Considerati nome, blasone e classe delle avversarie, sarebbe clamoroso se in coppa si qualificassero le due livornesi. Eppure se il campionato fosse finito domenica scorsa questo racconterebbe la classifica: appaiato al Venturina, con cui condivide la posizione che è insieme quarta e quinta, c'è lo Sporting Cecina, cui il 2-0 sul Csl Prato Social Club già retrocesso consente di mantenere i due punti di vantaggio sul Montevarchi e di portare a tre il numero di vittorie consecutive. La soddisfazione, enorme, è comprensibile anche se la penultima al Rossetti (resta da ospitare ancora il Tau, che la trasferta la teme) non coincide con la miglior prova stagionale; lo dimostrano l'avvio imballato e l'assenza d'occasioni nel primo quarto d'ora. Ad accendere lo Sporting Cecina ci pensa Zazzeri, che d'un tratto serve a Dragone un pallone invitantissimo al limite dell'area: mira larga, ma segnale chiaro. Cento secondi più tardi i segnali diventano due: Lega recupera il pallone in mediana e verticalizza per Eliass Dardar, che scattato in posizione regolare angola troppo il tiro sull'uscita di Ciolfi. Non c'è bisogno d'aver studiato a Coverciano o suoi libri del dottor Freud per capire ciò che sta accadendo: fragilissimo a livello tecnico e mentale, ogni volta che viene attaccato il Csl sbanda; le sue difficoltà consentono a Eliass Dardar di calciare in due occasioni tra il 18' e il 26': la prima volta, sul traversone di Drago innescato lateralmente da Zazzeri, la difesa mura; la seconda, Cerri in regia, è decisiva l'uscita di Ciolfi. La pressione aumenta, per due volte Lega ci prova di testa: il vantaggio glielo negano prima la mira (ottimo invece il traversone di Ricciardi, invitato alla sovrapposizione da Tarrini) e poi Ciolfi, reattivo sugli sviluppi d'un calcio d'angolo. Al terzo tentativo, identico il fondamentale, Lega decide di cambiare soluzione, e fa bene: stavolta, sulla punizione che Tarrini calcia profonda da destra, il suo colpo di testa è non un tiro ma una torre per D'Angelo, che con la fronte accompagna in pallone in porta. Tra l'1-0 e il 2-0 corre giusto l'intervallo: al riavvio Tarrini, che venti secondi prima s'era fatto ipnotizzare da Ciolfi, sfrutta la combinazione tra Cerri e Ricciardi per scappare sulla fascia e crossare in area; là c'è Eliass Dardar, che facilitato dal controllo perfetto spedisce il pallone in porta. Sotto 2-0 e già certo della retrocessione, il Csl s'arrende e rischia di subire ancora: il più attivo è Zazzeri, che sugli sviluppi d'una punizione battuta corta da Eliass Dardar per Dragone viola facilmente l'area anche se poi angola troppo il diagonale. I cambi decisi da Macrì (dentro Frassinelli, Manetti e Paladini per Lega, Dragone ed Eliass Dardar) accentuano il predominio dello Sporting Cecina, che al 73' sfiora di nuovo la terza rete: con affanno Ciolfi (parata su Cerri) e la difesa, che mura prima Yasser Dardar (è l'ultima azione che lo vede protagonista: poi esce per far spazio a Bulleri) e poi Paladini, riescono a contenere il divario. Solo nel finale il Csl cerca di rendere un po' meno spaventosa una partita da dimenticare; a dimezzare lo scarto ci provano Bracco, al tiro dal limite dell'area, e Alessio Gori, incaricato di calciare una punizione dal limite: dopo lo show di Scandicci, Bertoli ribadisce che lo Sporting Cecina ha un dodicesimo affidabilissimo. È un'ottima notizia in vista della fine della stagione, e auspicabilmente della coda che Magrì s'augura che seguirà. Calciatorepiù: Ricciardi (Sporting Cecina).
