«È andata com'è andata». Bisogna vederlo quattro volte per capire che, messi da parte russi cattivi e viaggi nel tempo, Tenet si riduce a questa formula: da qualsiasi punto lo si guardi, esiste un solo possibile passato. Dunque, ci dice Nolan, ha senso agire («È un'espressione di fiducia nella meccanica del mondo, non una scusa per non fare niente»); non ce l'ha fantasticare sugli eventuali scenari alternativi. Perlomeno non ne ce l'ha se dalla speculazione intellettuale (Barbero insegna: immaginarsi come sarebbe andata se Napoleone avesse vinto a Waterloo ci aiuta a capire che è successo dopo che perse) si passa sul piano pratico; e dunque non ha senso chiedersi come sarebbe andata se la Cattolica Virtus non fosse rimasta in dieci alla fine del primo tempo. Non ha senso perché questa partita s'è giocata una volta sola, Girolami ha espulso Arcadipane e il Tau Altopascio ha vinto 1-3; eppure il dubbio, gigantesco, rimane. Rimane, perché nella prima mezz'ora s'era intuito che tra le due squadre non corrono due reti di scarto; che l'identico numero di punti alla vigilia raccontava più che un accordo felice di situazioni analoghe. Cattolica Virtus e Tau Altopascio sono due squadre molto diverse; eppure sono più simili di quanto possa fotografare un occhio non allenato, che s'accorge delle differenze (tanta tecnica vs grande fisico; fuorigioco esasperato vs difesa in area) e si scorda delle somiglianze. Ce ne sono tante, a partire da un sistema di gioco affine (sia Vallini sia Gandini scelgono il 4-3-1-2, con la qualità di Mori e di Casini a tamponare Del Gronchio e Paganelli) per finire all'aspetto più importante: sono entrambe squadre costruite per vincere. Si sa però che vince una sola; e per tenere viva la battaglia con lo Scandicci, che deve ancora recuperare la trasferta di Cecina, entrambe sapevano di non poter rallentare. In avvio sembra averlo più chiaro la Cattolica Virtus, che per una decina di minuti recupera il pallone tra le trequarti e l'area di rigore avversaria e impedisce al Tau di imbastire le azioni dal basso; la grande pressione produce però solo un tiro a lato, in pedana Pinheiro Ferraz dopo un dribbling su Frediani a rientrare sul destro (10'). Il Tau replica con due iniziative di Casini, una punizione calciata in mezzo alla barriera col destro al contrario e una verticalizzazione per Borracchini dopo un recupero alto (troppo leggero Cercel) in prossimità della linea laterale: prima tra i pali e poi in uscita, Pinzani blocca sereno. Non ci riesce invece Zipoli, che sostituisce Piagentini e che si vede costretto a respingere l'angolo con cui da destra il mancino di Arcadipane cerca d'insidiarlo direttamente (scelta comprensibile: sette giorni prima di lì Thomas Innocenti trovò la porta): ne nasce un rimpallo sporco, sul quale Ficcanterri si fa anticipare da Cercel. Più che la trattenuta può la ginocchiata sulla schiena: Girolami, vicino, valuta bene un contatto che dalla tribuna s'intuisce soltanto, e che solo le telecamere chiariscono; e fischiando il primo rigore della partita consente allo specialista Mori di aprire il destro rasoterra, e segnare l'1-0. È di nuovo lui, ora capocannoniere della Cattolica nonostante vesta il dieci e non il nove, ad alimentare le due occasioni costruite a cavallo della mezz'ora: è infelice l'esito (troppo stretto il destro rasoterra dopo il dribbling su Ficcanterri, che lo teme; stratosferica la diagonale di Vaselli sulla verticalizzazione che avrebbe mandato Selvi in porta), non l'idea. Poi d'improvviso, quando il primo tempo sembrava destinato a chiudersi con la Cattolica Virtus in vantaggio, il Tau pareggia: sulla giocata di Casini, che dal fronte sinistro del limite dell'area forse cerca la porta o forse no, Frangini e Cercel si scordano di seguire il movimento di Borracchini a tagliare verso la porta; e preso in controtempo