Se mantiene questa media, facilmente calcolabile, a metà primavera finirà con trenta punti: dovrebbero bastare. Dopo aver fermato Affrico (2-2) e Sporting Cecina (1-1), l'Oltrera pareggia anche col Forte dei Marmi: lo 0-0 finale riassume bene una partita intensissima e ben approcciata da entrambe le contendenti, ma abbastanza povera di occasioni da rete. Il Forte dei Marmi la prima la costruisce già in avvio: è invitantissima la sponda di Filippo Bianchi per Juan Carlos Guidi, potente e angolato il tiro, efficace la parata di Francesco Baldini. Analoghe, anche se non difficilissime, sono quelle che cento metri più in là sfodera Vignali sia sul mancino rasoterra di Filippo Martini, sia sul tiro di Bertini inchiodato sulla linea sugli sviluppi di un corner: fa la differenza il piazzamento, visto che la distanza è breve ma l'esecuzione sempre centrale. Il primo tempo si risolve qui: avendo preparato bene la partita, l'Oltrera spesso costringe il Forte dei Marmi a impostare dall'ultima linea, scavalcando il centrocampo; così è più facile assorbirne gli urti, la cui intensità sale dopo l'intervallo senza però che produca occasioni autentiche. Ne nasce quindi una ripresa bloccata, disputata prevalentemente nella metà campo dell'Oltrera mai però veramente in pericolo; anzi, è una sua ripartenza a produrre la miglior occasione del finale: protagonista ne è Di Donfrancesco, che affonda bene in area ma calcia a lato di una spanna. Non basta per smontare lo 0-0; e il punto entrambe lo accolgono accennando un sorriso. Calciatorepiù: Sola (Forte dei Marmi).
Né di politici, salvo perversioni, né di mediani o terzini destri: le stanze degli adolescenti sono (erano?) tappezzate dei volti di cantanti e centravanti. La spiegazione è primordiale: è con loro, e col loro successo, che ci s'identifica negli anni in cui la personalità si forma; perché sono loro a muovere passioni profondissime e universali. Sulla magia della maglia col nove si potrebbero scrivere dieci enciclopedie; in una, la più recente, un paragrafo lo meriterebbe Arturo Piccioli, che con la quarta rete in tre partite consente all'Affrico d'agganciare lo Scandicci in cima alla classifica. Cambia dunque la coppia di testa: alla vigilia l'altra metà si vestiva di giallo e di rosso; ma la Cattolica Virtus, fin qui a punteggio pieno e decisa a recuperare l'antica egemonia, cade; e cade perché, pur disputando una partita attenta in difesa e intensa in mediana, manca sottoporta. Sono due i palloni buoni che capitano prima sul mancino e poi sul destro di Pinheiro Ferraz, il suo centravanti; a Piccioli ne basta uno per decidere il big-match di giornata, il secondo consecutivo vinto dall'Affrico. È stato molto diverso rispetto a quello di sette giorni prima: Vallini, che evidentemente ha studiato ogni azione del 5-2 sul Tau Altopascio, concede poca profondità a un attacco che sulle fragilità difensive aveva costruito il proprio exploit. Ma è stata diversa anche l'impostazione di Sozzi, che per sparigliare abbandona il 4-4-1-1 passando al 4-3-1-2 con Silvestri e La Greca mezzali, e Lika trequartista dietro Ala e Piccioli (fuori Vaggioli, Nutini e Ben Moussa; e, terzino destro per terzino destro, fuori anche Bonfanti per Agosti). Nell'undici iniziale i cambi sono cinque, e il quinto in realtà è il numero uno: out sia Lombardi sia Cosi (va in panchina, ma non è arruolabile), in porta si piazza Campanale. Sarà uno dei protagonisti; ma non è il primo a farsi notare. Già in avvio infatti l'Affrico sfiora il vantaggio sull'asse consueto, anche se a posizioni invertite: sul lancio di Silvestri è infatti Piccioli a vestirsi da seconda punta, e a servire al centro un pallone preziosissimo dopo aver raggiunto l'area di porta con lo sprint su Arcadipane; l'interno destro di Ala sembra pronto ad accompagnarlo in rete, ma l'opposizione di Matteo Rossi