Lo scarto minimo è una mezza bugia: anche se il 2-1 sembra suggerire una partita in bilico fino alla fine, l'Aquila Montevarchi non ha mai davvero rischiato di farsi raggiungere dal Seravezza, che nonostante l'ottima manovra ha faticato a costruire occasioni pericolose. Della sterilità offensiva è emblema l'azione che produce l'unica rete, in realtà un'autorete: la segna Degli Innocenti, che una ventina di minuti prima aveva centrato la porta giusta, pensando di servire Lapi piazzatosi invece da un'altra parte. A questo punto il Montevarchi era già passato sul doppio vantaggio, tappa per la quale aveva dovuto attendere la ripresa: finisce infatti 0-0 il primo tempo, caratterizzato in avvio da una volée col mancino fuori dallo specchio. Aveva calciato Ciaperoni, più preciso nella giocata con cui innesca il secondo pericolo: il suo cambio di campo da sinistra a destra consente a Botticelli di sprintare fino al fondo e di scaricare a rimorchio per Galeota, che prima era stato l'ispiratore e che stavolta si porta in pedana da dove calcia alto. Il Seravezza replica con una punizione di Giannelli, che dal limite cerca la soluzione astuta sotto la barriera: il pallone passa, ma manca lo specchio. Con queste premesse e così poco lavoro per i portieri è inevitabile il pari senza reti alla pausa, dopo la quale il Montevarchi riparte meglio; quasi subito arriva l'1-0: segna Degl'Innocenti, che di testa corregge in porta l'angolo di Marchini (51'). Passano cinque minuti appena, e la partita sembra concludersi: Botticelli cattura il pallone schizzato al vertice destro dell'area di rigore, e di controbalzo lo imbulletta sotto la traversa. A dare sapore all'ultimo quarto, esperienza che Peri avrebbe volentieri evitato, ci pensa Degli Innocenti, che senza guardare dov'è Lapi scarica in quella che pensa essere la sua direzione un pallone di per sé innocuo: la mira è sbagliata, il retropassaggio di testa si trasforma in un'autorete e il Seravezza si porta sul 2-1. Non è però l'avvio della riscossa: nonostante l'episodio complicato da buttar giù il Montevarchi non rischia niente, e anzi nel finale costruisce l'occasione per il tris; non lo segna Zoi, che imbeccato in area da Miniati incrocia il destro troppo largo d'una spanna. Peri non se ne dispiace più di tanto: la vittoria è intatta, vivissima la corsa alla qualificazione in coppa. Calciatorepiù: Carotti (Aquila Montevarchi).
Libera da preoccupazioni, già matematicamente salva, la Floria di Alessi chiude un marzo esaltante (undici i punti in cinque partite) con una netta vittoria sul Forte dei Marmi, sconfitto 4-1. Già in avvio si capisce su quale canovaccio si reciterà per tutta la partita: dal primo fischio di Pezzatini sono trascorsi appena sei minuti nel momento in cui Dei scende sulla fascia e crossa per Mattia Sarti, che di testa impegna Vignali. Nei cinque minuti successivi ci prova due volte Migliorini, che in entrambi i casi (ottimo il lancio di Camara nella prima occasione, pregevole anche l'esecuzione al volo) calcia a lato. Il vantaggio è nell'aria; al 14' lo segna Mattia Sarti, che recupera il pallone respinto dalla barriera dopo un primo tentativo su punizione e lo scaraventa in rete. Dell'1-0 la Floria non s'accontenta: al 28' Migliorini, che dieci minuti prima aveva calciato alto dopo uno sprint sulla fascia, batte perfetto un corner per Malaj, che lesto segna il raddoppio. La Floria è in totale controllo della partita, insiste con Agnoloni e Migliorini che tra il 36' e il 41' calciano entrambi a lato; poi improvvisamente vede lo scarto dimezzarsi: su un cross da sinistra la difesa si scorda di marcare Beltrano, che tutto solo segna il 2-1. Si va dunque alla pausa su questo punteggio: nell'ultima azione del primo tempo Vella, che calcia forte ma senza mira, non riesce a ristabilire il doppio vantaggio. Nessuno però s'azzarda a mettere in discussione il successo della Floria, che a un primo tempo dominato fa seguire una ripresa analoga: la apre Camara, che al 51' in girata convoca Vignali a una parata non banale. Dopo una pausa in cui si limita a controllare, non appena affonda la Floria segna: il tris lo segna Vella, che viola l'area e la porta dopo aver recuperato il pallone in pressione alta (72'). È lui, Vella, protagonista in qualche modo anche dell'azione del 4-1: suo infatti il lancio per il neoentrato Rossi. Il Grazzini esulta, Alessi anche: missione compiuta di slancio. Calciatoripiù: Camara , che recupera un'infinità di palloni, entra in tutte le azioni pericolose della Floria e non sbaglia niente, è il migliore in assoluto. In mediana va bene anche Morales Holguin ; in difesa Bombassei , che non sbaglia niente. Vella corona una partita d'alto livello con un bel gol e un assist vincente. Il migliore per il Forte dei Marmi è Di Sacco , l'ultimo ad arrendersi.
