter, che se non fosse per quel problemino sarebbe il maestro ideale, torna buona per spiegare il risultato impressionante del primo big-match della stagione: la natura dell'Affrico è la ricerca costante della vittoria, con una ferocia quasi cannibalica. Per aggiudicarsi l'Oscar come miglior attore Hopkins si fece bastare venticinque minuti (anzi, 24.52) sullo schermo; per polverizzare le speranze del Tau Altopascio l'Affrico ne impiega meno di due terzi. Lo scudetto non sta su quelle maglie per caso o buona sorte: al 16' il parziale recita già 2-0. È il prologo d'una partita inattesa, nella quale una serie di catastrofi difensive del Tau Altopascio (individuali più che di reparto; ma il modo in cui Rotolo interpreta il ruolo di terzino sinistro, molta spinta e poca copertura, costringe spesso Vas ad allargarsi e a perdere contatto con Frediani: ne vengono fuori sciagure esponenziali) rende favolosa la mattinata di due fenomeni come Ala (doppietta) e Piccioli (tripletta), i vertici avanzati del solidissimo 4-4-1-1 scelto da Sozzi come sistema base. Il motore che lo alimenta sta nella ricerca costante della verticalizzazione, da cui all'8' nasce la rete del vantaggio: la segna Ala, che l'azione l'aveva avviata e che rasoterra centra la porta lasciata sgombra da Piagentini; non è granché la sua uscita su Ben Moussa, che aveva sfruttato l'apertura di Piccioli per affondare sul fronte sinistro dell'area di rigore, ma che sull'ultimo controllo sembrava aver perso il possesso. Ben più efficace è Cosi nell'occasione che sei minuti più tardi porta il Tau Altopascio vicinissimo al pareggio come mai sarà nel resto della partita: è perfetta la scelta di tempo con cui col corpo s'oppone a Borracchini innescato in verticale dal lancio lungo di Vaselli e dal velo di Montapponi; non altrettanto la mira di Casini, che cattura la respinta e dal limite apre l'interno destro mancando lo specchio per una spanna, misura minima ma decisiva. In un'azione di questo tipo probabilmente l'Affrico avrebbe segnato due volte: lo dimostra quel che accade entro due minuti, sulla giocata di Bahry il cui lancio profondo è apparente preda facile di Vas; ma sul rimbalzo al limite dell'area Piccioli gli prende il tempo, gli passa davanti e con un lob delizioso su Piagentini trasforma un pallone innocuo nel raddoppio. Della gara è trascorso appena un sesto, e già si capisce chi vincerà; né per smentire la sensazione basta la rete (splendida) di Montapponi, cui con compasso e goniometro Del Gronchio consente di sfrecciare verso la porta incenerendo Bonfanti, senza questa sbavatura autore di una partita perfetta: scagliato in diagonale col mancino, il pallone cozza contro la faccia interna del palo lontano e finisce in porta. S'è appena concluso il primo quarto, e il 2-1 il Tau lo merita; avrebbe potuto segnarlo cinque minuti prima col colpo di testa di Rotolo, vicino a sacrificare gli ex compagni rispetto ai quali salta in anticipo sulla punizione di Casini dal lato corto dell'area di rigore, zona sinistra (fallo di Vaggioli su Montapponi): pallone dalla parte sbagliata dell'incrocio lontano. Ma al 33' l'Affrico, che l'aveva sfiorato subito prima di vedere il vantaggio dimezzarsi (centrale il tiro di Vaggioli sugli sviluppi di un angolo di Ala da destra, sporcato intorno agli otto metri), al secondo tentativo il tris lo trova: Vas sbaglia di nuovo lettura (se tenta il fuorigioco fa male: mai col pallone scoperto, com'è), e sul lancio di Bonfanti consente a Piccioli di scattare col timing giusto e di battere Piagentini con un altro pallonetto, giusto abbozzato; stavolta il palo, che chiude in porta la traiettoria, dà ragione all'Affrico consegnandogli il 3-1. Sfiorato dalla mezza rovesciata di Iania, che in chiusura di tempo cerca la rete dell'anno su un angolo calciato corto da Ala e rimesso dentro da Vaggioli, il 4-1 prende forma in avvio di ripresa; ed è, di nuovo, un regalo della difesa del Tau Altopascio, che prova a imbastire l'azione dal basso dopo l'uscita