la tiene sgombra. Il sacrificio però ha un prezzo salatissimo: gli effetti del contrasto lo costringono ad arrendersi dopo appena 9'; il suo posto accanto a Cercel, sempre bello da vedere quando imposta e quando anticipa, lo prende Pecori. Del cambio forzato la Cattolica Virtus non risente: l'assetto è solido, ben strutturato; e nel momento in cui la terza linea si fa sorprendere da un'imbucata Rosi (male, molto male: sul piano tecnico e disciplinare, sulla personalità) fischia a Piccioli un fuorigioco che non ci sta. Già al 2' ne aveva punito uno molto dubbio; e al quarto d'ora scontenta anche la Cattolica Virtus non sanzionando l'evidente trattenuta di Bahry, che per evitare che si concretizzi una ripartenza su un angolo di Ala allontanato da Lazzeretti s'aggrappa alla maglia di Selvi. La posizione era defilata, quindi niente più che calcio di punizione e ammonizione; ma al calcio di punizione, e all'ammonizione di Bahry, la Cattolica Virtus avrebbe avuto diritto. Nella partita comunque resta ben presente, e a un istante dalla mezz'ora costruisce la prima vera occasione per il vantaggio: in posizione di sparo si porta Bindi, che dopo averlo armato sullo scarico di Arcadipane raccoglie il destro di Sciulli respinto da Figus e affonda sul fronte destro dell'area, da dove incrocia il diagonale; ma l'angolo della traiettoria e la poca convinzione di Lazzeretti, che partendo prima avrebbe trasformato il tiro in un assist a porta vuota, fanno sì che il pallone esca dalla parte sbagliata del palo lontano. Dell'intera partita è il momento migliore della Cattolica Virtus, che cento secondi più tardi ci riprova, stavolta da sinistra: a salvare l'Affrico e Iania, stranamente fuori posizione, ci pensa Figus (Lorenzo Vivarelli, che l'ha avuto a Scandicci, in tribuna apprezza), che sul lancio di Arcadipane passa davanti a Selvi e protegge l'uscita di Campanale, pulita sul pallone. È ugualmente efficace il tuffo a terra con cui al 40' s'oppone al destro secco di Bindi, di nuovo in pedana sul triangolo con Pinheiro Ferraz dopo una leggerezza di Bahry che aveva perso il pallone sulla trequarti; nel frattempo però l'Affrico aveva di nuovo sfiorato il vantaggio: solo il palo (alla fine i legni saranno due, a legittimare la vittoria) e il rimbalzo, che anziché spingere il pallone in porta favorisce la presa di Pinzani, negano a Lika la seconda rete stagionale dopo quella all'esordio con l'Oltrera (38'). Un'altra occasione da rete l'Affrico la crea proprio a ridosso della sirena, favorito dall'uscita incerta di Pinzani a chiudere lo scambio tra Bahry, Lika e Silvestri nello stretto; ma per la seconda volta in poco più di mezz'ora Ala si vede murare sulla linea, stavolta da Cercel decisivo nell'opporsi al suo destro violento destinato in porta nonostante il poco angolo di tiro. Per la rete dell'Affrico bisogna dunque farsi scivolare l'intervallo alle spalle e attendere il primo affondo della ripresa. Quella che decide l'incontro è una giocata all'apparenza semplice, un lancio di Bahry a scavalcare la difesa sulla corsia sinistra, ma efficacissima nel momento in cui all'altro capo della traiettoria trova Piccioli: lo sprint col timing giusto, a eludere qualsiasi ipotesi di fuorigioco, e il tocco morbido col destro a mezz'altezza una volta giunto in area valgono a lui la testa della classifica marcatori, e all'Affrico il sorpasso sulla Cattolica e l'aggancio allo Scandicci. Prima di ufficializzarli deve però trascorrere quasi tutta la ripresa, nella quale nonostante lo squilibrio nel punteggio il tema tattico resta identico; né lo modificano i cambi, anche se Vallini prova a forzare giocandosi il doppio centravanti: l'ingresso di Bonanni per Paganelli fa scivolare Bindi in posizione di regista, Agnorelli (fuori Lazzeretti) e Sciulli a coprirgli le spalle. La mossa potrebbe subito pagare; ma Pinheiro