Non fa male più di quanto faceva una settimana fa, o due, o tre: l'Atletico Lucca sapeva da tempo che alla fine di questa stagione avrebbe abbandonato l'élite dopo otto presenze consecutive. La sconfitta interna con l'Oltrera (1-2) non fa altro che ufficializzarlo: troppi i dieci punti da recuperare al Capezzano, troppi con tre sole partite a disposizione. Si completa così, con ampio anticipo (l'anno scorso ci volle la fine dell'ultima partita: si salvò lo Scandicci, giù il Calenzano), l'elenco delle retrocessioni: ora resta da pronunciare un solo verdetto, quello più importante. Poi c'è la coppa, obiettivo che per l'Oltrera ormai è quasi svanito: la matematica lascia ancora una chance, ma con sei punti da recuperare a Cecina e Venturina lo spazio in cui infilarsi s'è fatto strettissimo. Forse è per questo che la manovra è fluidissima: l'assenza di pensieri fa svanire le pressioni. Il vantaggio è quasi scontato: lo segna Filippo Martini, che a metà del primo tempo controlla il traversone di Bertini da destra e sbatacchia il pallone in porta. È la rete del primo vantaggio, che però dura una decina di minuti soltanto: con un mix d'orgoglio e disperazione l'Atletico Lucca pareggia sfruttando una mischia che Lekhal risolve in rete. Alla fine del primo tempo manca una decina di minuti, che l'Oltrera impiega nel tentativo di tornare avanti: non ce la fa, perché stavolta sbaglia Filippo Martini (chiede anche un rigore, Biagianti sorvola), come sbagliano Bertini, Di Donfrancesco e Leotta. Dunque il raddoppio è rinviato alla ripresa, già passata la prima metà: Filippo Martini, che di rigori aveva fatto in tempo a chiederne un altro (Biagianti sorvola di nuovo, tantissimi stavolta i dubbi), scarica in porta il diagonale vincente, favorito dal controllo orientato lungo la linea dell'area di rigore dove dalla corsia esterna Di Donfrancesco aveva recapitato il pallone. Stavolta, ormai consapevole della condanna che grava sulla sua testa, l'Atletico Lucca non reagisce; e così concede all'Oltrera altre tre occasioni che però né Filippo Bianchi (due volte in pedana, due volte reattivo Bernardeschi su due tiri in verità centrali) né Di Donfrancesco, che calcia alto, riescono a concretizzare. Non che gli errori sottoporta cambino granché il senso complessivo: vince l'Oltrera, vince e s'appresta a finire una stagione più che positiva, vince e condanna l'Atletico Lucca a prendere atto d'un destino scontato ormai da settimane.