efficace di Piagentini su Ben Moussa alla ricerca del bis sul lancio di Bahry prolungato dal tacco volante di Piccioli, fenomeno: il rilancio coinvolge Rotolo, che sul lato corto dell'area azzarda il dribbling su Vaggioli; non è una grande idea, perché perde il pallone e lo vede subito recapitare al centro per Piccioli, che apre l'interno destro e a mezz'altezza lo scaraventa in porta. Per il Tau Altopascio la scalata si fa impossibile; prova ad addolcirla Montapponi, il cui destro di prima sul servizio di Vannacci esce dalla parte sbagliata del palo complice forse una deviazione, nel caso di un compagno (niente angolo; eccellente peraltro la direzione di Bello, bravo Reni a mandarlo e bravo lui). A frantumare definitivamente ogni residua speranza di rimonta ci pensa Ala, che rubandogli il pallone sulla trequarti offensiva ricorda a Vas che sta vivendo la mattinata più terrificante della sua vita calcistica: l'affondo si chiude con la rete al secondo tentativo, dopo la prima parata di Piagentini che però sulla respinta non riesce a non farsi aggirare. Sul 5-1 la partita non può regalare grandi spunti ulteriori, né si può far finire nell'elenco la mossa con cui Gandini prova a dare maggior equilibrio al Tau Altopascio rinunciando a uno schieramento troppo sbilanciato e passando alla difesa a tre (dentro Ficcanterri, centrale di destra, per Montapponi). Le altre tredici sostituzioni impediscono al gioco di trovare fluidità, né ne ha bisogno l'Affrico vicinissimo a una vittoria stratosferica; non la inficia neppure il gran mancino volante di Vannacci, che a sei minuti dalla sigla trova la porta dopo il rimbalzo (e tre) sul palo lontano. È il ribaltamento dell'azione che aveva visto l'Affrico sfiorare la sesta segnatura, cercata di nuovo a cinque secondi dall'ultimo fischio: in entrambi i casi si disimpegna bene Piagentini, che opponendosi prima a Nunziati e poi a Piccioli prova a mascherare le difficoltà enormi di Frediani e di Vas, di nuovo derubato del possesso sulla trequarti difensiva. Il 5-2 è comunque pena afflittiva per il Tau Altopascio e per le troppe sciocchezze dei suoi difensori; contro attaccanti così le si pagano carissime. Dunque Sozzi ricorderà a lungo la sua prima al Lapenta da allenatore dell'Affrico; qua con i colori della Floria vinse anche l'anno scorso, unica sconfitta interna della squadra campione d'Italia. Forse era un segno, forse aveva impressionato così tanto da indurre la dirigenza a muoversi come si muove l'Fbi: se non puoi batterlo prendilo con te. Calciatoripiù : in una mattinata condita da sciagure sufficienti per l'intera stagione nel Tau Altopascio si salvano Montapponi e Vannacci , che segnano due reti splendide e danno alla manovra offensiva la qualità necessaria per provare a rimontare. Ma è un tentativo vano: al centro della terza linea Iania , al braccio la fascia tricolore, disputa una partita gladiatoria, e dimostra che se un difensore sa difendere bene non importa che sappia anche impostare. Se ci s'aggiunge un attacco spaziale (per Ala e Piccioli bastano i numeri e i dettagli della cronaca; e in posizione d'ala destra Vaggioli signoreggia) si capisce come mai l'Affrico, che nell'Under 16 l'anno scorso aveva fatto bene ma senza entusiasmare, sia ufficialmente candidato per il bis.
Lo Scandicci bissa il successo della prima giornata e al Bartolozzi conquista i tre punti con una prova convincente, andando a segno con cinque marcatori diversi e mantenendo la porta inviolata. Si intravedono principi di gioco importanti. Il Seravezza esce da questa gara ridimensionato nel punteggio; ma per cinquanta minuti ha dato filo da agli avversari; e Hancu è stato decisivo per non farlo rientrare in partita. Funziona alla grande il solito 4-3-3 di Bernocchi, con Andreucci-Villoresi coppia centrale, Pepe in regia, Santini centravanti con Barattucci e Martini ai lati. Abbottonato invece il centrocampo del Seravezza, che lascia Checchi libero di svariare in appoggio all'unica punta Giannelli. Dopo soli