Ferraz, che sul lancio profondo di Bonanni s'era ben divincolato da Figus, apre malissimo l'interno mancino, e dalla zolla del disco del rigore non riesce neppure a far arrivare il pallone sul fondo (62'). È un errore che pesa; anche perché quando verticalizza l'Affrico rischia di causare ferite dolorose: Ala, che ci aveva già riprovato sull'invito di Silvestri (colpo di testa in anticipo sul primo palo, pallone alto), sfrutta la sponda di Piccioli, arretrato fin nella metà campo difensiva per ricevere il servizio di Nunziati (aveva rilevato Lika), per coprire i cinquanta metri con un tempo da record del mondo e conquistare l'ultima linea; da lì col mancino dipinge una traiettoria che è una via di mezzo tra un tiro e un cross e che scavalca Nunziati, incerto, ma che si spezza contro la traversa (69'). Il secondo legno consente alla Cattolica Virtus di restare aggrappata alla partita: Pinheiro Ferraz cerca di pareggiarla portandosi al tiro sull'avanzata di Bindi e la marcatura leggera di Bahry, che gli consente di far sfilare il pallone e d'incocciarlo col destro per incastrarlo nell'angolo basso; ma Campanale è reattivissimo, e col corpo lo protegge (72'). La Cattolica Virtus ci riprova dopo quasi un quarto d'ora, che scivola via tra mille interruzioni e zero azioni; poi l'ennesimo fischio sbagliato di Rosi (male, malissimo), che alza il bracco sinistro anziché il destro e inverte un fallo sulla trequarti (Iania l'aveva subito da Papi, subentrato a Selvi; non commesso), le consegna una punizione invitantissima nei pressi del vertice destro dell'area di rigore; se ne incarica Giaquinto che chiama lo schema, spezzato dal rinvio deciso dello stesso Iania. Due minuti più tardi però la sua troppa irruenza, che gli costa anche l'ammonizione, concede alla Cattolica Virtus un'altra punizione, stavolta dalla zona centrale della trequarti: dal cross di Bindi prolungato dalla sponda di Bonanni potrebbe nascere l'occasione del pari, cancellata da Agosti che con una diagonale strepitosa impedisce ad Agnorelli di scaricare il destro in porta. Nonostante il lungo recupero, nel quale Rosi (male, malissimo) nega alla Cattolica Virtus un calcio d'angolo evidente e ferma Piccioli lanciato a rete da Bonfanti (la posizione era buona, stremato Cercel non era riuscito a salire), è l'ultima azione che consente d'ipotizzare il pareggio. Poi l'Affrico non rischia più niente; anzi, va vicinissimo al raddoppio col mancino strozzato di Ala, al tiro dal limite dopo un dribbling sul milionesimo scarico di Piccioli, il cui poster qualcuno sta pensando di impiegare come definizione ostensiva di centravanti perfetto. Calciatoripiù : è in attacco che la Cattolica Virtus perde il confronto diretto. Dietro in qualche modo aveva resistito, Cercel a garanzia dell'assetto; e fino alla trequarti il pallone era riuscito a portarlo grazie soprattutto agli inserimenti di Bindi , sopraffino sia da mezzala sia da regista nell'ultima mezz'ora. Ma a segnare fatica; anzi, a tirare in porta fatica; e quando ci riesce Campanale ribadisce che con un fisico in quel modo e una tecnica in quel modo un anno in meno è giusto un numero. Da secoli si dice che le partite, e ogni tanto i campionati, si vincono con la qualità dello scheletro centrale. L'Affrico ce l'ha sopraffino: perché Borgheresi , che più che regista è mediano, disputa una partita commovente per abnegazione; perché Iania , la fascia tricolore portata con fierezza, è lo stopper su cui tutti gli allenatori vorrebbero contare; e perché a calcio si vince con chi fa gol, e Piccioli gol lo sa fare. Se ci s'aggiunge che anche chi non è un habitué dell'undici titolare sfodera prestazioni eccellenti (nel finale la chiusura di Agosti è decisiva), si capisce come mai dopo il mezzo passo falso nella gara d'esordio l'Affrico di Sozzi sia già piombato in testa alla classifica.