Pinzani non può opporsi alla scivolata da zero metri, o giù di lì. È la rete del pari, e la prima svolta della partita. Per la seconda basta attendere che s'accenda Mocanu, che meriterebbe il rigore sull'uscita di Pinzani (era fallosa: sbaglia Girolami a concedere la punizione alla difesa) e che catapultandosi su un pallone giocato di prima da Rotolo attacca la profondità quanto basta per far attivare l'istinto di Arcadipane, e fargli dimenticare d'essere già stato ammonito. La trattenuta, palese, interrompe un'azione promettente: inevitabile la seconda sanzione, e l'inferiorità numerica cui la Cattolica è costretta per tutta la ripresa. Vallini tenta di tamponarla prima abbassando Sciulli in posizione di terzino destro; poi rinunciando a Mori per inserire Thomas Innocenti, e cambiando metà della coppia centrale: al riavvio di fianco a Cercel c'è Pecori, non più Frangini. Ma neppure le contromosse sono sufficienti a contenere il Tau, che in superiorità numerica si rivela incontenibile. La rete del raddoppio è quasi matematica: la segna Borracchini calciando in diagonale col destro da quindici metri scarsi; ma due terzi del merito se li prende Mocanu, che ripulendo col tacco la verticalizzazione di Vaselli apre la strada verso l'area di rigore (56'). Resta qualche dubbio sulla posizione di partenza, forse un passo oltre la linea che passa da Cercel e Giaquinto; ma Girolami considera tutto buono, e convalida. Così Gandini esulta due volte: per il vantaggio; e per la spettacolarità di un'azione verticalissima e tutta di prima. Ma neppure con l'uomo in più e la rete di vantaggio il Tau può dirsi certo di vincere; prova a ricordarglielo Sciulli, pericoloso sulla rimessa laterale di Giaquinto (troppo stretto il mancino dal vertice dell'area di porta, pallone a lato) e pericolosissimo sull'errore di Zipoli, che gli serve il pallone in area salvo recuperarlo con un'uscita coraggiosa. Il modo in cui sul dribbling Ficcanterri lo aveva sbilanciato (bella aperta la gamba sinistra) poteva valere il rigore; ma anziché fruirne la Cattolica Virtus lo subisce. Sul ribaltamento infatti Cercel chiude una buona diagonale su Mocanu con un retropassaggio scellerato, una sorta di lob che non potendo usare le mani Pinzani stoppa col petto. È una scelta rischiosa quando in zona c'è un centravanti come Borracchini, a caccia della tripletta: quasi inevitabile perdere il pallone, quasi inevitabile tentare di rimediare in scivolata, inevitabile commettere fallo. Ma l'esito del duello successivo, identici i protagonisti, fa finire l'episodio nel cassetto degli errori perdonati: il secondo rigore parato dopo quello a Polli, chez Oltrera, tiene la Cattolica Virtus ancora in partita; e ci rimane anche sulla ribattuta di Mei, respinta dal legno. Per quanto glorioso, è però un episodio che anziché un paragrafo nella storia del campionato si guadagna soltanto un rigo di cronaca: per farsi perdonare (ma ne aveva davvero bisogno?) Borracchini impiega giusto undici minuti; poi calciando al volo con l'interno destro sbatacchia in porta la punizione che Vannacci aveva catapultato in area col mancino dalla trequarti, e che Cercel (quattro azioni prima gli aveva neutralizzato il pallonetto favorito dal lancio di Mei) aveva provato a sporcare. Si diceva in apertura: è andata com'è andata, e non ha senso chiedersi come sarebbe andata se fosse cambiato qualche dettaglio. Non ha senso, ma viene comunque da farlo: perché rimane gigantesco il dubbio sullo sviluppo dell'ultimo quarto d'ora se anziché sulla traversa la punizione di Paganelli dai venti metri (fallo su Bonanni, che aveva rilevato Pinheiro Ferraz) fosse finita in porta (78'). È andata com'è andata, e non esiste futuro alternativo: vince il Tau, vince e nel finale legittima il successo col diagonale di Montapponi (sull'1-2 aveva rilevato Mocanu, grande protagonista) che