due giri di lancette Santini potrebbe sbloccare la partita: una volta controllato il lancio di Morosi evita anche il portiere, ma perde il tempo e non riesce a depositare in rete. Municchi sulla fascia sinistra è in gran vena: due volte percorre tutta la corsia mettendo in mezzo due ghiotti cioccolatini che nessuno dei compagni riesce a scartare. Al 10' va in onda il primo duello Checchi-Hancu; sventola dal limite dell'area, risposta da campione sotto la traversa. L'episodio che sblocca il match prende vita a metà tempo: Santini viene atterrato al limite dell'area. La punizione che ne consegue viene affidata al destro di Pepe che traccia una parabola perfetta: il pallone scavalca la barriera e si spegne nell'angolo alto alla destra dell'incolpevole Pianti. Una perla. La reazione ospite è immediata: Hancu è ancora strepitoso sulla botta del solito Checchi da fuori. Alla mezz'ora il dieci ospite è anche sfortunato: stavolta supera Hancu, ma trova la traversa a dire di no al suo destro. Prima della fin del tempo due occasioni Scandicci: Montini calcia a lato col destro; lanciato in campo aperto da Pepe, Martini si fa riprendere dalla difesa. Si va al riposo con lo Scandicci avanti di misura. Dopo soli tre minuti della seconda frazione la sliding door del match. Giannelli colpisce al volo una punizione proveniente dalla parte destra della trequarti: Hancu si distende sulla sinistra e devia in angolo. Due minuti dopo Barattucci va via centralmente e serve Martini leggermente defilato sulla sinistra: botta con il sinistro a incrociare per il 2-0. Di fatto la gara si chiude qui: per il Seravezza, che riuscirà più ad impensierire la difesa avversaria, è una mazzata. Inizia la girandola delle sostituzioni: Vezzosi e Valencetti si mostrano subito attivi per incrementare il bottino. La terza rete arriva al minuto 74': Barattucci addomestica un cross di Vezzosi dalla sinistra e in spaccata con la punta deposita in rete. Valencetti ci prova in tutti i modi, ma sulla propria strada trova sempre la tenace opposizione di Pianti. Il suo gol arriva in pieno recupero, con un gran colpo di testa su angolo di Barattucci. Pianti stavolta nulla può. Pochi minuti prima Bucciardini aveva siglato il 4-0 facendosi trovare pronto al tap-in a centro area sull'invito di Martinelli dopo una sgasata sulla fascia destra. Ottimo rientro del terzino dopo un mese lontano dai campi di gioco. Finisce così il match, ben arbitrato da Di Sacco: sempre vicino all'azione, non sbaglia nulla; dialoga con i calciatori riuscendo a tenere calmi gli animi, fischia quando serve, lascia giocare tanto. Direzione assolutamente positiva. Il risultato non ammette repliche; ma per un'ora scarsa gli ospiti sono stati ampiamente in partita. Buona l'organizzazione di gioco, così come un paio di individualità. Hancu però aveva intenzione di mantenere il clean sheet. Lo Scandicci invece si conferma dopo la vittoria all'esordio: la strada è lunga, ma ha messo da parte un altro piccolo mattoncino. Bernocchi mantiene i giri del motore alti: tutta la rosa viene coinvolta. La squadra dà l'impressione di fare gioco divertendosi, segna con tanti uomini, la difesa è chiusa a doppia mandata. bisogna spingere forte sul gas. Calciatoripiù: Hancu è decisivo nei momenti topici del match, e non permette agli ospiti di rientrare in partita. Andreucci e Villoresi formano una coppia di difensori arcigna, dura quanto basta. Pepe , regista attentissimo, sblocca la gara con una magia. Barattucci segna un gol e firma due assist. Serve aggiungere altro? Valencetti (Scandicci) si sblocca, e allo scadere trova la segnatura che potrebbe accendere il suo campionato. Pianti tiene i suoi in gara finché può, opponendosi con bravura agli assalti blues. Checchi ci prova tre volte con conclusioni pregevoli: non sempre troverà Hancu sulla sua strada. Giannelli (Seravezza) conclude in porta una volta sola, ma la sua gara è ricca di sponde per i suoi compagni e di sportellate con i difensori.