Nessuna delle due sa ancora vincere; ci sta che s'accontentino del pareggio. Continua a tendere al grigio l'inizio autunno di Seravezza e Sporting Cecina, ancora alla ricerca del primo successo; il 2-2 finale però almeno è utile per muovere la classifica d'entrambe, che si sganciano dal Venturina e lo lasciano appiccicato da solo all'ultima posizione. Maturato per intero nel primo tempo, il pari è giusto; qualche rimpianto in più lo coltiva lo Sporting Cecina, in vantaggio due volte (doppietta di Monaco, prime reti con la nuova maglia) e in superiorità numerica per l'ultimo quarto di gara: Rolla, che non è della scuola d'Italiano, preferisce essere espulso che concedere una rete, e strattonando Yasser Dardar sul corto retropassaggio di Manfredi salva i suoi dalla capitolazione in cambio di quasi mezz'ora di sacrifici. La mossa va a buon fine: nonostante l'uomo in meno il Seravezza riesce a difendere il 2-2, e non ripensa più all'ottimo avvio che avrebbe potuto portarlo in vantaggio e dare alla partita una sterzata diversa; resta nel libro degli enigmi l'ipotetico andamento se Giannelli o di testa Lorenzo Bianchi fossero riusciti a centrare lo specchio. Decisamente più preciso è Monaco, che al primo pallone buono porta avanti lo Sporting Cecina: controllo orientato sul traversone da sinistra, mancino secco e pallone in rete. A reagire il Seravezza impiega quasi un quarto d'ora; ma la giocata che ne produce il pari ricompensa dell'attesa: è incantevole il traversone di Masala da sinistra, allo stesso modo dell'inserimento di Fanti che calciando al volo chiude in porta l'azione dell'1-1. Per raggiungere l'intervallo c'è ancora una ventina di minuti, riempiti da un'altra rete a testa: Monaco riporta avanti lo Sporting Cecina con un diagonale efficacissimo, stavolta di destro, a capitalizzare il filtrante di Lega; Lorenzo Bianchi pareggia sfruttando il velo di Giannelli sul traversone di Simonini da destra. Il 2-2 alla pausa fa presagire qualche altro scoppiettio nella ripresa, segnata però soltanto dall'espulsione di Rolla a tamponare la sciocchezza di Manfredi, dalla pressione crescente ma sterile dello Sporting Cecina e da due ripartenze del Seravezza, che non riesce a completare la rimonta né con Giannelli (pallone alto) né con Casolare (a lato). Ma considerato com'è andata anche un punto torna buono. Calciatoripiù : fino a metà ripresa la coppia centrale del Seravezza s'era ben disimpegnata; ma l'errore di Manfredi provoca l'espulsione di Rolla, e dunque nessuno dei due può finire nella lista di cui invece fanno parte Fanti , in rete al rientro dopo lo stop, Lorenzo Bianchi (Seravezza), che al 2-2 associa una ripresa di grande sacrificio, non più mezzala ma terzino per tamponare l'inferiorità numerica, e ovviamente Monaco (Sporting Cecina), che con la doppietta in mezz'ora scarsa aveva provato a costruire la prima vittoria stagionale.