Il Tau capolista lo ammira e lo teme, e dunque s'augura di chiudere la pratica prima dell'ultima giornata. La ragione è evidente: il Venturina è la squadra più in forma della Toscana. Bucciantini ha architettato un congegno perfetto, che ha trovato in Bicocchi Pichi il proprio finalizzatore principe (salgono a diciotto le reti in campionato, davanti c'è solo Borracchini) e che però segna facilmente anche con gli altri interpreti: sono quattro gli autori delle quattro reti che piegano il Capezzano. Va detto che lo scarto è eccessivo: gira tutto sull'episodio del 50', il fallo che Pelliccia commette fuori area e che gli vale l'espulsione; gira tutto lì, perché Bicocchi converte in rete la punizione che segue e il Venturina si porta sul doppio vantaggio. Fin lì la partita s'era sviluppata lungo una trama diversa: il 4-4-1-1 di Maffei tiene ordinati i reparti, e a lungo sgombra l'area di rigore. Il Venturina fatica a essere brillante, e poco dopo il quarto d'ora rischia di finire in svantaggio sugli sviluppi d'un angolo battuto da Donati: la sorte, che tocca sul palo la deviazione di Benedetti e poi sulla traversa, di nuovo sul palo e quindi sulla linea il tiro sottoporta di Satini, ha un ruolo cruciale nel mantenere imbattuto Tanganelli. L'episodio, fortunatissimo e clamoroso, incendia la partita e accende il Venturina, che alla fine del primo quarto passa avanti: segna Bicocchi Pichi che, complice una deviazione, col mancino gira sul secondo palo il traversone morbido di Camerini da sinistra. L'1-0 spezza la partita; ora il Capezzano è costretto a ripensarsi e, anche se prova a pungere con Federighi, concede al Venturina almeno quattro occasioni: due le neutralizza Pelliccia, reattivo su Massini e Bicocchi; due le spreca Ontani, affrettata l'esecuzione. Per il raddoppio occorre dunque attendere la ripresa e l'episodio citato in apertura: per evitare che, liberato in profondità dal triangolo con Ontani, Massini lo scarti, Pelliccia si gioca l'uscita fallosa fuori area. La scelta non è granché: il Capezzano resta in dieci, e Biancardi non fa in tempo a entrare (fuori Federighi) che Bicocchi trasforma nel 2-0 la punizione con cui il gioco riprende. Di fatto, anche se allo scadere resta mezz'ora, la partita finisce qui; il Venturina gestisce, e dopo averci provato con Belus (reattivo Biancardi) allunga nel finale: per due volte protagonista è Sottile, prima in rete di rapina e poi prezioso nel servire a Musli il pallone del 4-0. Per il Venturina è il terzo di fila dopo quelli rifilati a Lastrigiana e Forte dei Marmi, la via migliore per avvicinarsi al traguardo entro la quinta posizione. Calciatoripiù: Camerini, Iacometti (Venturina), Ndiaye (Capezzano).
Fin qui mancava il tocco d'autore, la partita che si ricorda a distanza di stagioni; per comporla la Lastrigiana ha atteso la penultima trasferta dell'anno, quella che la vedeva ospitata al Lapenta. Esce sconfitto (2-3) l'Affrico, esce sconfitto nonostante il vantaggio dopo un paio di minuti e un primo tempo eccezionale; esce sconfitto perché in attacco sbaglia l'impossibile, e quando si sbaglia l'impossibile ci sta di perdere. Il prologo però è in controtendenza, e dunque l'epilogo lo maschera bene: ad Ala basta una settantina di secondi per capitalizzare la combinazione tra Bonfanti, Nunziati e Silvestri sulla catena sinistra, e spedire il pallone nella porta spalancata dal taglio dietro la difesa. Sembra dunque in discesa la partita dell'Affrico, sensazione sbagliata: lo sprint di Lika, grande ex, si chiude con un traversone verso l'area di rigore, attaccata da Burroni che stoppa il pallone e con una girata volante lo spedisce sotto la traversa. Raggiunto sull'1-1 quando il quarto d'ora è ancora declinato al futuro, l'Affrico torna ad attaccare; ma né Nunziati, né Degl'Innocenti, né Ala, né Giugliano riescono a