Sarà il rumore del mare, che nel tepore di un autunno che sembra tarda primavera fa risuonare in testa solo cose belle; sarà una difesa pressoché perfetta, e alla quale non duole la prima rete subita dopo più di due ore e mezza dall'inizio del campionato; sarà finalmente un duello classico in testa alla classifica, che la vede abbracciata allo Scandicci e spettatrice interessatissima della prossima partita contro la Sestese; qualunque sia il motivo, la Cattolica Virtus è convinta di poter tornare finalmente al centro di una scena che storicamente le compete. Dopo lo Sporting Cecina cade il Venturina, messo sotto nella prima mezz'ora e contenuto quando prova ad affacciarsi per vedere che tempo fa dalle parti di Pinzani, e se c'è modo d'andare a suonargli il campanello. L'1-4 finale è poco meno di un annuncio pubblico; per la notifica formale la Cattolica Virtus ha bisogno di una replica in un big-match, e da aspettare c'è solo qualche giorno: domenica a Soffiano si presenta l'Affrico reduce da una prova stratosferica contro il Tau Altopascio. Per batterlo, o comunque provarci, dovrà affrontarlo con lo stesso carattere col qualche ha aggredito il Venturina sin dal primo giro palla: pressione costante, raddoppi continui, recuperi alti. Date le premesse, il vantaggio al quarto d'ora è quasi scontato; non è scontata però la giocata che lo rende possibile: perché, uscendo dallo specchio nel tentativo di neutralizzare il pallone profondo di Sciulli, Tanganelli costringe Selvi a defilarsi sul lato corto dell'area di rigore, zona sinistra; e così pensa d'aver guadagnato il tempo necessario ai suoi per rientrare, e a sé stesso per riprendere posizione. Ma è un calcolo sbagliato, o forse sarebbe giusto in presenza di qualità balistiche diverse: da quelle nasce un pallonetto splendido e beffardo, buono per lo 0-1 a capitalizzare un quarto d'ora all'attacco. Il vantaggio però non sazia la Cattolica Virtus, che con gli scambi tra Mori, Pinheiro Ferraz e Selvi trascina sovente fuori posizione i centrali avversari. È legittimo attendersi il raddoppio prima dell'intervallo; e l'intuizione è felice, anche se non sulla dinamica della rete. La Cattolica Virtus infatti segna non su uno scambio tra i propri attaccanti, ma sugli sviluppi di un calcio d'angolo che la difesa del Venturina non riesce a liberare: il pallone finisce nella zona di Paganelli, che da destra incrocia il mancino di prima e battezza l'angolo basso accanto al palo lontano. Per riprendere fiato il Venturina ha bisogno dell'intervallo e delle indicazioni di Bucciantini, che prova ad aggiustare quello che non ha funzionato in fase difensiva (molto) e in costruzione (quasi tutto). I primi scambi della ripresa sembrano suggerirgli che ha avvitato i dadi giusti, e che anche se messa male la partita non è ancora del tutto compromessa; ma un errore in impostazione sulla trequarti difensiva consegna il possesso a Pinheiro Ferraz, sul cui innesco Selvi disegna il pallonetto dello 0-3. Consapevole d'essere destinato alla sconfitta, il Venturina comunque non s'arrende e riesce ad accorciare: D'Avino, che Bucciantini inserisce nel tentativo d'aumentare la qualità complessiva, lo ripaga quasi subito con l'azione personale che vale l'1-3. È l'unico frangente in cui la Cattolica Virtus sussulta: con un po' di precisione in più Belus e Bicocchi avrebbero potuto riaprire la partita e regalare al finale un po' di pathos in aggiunta. A cancellarlo definitivamente ci pensa Pinheiro Ferraz, che in scivolata da un metro scarso accompagna in porta il pallone recapitatogli da Arcadipane sul triangolo con Sciulli. È l'1-4 che forse nella misura penalizza il Venturina oltre le sue colpe, ma che definisce bene lo strapotere della Cattolica Virtus ora chiamata al tris contro la squadra che sulle maglie sfoggia il tricolore, lo stesso che nel suo stemma si conta quattro volte. Calciatoripiù: Nardi (Venturina) prova a riaprire una partita che la qualità di Sciulli e le reti di Selvi e Pinheiro Ferraz rendono in realtà blindatissima.