Fin qui era in credito: c'era un discreto profilo d'ingiustizia nell'unico punto raccolto nelle prime due partite. Al terzo tentativo il Capezzano si scuote, e battendo 3-1 il Csl Prato Social Club lo sopravanza, dando uno spessore diverso alla propria classifica. Per farlo ha avuto bisogno di ogni grammo del proprio carattere: aveva chiuso il primo tempo in vantaggio grazie alla freddezza di Della Bona, che aveva convertito il rigore concesso da Mellini per un fallo di mano (35') massimizzando così la resa delle occasioni da rete. È l'unica che si registra nell'arco di tutto il primo tempo: alla propria superiorità territoriale, che lo aveva portato spesso e facilmente sulla trequarti, il Capezzano non era riuscito a far seguire imbucate in area. Bada invece all'essenziale il Csl Prato Social Club, cui per pareggiare basta l'episodio giusto: sbaglia tutto Dettori, che anziché rinviarlo lontano cerca di coprire il pallone attendendo l'uscita di Pensabene; e dopo esserselo fatto sgraffignare strattona vistosamente Vito, concedendo a Mema l'opportunità di pareggiare dal dischetto. Missione compiuta, terza rete in tre partite: in avvio di ripresa il Capezzano si vede di nuovo invischiato in una partita appiccicosa. Ma ne esce alla grande. Gli bastano sei minuti per costruire l'azione del nuovo vantaggio: lo segna Benedetti, servito sottoporta da uno schema che Maffei chiama dalla panchina, e che vede Donati aprire lateralmente per Graziuso pronto a sprintare sul fondo per il traversone vincente. Di nuovo in svantaggio, stavolta il Csl Prato Social Club decide d'aumentare la pressione offensiva e costruisce due nitide occasioni per il pari; non le concretizzano né Ballerini, il cui colpo di testa sfila a lato, né Alessio Gori, cui solo una deviazione nega lo specchio. Lo trova invece Llambjon Qytyku, all'esordio stagionale; e troverebbe anche la rete; ma è evidente che la posizione di partenza è oltre la linea del penultimo avversario: ben piazzato, Mellini annulla. Si chiude invece col fischio di convalida la giocata con cui a recupero avviato Verona Fornaciai cristallizza il successo: dopo aver vinto un contrasto con Daka, che indugia sulla propria trequarti, scarta Ciolfi che gli s'era fatto incontro alla disperata e accompagna il pallone nella porta ormai incustodita. È il 3-1 che manda in archivio la contesa: il Capezzano s'è finalmente ricordato come si fa a vincere. Calciatoripiù: Benedetti, Donati (Capezzano), Ballerini (Csl Prato Social Club).
Tutto faceva pensare che dopo la vittoria contro la Sestese la Floria scendesse in campo convinta a prendere i tre punti con facilità; ma, è storia nota, le partite vanno vinte in campo, non guardando le classifiche: vince infatti (1-2) l'Atletico Lucca, che dopo due sconfitte consecutive abbandona l'ultima posizione. È però la Floria a partire meglio: all'8 Migliorini si smarca bene e calcia, Giulianetti blocca. Dopo un tiro di Marini alto da buona posizione, al 20' il punteggio si sblocca secondo pronostico: Giulianetti non trattiene un cross da destra; ad avventarsi sul pallone il più lesto e Migliorini che di testa segna l'1-0. Il primo tempo è un soliloquio della Floria, vicina al raddoppio sia con Morales (bomba al volo fuori di poco, 38') sia con Fiorini, ben smarcato da Migliorini: tiro di poco alto sopra la traversa (40'). L'1-0 resta intatto fino all'episodio chiava della ripresa, un affondo Raglianti contrastato da Agnoloni una volta entrato in area: all'apparenza l'intervento è pulito, sul pallone; non così per Norci che tra le proteste della Floria lo punisce col rigore. Dal dischetto pareggia Bonelli. La Floria accusa il colpo e al 70' finisce in svantaggio: intervenendo in spaccata su un cross Nannizzi insacca la rete del'1-2. Reagire è obbligatorio: al 76' ci prova Migliorini con una punizione dal limite, parata da Giulianetti. La Floria ci riprova allo scadere con un'altra punizione, stavolta calciata da Lenzi: il pallone esce di pochissimo, e con lui le residue speranze di rimonta. Ma, per quanto punita dagli episodi, la Floria deve rimproverarsi innanzitutto con sé stessa per aver giocato a ritmi bassi.