sul filtrante di Nesti calcia a lato d'una spanna scarsa. Non esiste futuro alternativo, né tornelli per cambiare il passato: il Tau ha vinto, e prova a scappare insieme allo Scandicci. Il settimo successo consecutivo vale la fuga di coppia; sul calendario di Gandini, che dopo un avvio complicato ha architettato una squadra quasi perfetta (anzi, stratosferica: che l'analisi degli episodi non metta in dubbio la legittimità del successo), ora spunta un altro circoletto rosso. Calciatoripiù : per mezz'ora la Cattolica Virtus manda in apnea il Tau Altopascio; e lo fa grazie alle geometrie di Paganelli e alla qualità di Mori , che Vallini lascia negli spogliatoi soltanto per esigenze tattiche: dopo l'espulsione di Arcadipane c'era da ridisegnare la difesa. Ma già in parità numerica il Tau era venuto fuori: Rotolo (mezzala sinistra, posizione interessante già provata un paio di volte) e Mei avevano preso possesso della mediana; e alle chiusure Vaselli aveva cominciato ad abbinare discese e verticalizzazioni, che culmineranno in quella dell'1-2. È la seconda delle tre reti che segna Borracchini (irrilevante il tiro moscio sul calcio di rigore), e la più spettacolare: il colpo di tacco di Mocanu , prezioso nel primo tempo (è lui a costringere la Cattolica Virtus in dieci) e devastante nella ripresa, indirizza la partita dove il Tau voleva da settimane.
Assalto respinto. Anzi, respinto e convertito nella forza per prendere lo slancio. Oltre che un derby, quello del Buon Riposo era uno scontro diretto per la salvezza: lo vince il Capezzano, che torna al successo (1-2) dopo tre sconfitte (zero punti con Cattolica, Oltrera e Aquila Montevarchi, anche se elaborate con un po' di ritardo le immagini hanno detto che avrebbe dovuto essere uno: dopo lo schianto sulla traversa, nell'ultimo minuto della penultima partita la punizione di Verona Fornaciai era rimbalzata dentro di trenta centimetri) e spinge lontano il Seravezza, ora terzultimo soltanto per i guai del Forte dei Marmi. Sul piano tecnico non è stata una partita entusiasmante; il Capezzano però l'approccia meglio, e passa alla mezz'ora con la volée mancina di Ouadjaout che capitalizza il traversone di Federighi. Sulla sua testa capita immediatamente il pallone buono per il raddoppio: ma la mira da bomber è meno precisa di quella da rifinitore, e sull'invito di Parigi il pallone finisce a lato. Sulla ripresa del gioco il Seravezza pareggia, approfittando di un'incertezza di Pensabene che non riesce a trattenere un pallone facile: lo cattura Fanti, per appoggiarlo in porta da distanza ravvicinata. L'1-1 galvanizza il Seravezza, che chiude il primo tempo all'attacco; ma anche se di poco la punizione di Ricciotti, l'occasione migliore per completare la rimonta, sfila accanto al palo. È l'ultima circostanza in cui il Capezzano rischia; nella ripresa si gioca solo nella metà campo del Seravezza, che alla fine del terzo quarto finisce di nuovo sotto: la partita la decide Ndyaie, che da una ventina di metri imbulletta al sette un pallone servitogli dalla giocata di Donati. Consapevole che in un campionato così aperto il vantaggio di misura non è mai abbastanza, nella mezz'ora scarsa che segue il Capezzano non si limita ad amministrare; ma solo davanti a Biancardi (esplosivo nella prima circostanza; graziato la seconda) per due volte Federighi manca la rete della sicurezza. Si resta dunque col risultato appeso, ma solo all'apparenza: il Seravezza non s'avvicina più all'area avversaria; e il Capezzano vince e si sgancia. Calciatoripiù : per ottenere punti al Seravezza non basta l'1-1 di Fanti , ora capocannoniere stagionale con tre reti; è soprattutto in mediana, dove signoreggia Donati , che il Capezzano vince la partita. E se combatte così a Federighi (splendido l'assist per lo 0-1) si possono anche perdonare la fretta e l'imprecisione sottoporta.