inquadrare lo specchio da posizione favorevolissima. È letale invece la Lastrigiana che, dopo averlo sfiorato sugli sviluppi d'una rimessa laterale di Torniai (in girata Maxharri colpisce il palo), a metà tempo segna l'1-2: dopo aver confezionato l'assist del pareggio, Lika si prende il centro della scena col mancino con cui chiude la ripartenza vincente. Dopo un primo tempo su ritmi altissimi e caratterizzato da una qualità eccellente in tutti i fondamentali tranne che nella battuta a rete, l'Affrico non può accettare d'andare alla pausa in svantaggio; pertanto riprende ad attaccare e pareggia con un'azione personale di Bonfanti, che vinti due contrasti tra la trequarti e l'area di rigore affonda fino a vedere bello largo lo specchio della porta, centrato con un tiro gelido. È dunque inatteso il modo in cui l'Affrico approccia la ripresa: ora la manovra è lenta, e rompere la difesa avversaria (centrale con Maxharri, Gomma in panchina, gioca Caparrini; a destra Torniai, a sinistra Semeraro) diventa impossibile. La Lastrigiana prende coraggio, e dopo una decina di minuti dal riavvio torna avanti: Pieragnoli strappa il pallone sulla trequarti e scavalca la difesa con un lancio per Burroni che, partito in posizione sospetta, supera Cosi in pallonetto. L'Affrico dunque deve di nuovo rimontare, anche se per riuscirci ha a disposizione quasi tutta la ripresa; la sfrutta male: concludono a lato sia Mencarelli in pallonetto, sia Bahry, sia Degl'Innocenti, sia Giugliano di testa. Perché qualcuno riesca a inquadrare la porta occorre attendere il 90'; quel qualcuno è Ala, che dopo la rete in avvio punta a chiudere la partita col bis: glielo nega Lascialfari, che ne neutralizza la sterzata al limite dell'area togliendo il pallone da sotto la traversa. E così la Lastrigiana, che in contropiede aveva mancato due volte il raddoppio con Dainelli (buona l'uscita bassa di Cosi a tamponarne il mancino; poi imprecisa l'esecuzione sul filtrante di Belli), festeggia la salvezza matematica con un successo prestigiosissimo; la sconfitta dell'Atletico Lucca lo rende superfluo, ma è una considerazione solo formale: vincere non è mai superfluo, tantomeno in casa d'un club che per qualche mese ancora è campione d'Italia in carica. Calciatoripiù : nell'ottima prova della Lastrigiana (per vincere al Lapenta c'è bisogno che tutti giochino oltre il massimo) spiccano la doppietta di Burroni e la prova di Lascialfari , attento sui palloni che spiovono nella sua area di rigore e decisivo nell'unica vera parata, quella che allo scadere blinda il successo. È il sigillo sulla sconfitta dell'Affrico, cui non bastano l'abnegazione di Nunziati e la rete di Bonfanti caparbio nell'azione del provvisorio 2-2.
Espugnando il Torrini e vincendo uno dei grandi classici del calcio giovanile toscano (Sestese battuta 0-2, con una rete per tempo) la Cattolica Virtus ipoteca la qualificazione in coppa, obiettivo minimo stagionale: ora per la matematica le manca un solo punto. La partita s'accende subito, perché dopo appena quattro minuti la Sestese rischia di farsi male da sola: Selvi si invola verso il limite dell'area, poi cerca Bonanni facendo filtrante il pallone tra due difensori; Napolitano devia, e rischia l'autorete che Xillo evita con un grande riflesso. Passano dieci minuti e la Sestese rischia nuovamente grosso: Marzano sbaglia completamente il retropassaggio permettendo a Selvi di involarsi verso la porta e di arrivare davanti a Xillo, che neutralizza il tentativo di dribbling e si salva per la seconda volta. La Sestese prova a rispondere sugli sviluppi d'una rimessa laterale battuta lunga all'altezza del limite dell'area di rigore: Cesarano controlla e cerca la conclusione di potenza sul secondo palo, mancato abbondantemente. A fare la partita però è la Cattolica, che torna subito a rendersi pericoloso: chiamato all'uscita da un cross dalla destra diretto sulla testa di Bonanni, di pugno Xillo libera l'area e poi è reattivo sulla ribattuta di Mori che aveva catturato il pallone. Il muro crolla al 29': Mori raccoglie il pallone in zona offensiva e, dopo aver saltato tre avversari, incrocia col mancino un diagonale precisissimo, in rete con l'aiuto del secondo palo. In svantaggio, nel quarto d'ora che accompagna alla pausa la Sestese cresce leggermente, senza però trovare il guizzo giusto per rimettere tutto in discussione. La crescita si conferma anche in avvio di ripresa, segnata subito da un'occasione: Cesarano riceve il pallone sulla destra e crossa all'altezza del dischetto; Gusciglio stacca più in alto di tutti, ma conclude troppo centrale per impensierire Pinzani. Più limpida è l'occasione divorata al 55': Ruggiero riceve sulla sinistra, arriva sul fondo, ed effettua un cross rasoterra all'interno dell'area di porta; Pinzani prova a intervenire ma con scarsi risultati; allora Gusciglio s'allunga in scivolata per accompagnare il pallone nella porta incustodita, ma alza clamorosamente la mira. In questo frangente non è l'unico spavento per la Cattolica: Giannone intraprende un'azione in solitaria saltando una serie di avversari; e una volta raggiunto il limite dell'area serve Gusciglio, che, calcia di prima intenzione col mancino: l'ottimo intervento di Cercel sporca la conclusione in angolo. La Cattolica prende fiato e a dieci minuti dalla fine raddoppia con l'unico vero squillo della ripresa: sul lancio lungo di Pinzani direttamente dall'area di rigore Marzano manca completamente l'intervento; così Sciulli può involarsi verso la porta avversaria, puntare Xillo e calciare forte col destro sul primo palo. È l'acuto definitivo: la Cattolica vince, consolida il terzo posto, vede la coppa. Calciatoripiù: Xillo (Sestese), Mori (Cattolica Virtus)
Talvolta basta un dettaglio per svelare l'intera verità. Ufficializzato l'1-1, sulle tribune del Bartolozzi si diffonde ovunque il rammarico, una sola la frase urlata o sussurrata: «Avremmo dovuto vincere». Lo dicono i tifosi dello Scandicci, e ci sta; e lo dicono i tifosi del Tau Altopascio (d'ora in poi solo Tau: la carta costa), che sembrano non considerare i quattro punti di vantaggio a tre giornate dalla fine. È inutile provare a farli riflettere, sottolineare che così resta in mano un jolly enorme, che è indolore sbagliare una delle ultime tre partite: è inutile, perché per natura se pareggia il Tau non può dirsi soddisfatto. Eppure il pari è buono. Considerato il calendario d'entrambe le rivali, il pronostico d'inizio mese recitava che Gandini sarebbe stato favorito se fosse uscito da marzo con la testa davanti; anche avanti d'un solo punto. I punti sono quattro, e dunque il pari è buono. Eppure il Tau non s'accontenta: non s'accontenta perché è stato in vantaggio dal 18' al 71'; non s'accontenta, perché di questo Scandicci (contano, contano tantissimo i punti persi in casa con Montevarchi e Cecina, i punti persi a Coiano: anche se difforme per dinamica, il doppio 1-1 tra andata e ritorno conferma che tra le due rose lo scarto è minimo) è bene non fidarsi mai; soprattutto non s'accontenta, ed è questa l'intera verità, perché il Tau è programmato per vincere; ed è per questo che spesso vince. Piro lo aveva anticipato presentando la partita alla radio: nelle giovanili non si fanno calcoli; e dunque d'un pari il Tau non si sarebbe accontentato. Per la dimostrazione sono sufficienti cinque minuti scarsi e il lob di Mocanu dietro la difesa per il destro di Borracchini, che dal lato corto dell'area di porta colpisce male. È il primo dei due palloni buoni che gli capitano; tredici minuti più tardi il secondo varrà il vantaggio. Prima d'arrivarci però c'è molto altro, a partire dall'analisi delle scelte di Bernocchi: per tutta la settimana la Toscana s'era interrogata sulla posizione d'Alberto Pepe, se a centrocampo, segno chiaro d'una partita all'arrembaggio, o tra i tre d'attacco. Ebbene, Alberto Pepe non c'è: nel riscaldamento dà forfait, e lascia il posto a Unicori. È un posto da mezzala: Bernocchi aveva optato per una formazione offensivissima, Santini affiancato da Valencetti (nel recupero finirà espulso, chiusura triste d'una partita in cui dopo un quarto d'ora complicato Rotolo riesce a neutralizzarlo) e da Barattucci rispettivamente a destra e a sinistra. Sono proprio loro due, le due punte esterne, a confezionare le prime risposte dello Scandicci in due azioni consecutive sviluppate in un solo minuto, il 12': prima, dalla trequarti, col destro calcia Barattucci, favorito dal contrasto che Carone (partita strepitosa, la rete dell'1-1 è solo una delle pennellate) vince con Soldati sulla trequarti e neutralizzato dalla respinta di Zipoli (Gandini sceglie lui, Piagentini s'accomoda in panchina); poi col mancino calcia Valencetti, portato in pedana dal lancio profondo di Villoresi ripulito dal compagno di reparto: ampia la traiettoria, ben oltre il primo palo. Sul rinvio di Zipoli lo Scandicci recupera il possesso, e costruisce subito un'altra occasione da rete: combinano bene i tre della catena di destra, da Martinelli terzino a Bucciardini mezzala fino a Valencetti, che strappa fino al fondo e rasoterra cerca il secondo palo, protetto dall'anticipo favoloso di Vaselli che a Unicori non concede la deviazione vincente e neppure il calcio d'angolo. Il Tau non può accettare d'essersi fatto attaccare per tre volte in due minuti; pertanto imbastisce l'immediato contrattacco con la sovrapposizione di Rotolo, che dalla trequarti sinistra cerca il secondo palo e soprattutto Borracchini: di testa Carone lo anticipa, e rinvia il pallone ai venticinque metri dove Del Gronchio lo calamita col petto; poi di controbalzo costringe Hancu a intervenire in tuffo. Anche se ancora nessuno sapeva d'essersi messo a tavola, è l'antipasto del vantaggio: è delizioso il traversone morbido e profondo che, invitato da Del Gronchio, con l'interno destro Mei pennella dalla trequarti sinistra; formidabile il destro al volo di Borracchini, che sottoporta apre l'interno e spedisce il pallone tra il guanto di Hancu e il primo palo (18'). Per qualche minuto lo Scandicci sbanda, soprattutto in fase difensiva; e sbandando consente al Tau d'affondare di nuovo verso la porta: solo il fischio di Papale (impossibile dire se giusto o no: dalla tribuna incide la parallasse, e incidono le tifose che s'alzano per esultare coprendo tutto quello che compare in mezzo ai pali di sostegno), che ritiene in fuorigioco Mocanu sul filtrante di Borracchini, tiene aperta la partita; vano dunque lo sprint tra Andreucci e Villoresi, vano l'anticipo su Hancu in uscita (21'). Senza protestare neppure più di tanto, il Tau ci riprova quattro minuti più tardi col primo dei cinque calci d'angolo che conquista nell'arco di tutta la partita (dettaglio curioso: lo Scandicci non ne batterà nessuno): da sinistra a rientrare lo calcia il destro di Del Gronchio per Ficcanterri, che sbuca sul secondo palo ma sbilanciato manca lo specchio. Il doppio brivido scuote lo Scandicci, che da qui alla pausa s'impadronisce della mediana; cresce Ducci che, sempre più leader, dalla trequarti scucchiaia in area una punizione concessa da Papale per un fallo di Del Gronchio, ammonito, su Barattucci: Carone stacca in anticipo sulla difesa, ma di testa conclude alto (33'). Come prima dello svantaggio, lo Scandicci ci riprova recuperando il pallone sul rinvio di Zipoli e cercando subito di violare l'area di rigore: la combinazione tra Ducci e Bucciardini consegna il pallone a Barattucci, pronto nel servizio rasoterra per Santini la cui maglia s'allunga