Neopromossa non vuol dire nulla. Il calcio funziona anche perché non c'è ranking: nello stesso campionato tutte le squadre partono alla pari. L'Aquila Montevarchi quindi fa bene a non porsi limiti: dopo la sconfitta interna all'esordio con lo Scandicci, ha vinto due partite di fila grazie alle quali si piazza a un punto dalla coppia di testa. Dopo l'Atletico Lucca batte il Venturina, di nuovo segnando tre reti; stavolta però anziché mantenere la porta inviolata ne subisce due, che tengono elevate le emozioni fino alla fine. Ad alimentarle, insieme alla perfetta direzione di Mancini, contribuisce l'andamento: nel primo quarto l'Aquila Montevarchi costruisce almeno cinque occasioni da rete, ma con le due parate su Bartalini e poi su Carotti e Pacifico, pericolosi sui calci d'angolo, Tanganelli si candida al premio per il miglior protagonista. Dove non arriva lui il Venturina s'affida alla sorte: il rumore del metallo, contro cui incoccia il tiro sferrato da Galastri da una quindicina di metri, fa capire che la preghiera è andata a buon fine. Mantenuto lo 0-0 alla fine di venticinque minuti d'apnea, il Venturina comincia a sfoderare un buon palleggio; e alla mezz'ora costruisce, clamorosa, l'occasione del vantaggio: la spreca Ontani, che recupera il pallone alla difesa ma poi non riesce ad alzare il pallonetto su Lapi, reattivo nel chiudergli lo specchio. Anche se non lo sblocca, l'episodio comunque scuote il match; e fa capire al Venturina che può contare su un discreto carnet di soluzioni per far male. Quella che funziona meglio nasce da uno dei classici schemi con cui Fabio Bucciantini ha preparato le punizioni laterali; il resto lo fanno la tecnica di Giacomo Bicocchi e lo stacco di Paolini, che di testa gira il pallone in porta. Ma lo 0-1 resta vivo giusto una manciata di minuti: la difesa del Venturina si fa cogliere impreparata da un calcio d'angolo fatto spiovere sottoporta, e allontana male e corto; il pallone lo raccoglie Degli Innocenti, che converte in rete quanto c'è di più simile a un rigore in movimento. È la rete dell'1-1, risultato che accompagna la partita alla pausa; al riavvio si fa preferire l'Aquila Montevarchi, che colpisce un altro palo con una punizione di Galastri e spinge così a lungo da completare la rimonta a un quarto d'ora dalla fine. Peri può esultare, perché la sua intuizione si rivela vincente: è infatti Bartolini, entrato da qualche attimo, a risolvere una mischia nata dall'ennesimo angolo non allontanato; il suo diagonale feroce da posizione defilata condanna alla resa Tanganelli, reattivissimo un istante prima sul pallone schizzato fuori da un groviglio di mille scarpe. Lo svantaggio fa male al Venturina, che due minuti più tardi si ritrova quasi fuori dalla partita: sul traversone di Pacifico dalla destra irrompe Galastri, che di testa gira il pallone dalla parte giusta del palo lontano. Ma anche il 3-1 dura pochissimo: alla ricerca della quarta rete, l'Aquila Montevarchi si fa sorprendere da una ripartenza imbastita da Musli e finalizzata da Ontani. A nove minuti dalla fine il divario torna dunque minimo, e il Venturina comincia ad accarezzare il sogno della controrimonta; il pallone buono per renderla effettiva capita sui piedi di Imperato, che però in pieno recupero lo sparacchia alto da una posizione splendida. Ma, considerati numero e qualità delle parate di Tanganelli nei primi venticinque minuti, un risultato diverso dalla vittoria del Montevarchi sarebbe stato difficilmente spiegabile. Calciatoripiù: Bartolini (Aquila Montevarchi) entra e segna la rete che completa la rimonta indirizzando una partita cui le parate di Tanganelli (Venturina) avevano provato a dare un tono diverso.
Fino alla penultima azione era da solo in testa, a punteggio pieno, forte della rete di Valencetti in avvio; le notizie arrivate da Soffiano avevano fatto il resto. Ma un'azione basta per infrangere un sogno, o quantomeno ridimensionarlo: al 95' lo Scandicci si vede raggiungere dalla Sestese, che evita la seconda sconfitta consecutiva e soprattutto gli impedisce di fregiarsi del titolo di capolista solitario; l'abbraccio dell'Affrico è appiccicosissimo. Ma se n'accorge soltanto in coda a una partita aperta da una serie d'azioni all'attacco. La prima la crea dopo 9', quando Barattucci riceve sulla trequarti e di prima intenzione serve Valencetti con un pallone a scavalcare la difesa: in questo modo si presenta solo davanti a Xillo, che resta glaciale e con un ottimo intervento spedisce il pallone in angolo. Ma il vantaggio è rimediato di due minuti appena: dia impostare è di nuovo Barattucci, ispiratissimo, che smarcatosi sulla trequarti avversaria apre di prima intenzione per Alberto Pepe; il suo sprint si chiude con lo scarico al limite per Carone, la cui conclusione sporcata dalla difesa diventa un assist per Valencetti a due passi dalla porta: di lì è facilissimo schiantare il pallone sotto la traversa. Sbloccato il punteggio già all'11', lo Scandicci cerca subito la rete del raddoppio con lo scatenato a Valencetti che per due volte parte largo sulla destra, taglia dentro il campo e tenta la conclusione di mancino; entrambi i tentativi però non impensieriscono Xillo. Per la prima conclusione della Sestese bisogna attendere il 28' e un pallone in profondità per Pomponio: sulla chiusura della difesa il pallone finisce nei piedi di Cesarano, che calcia di prima intenzione senza però imprimere abbastanza potenza per creare problemi a Hancu. Molto più pericoloso è lo Scandicci al 31', quando si libera di un avversario e arriva sul fondo, da dove serve il pallone sul primo palo: lo raccoglie Valencetti che prova a girarlo verso la porta con una tiro di mancino, abbondantemente a lato. La Sestese replica al 40', sugli sviluppi di un corner battuto all'altezza del dischetto e allontanato di pugno da Hancu, che in uscita libera l'area: di testa Cesarano ripropone il pallone in area per Ruggiero, che si vede murare il tiro indirizzato verso la porta lasciata incustodita; un rimpallo favorisce Pomponio, che di prima intenzione calcia a lato. È l'ultima emozione del primo tempo, che termina quindi col vantaggio ospite. Dopo l'intervallo lo Scandicci riprende da dove aveva lasciato: i primi dieci minuti dal riavvio ne evidenziano un dominio pressoché totale, condito da una manciata di tiri senza esito. Ancora in partita, al 58' la Sestese spreca un'occasionissima per trovare il pareggio: completamente sbagliato, il retropassaggio di Carone diventa un assist per Pomponio, che scarta Hancu ma sbaglia clamorosamente l'appoggio sul Ruggiero. Anche se sprecata, l'occasione si rivela comunque un'iniezione di fiducia per la Sestese. I ritmi si alzano: Bonezzi salta due uomini sulla sinistra e serve Biscardi, che mostra un'ottima visione di gioco trovando Cesarano liberissimo sulla destra: dribbling e tiro, Hancu copre bene il primo palo e si rifugia in angolo. Al 66' lo Scandicci rischia di nuovo, e non poco, sugli sviluppi di un calcio di punizione profondo battuto da Xillo direttamente verso l'area avversaria: l'attacco della Sestese tenta più volte di concludere a rete, ma la difesa si immola e mura la porta. La partita si infiamma, e la Sestese inizia a crederci sempre di più: Cesarano salta due avversari al limite e serve Gusciglio, che in area controlla e calcia sul primo palo trovando di nuovo la replica di Hancu. Ne nasce un calcio d'angolo, crossato teso all'altezza del dischetto: colpisce di nuovo Gusciglio, che di testa anticipa tutti ma sfiora il palo e manda il pallone ad accomodarsi sul fondo. Inizia il recupero, e la Sestese va vicinissima al pareggio: Giannone batte forte e teso una punizione nella metà campo avversaria; il pallone sbuca dalla mischia indirizzato all'angolo, ma con un ottimo riflesso Hancu sventa il pericolo e mantiene il risultato invariato. Dall'angolo nasce l'1-1: dopo una serie di rimpalli intorno al disco del rigore il pallone finisce tra piedi di Prota, che colpisce con la punta e lo spedisce sotto l'incrocio. È il 95', resta ancora da giocare qualche minuto; e lo Scandicci potrebbe clamorosamente tornare avanti e riprendersi il primo posto solitario: il pallone buono capita sul destro di Alberto Pepe, che sbuca in solitudine davanti a Xillo decisivo nel respingere sia il primo tiro sia la ribattuta di testa. È la parata che sigilla l'1-1 e contribuisce a rivoluzionare almeno in parte la testa della classifica. Ora insieme allo Scandicci c'è l'Affrico scudettato. Calciatoripiù: Cesarano (Sestese), Valencetti (Scandicci).