un bel po'. Rischia dunque Ficcanterri, peraltro autore dell'ennesima prova stratosferica; rischia, ma Papale decide che per quanto plateale la trattenuta non è tanto intensa da produrre un calcio di rigore. Dalla propria area i rischi Ficcanterri li trasla subito nell'area avversaria: è di nuovo perfetto il suo stacco su un calcio d'angolo da sinistra, stavolta Casini alla battuta; perfetto per tecnica, impreciso per mira (39'). È il penultimo episodio del primo tempo; l'ultimo coincide con un'altra decisione di Papale, stavolta palesemente errata: era fallosa la scivolata di Frediani, allo Scandicci manca una punizione dal limite. Se la sarebbe procurata Barattucci, che peraltro non riesce a rientrare e lascia spazio a Tellini; è la prima d'una serie di sostituzioni, che fino a metà ripresa rappresentano l'unica traccia sul taccuino. Gandini si gioca Matteucci, Vannacci e Materassi per Mei, Borracchini e Soldati; Bernocchi replica con tre ritocchi, due dei quali (il terzo è Dario Sarti, dentro per Bucciardini; fuori anche Unicori e Santini) confezionano l'azione del pari: sulla combinazione tra Tellini e Valencetti, che s'era accentrato da destra, il pallone giunge infatti a sinistra per Mascalchi, pronto al filtrante per Vezzosi; la sua sponda premia l'inserimento di Carone, che dal vertice sinistro dell'area di porta incrocia il mancino sul secondo palo. Così alla prima vera azione della ripresa (e non è passato poco: è il 70', già intaccato l'ultimo quarto) lo Scandicci si porta sull'1-1, che prova a trasformare nella scintilla con cui rivoluzionare l'esito della partita e del campionato. Non gli riesce: il Tau s'allarma, addirittura a tratti si fa schiacciare; ma d'occasioni se ne registra una soltanto: la punizione che da venticinque metri prima di farsi espellere (doppia ammonizione, in ritardo il tackle nell'area avversaria; polemico poi il saluto a Papale) col mancino Valencetti calcia verso il secondo incrocio, mancato d'una spanna. Non è abbastanza per accorciare in classifica, e probabilmente non abbastanza per impedire che dopo un anno di digiuno il Tau torni a vincere il campionato. Lo Scandicci però non può farsene una colpa: negli scontri diretti non ha mai perso (anzi, all'andata fu raggiunto solo nel recupero); ha tenuto vivo fino alla fine un campionato che altrimenti si sarebbe chiuso già a Natale, troppo lo scarto (lo dice la classifica, non i giornalisti) rispetto alle altre quattordici; e se nel mese d'aprile alla fine s'arrenderà sarà solo perché s'è dovuto confrontare con una squadra che, a +4 a tre giornate dalla fine, è così tanto costruita per vincere che non accetta di sentirsi dire che il pari è buono; eppure è buono, il pari è buono. Calciatoripiù : le sostituzioni chiamate da Bernocchi consentono allo Scandicci, che fin lì s'era affidato all'acume di Ducci e alla corsa di Bucciardini (ottimo anche l'ingresso di Dario Sarti , che lo sostituisce), di pareggiare la partita, ed evitare la capitolazione anticipata inevitabile con un eventuale meno sette; sono infatti Mascalchi e Vezzosi a consentire a Carone di segnare l'1-1, coronamento perfetto d'una partita fantastica. Resta tale anche se lo Scandicci non vince, se per pareggiare la rete di Borracchini (ventuno in stagione, meraviglia) ci vuole troppo, e dopo restano poco tempo e poche energie; resta tale perché davanti c'era una squadra formidabile con cui pochissime possono giocare alla pari, una squadra che può contare su Vaselli e Rotolo (partita clamorosa in copertura, commovente l'abnegazione) esterni d'una difesa che ha in Ficcanterri il proprio perno, su Del Gronchio a dare i tempi, su una mezzala come Mei; e poi su un centravanti in quel modo lì; perché poi alla fine il calcio si risolve in quella cosa semplice e difficilissima, fare gol; e i gol li fanno i centravanti.