Era l'unica reazione possibile. Qui, anche se dietro continua a concedere qualcosa, comincia il campionato del Tau Altopascio dopo il pari all'esordio contro il Forte dei Marmi (ricorso respinto, presentato troppo tardi) e l'inattesa débâcle sul campo dell'Affrico. La partita buona è la terza: pur capace di rimontare due volte il vantaggio avversario, la Lastrigiana esce sconfitta 3-2 e perde l'imbattibilità stagionale cui finora l'avevano destinata una vittoria interna e l'1-1 di Capezzano. Benfari si dispiace soprattutto per le cattive letture difensive che hanno generato le tre reti: non è solo il Tau Altopascio, che però è andato molto meglio rispetto a dieci giorni fa (peggio era difficile; e pesa in positivo la decisione di schierare titolare Ficcanterri per Frediani: con lui di fianco Vas ritrova qualche certezza in più), a dover lavorare sulla fase di non possesso. Per accorgersene bastano un quarto d'ora e la prima vera occasione dell'incontro: nessuno della Lastrigiana riesce ad allontanare il pallone da una mischia accesa da un filtrante; la risolve Montapponi, con il tiro in corsa che gli vale la seconda rete di fila. Ma alla fine del primo quarto il Tau torna a evidenziare difficoltà che sperava risolte: sul lancio di Sollazzi la linea difensiva non riesce a tenere il passo di Burroni, al cui diagonale Piagentini è costretto ad arrendersi. All'intervallo però il Tau Altopascio è di nuovo in vantaggio: Saracini considera fallosa l'uscita di Lascialfari, che al limite dell'area (forse fuori?) cerca d'anticipare Mocanu e calcia sia il pallone sia il suo piede; tanto basta per il rigore, che glaciale Mei converte nel 2-1. Di nuovo costretta a inseguire, nella prima metà della ripresa la Lastrigiana ha il merito di rimanere attaccata alla partita, e di tornare a produrre azioni offensive nel momento in cui il Tau Altopascio le concede un po' di spazio. La rete del secondo pari è un premio adeguato: la segna Sollazzi, +4 al Fantacalcio, con un'azione personale condita da una discesa a sinistra e da un diagonale incrociato sul palo lontano. Ma per far festa la Lastrigiana non ha tempo: sulla ripresa del gioco e la quasi immediata verticalizzazione della mediana avversaria Gomma legge male una situazione facile, e anziché temporeggiare prova l'anticipo; da problema nasce problema, perché lo buca e consente a Borracchini di filare verso la porta. Se nel calcio i rimbalzi non contassero il palo salverebbe la Lastrigiana dalla sconfitta; ma i rimbalzi contano, e Casini lo sfrutta per trasformarlo nel 3-2 finale. Allo scadere manca ancora una ventina di minuti; la Lastrigiana prova a sfruttarli facendo salire i difensori sui calci da fermo, ma né Gomma di testa né Maxharri riescono a incidere. Dunque si muove la classifica del Tau Altopascio, che dopo un avvio in affanno sale a quattro punti. La vetta non è distantissima, e non potrebbe esserlo visto che il campionato è iniziato da tre settimane e che non c'è nessuna squadra a punteggio pieno; ma in mezzo si sono già frapposte in tante. Da ciò deriva un obbligo assoluto: far conto di aver già sprecato tutti i bonus del girone d'andata. Calciatoripiù: Montapponi sblocca il risultato, dopo la doppia rimonta con Sollazzi (Lastrigiana) protagonista Casini (Tau Altopascio) lo sigilla: per lui, partito in panchina e inserito a gara in corso nel momento in cui Gandini ha bisogno d'aumentare la qualità tra la mediana e la trequarti, segnare la rete decisiva è il riscatto perfetto.