Missione compiuta, compiutissima. Un solo obbligo aveva l'Aquila Montevarchi nella giornata che metteva davanti le quattro rivali per il primo posto: battere il Csl Prato Social Club, e possibilmente guadagnare una posizione. Le riesce tutto: il 7-0 finale, risultato insolito nell'élite una volta sparito l'Armando Picchi, le consente di scavalcare l'Affrico, e di mantenere quattro i punti di distanza dalla coppia di testa in attesa che lo Scandicci recuperi la trasferta di Cecina. L'ampio scarto però rischia d'oscurare lo sviluppo della partita: il Csl Prato Social Club ha tenuto il pari per tutto il primo tempo, e l'1-0 fino al 70'. Solo il crollo fisico (forse inevitabile: c'era stato da correre molto per tamponare una squadra così forte) produce reti a valanga: tra il 70' e il 90' (si chiude senza recupero) l'Aquila Montevarchi segna sei volte. L'avvio però cela bene l'epilogo: nel primo tempo il Csl Prato Social Club, che rischia soltanto su una discesa di Galastri sulla sinistra (di pochissimo ampio il diagonale di Ciaperoni, servito a rimorchio), costruisce addirittura l'occasione del vantaggio con Mema, che recuperato il pallone sulla trequarti affonda verso l'area da dove grazia Lapi. Non è abbastanza per ferire il Montevarchi, che alla prima azione della ripresa passa in vantaggio: pesa l'autorete di Amantea, che batte Brighetti nel tentativo d'anticipare Rossini sul traversone di Lamaj. Costretto a inseguire, abitudine infelice, per reagire il Csl Prato Social Club s'affida a un pallone inattivo calciato profondo dalla mediana; ma in tuffo Lapi s'oppone al colpo di testa di Bracco, e sulla ribattuta Ballerini non trova la porta spalancata. È un episodio che pesa, perché la spia che segnala il serbatoio quasi vuoto sta per accendersi: la intravede Galastri, la intravede e ne approfitta scattando sul pallone verticale di Ciaperoni, facendosi travolgere dall'uscita di Brighetti (ammonito, giusta la decisione di Finoia: dogso depenalizzato) e battendolo con un rigore impeccabile (70'). Il punteggio dunque passa sul 2-0, misura che regge solo per tre minuti: poi, allungando la zampa sul traversone di Lamaj, Pacifico introduce uno scorcio che lo vede protagonista assoluto. Nei sette minuti che seguono segna infatti altre due volte, entrambe di testa (perfetto il traversone di Ciaperoni nel primo caso). Alla fine del tempo regolamentare mancano ancora dieci minuti esatti, e il Csl Prato Social s'è ormai arreso: l'Aquila Montevarchi ne approfitta allungando col diagonale di Galastri, pescato in profondità, e con la prima rete stagionale di Ajighevi, che sbucando sul secondo palo sull'ultimo calcio d'angolo della partita usa l'interno per fissare il punteggio sul 7-0. È un messaggio chiaro: occhio a pensare che il campionato sia un affare a quattro, tantomeno a due. Calciatoripiù: Galastri e Pacifico segnano cinque delle sette reti dell'Aquila Montevarchi.
È una squadra imprevedibile; e come tutte le squadre imprevedibili può perdere partite assurde e vincerne altre contro ogni pronostico. Era successo già al Lapenta contro l'Affrico; a distanza di tre settimane, dopo due sconfitte per 2-0, l'Atletico Lucca si ripete approfittando delle difficoltà del Forte dei Marmi, che la giustizia sportiva ha precipitato all'ultimo posto in classifica. È una sentenza amara, perché condiziona una stagione diversa da quella su cui ha impattato l'errore nel tesseramento di Specchia; e soprattutto perché rende complicatissima la situazione in coppa disciplina. È difficile dire quanto il contesto abbia influito sulla prestazione; in avvio sembra lecito sbilanciarsi dicendo che l'abbia fatto poco, visto l'ottimo approccio del Forte dei Marmi coronato dalla rete del vantaggio: la segna Filippo Bianchi, che spinge in porta un traversone di Beltrano non allontanato da Carassiti. È splendido invece Vignali nelle due azioni che portano l'Atletico Lucca in posizione di sparo: senza le sue parate su Stefani e Dhana il pareggio avrebbe preso forma prima dell'intervallo. Invece bisogna attendere che scorra, e che Giacomelli riavvii la partita: poi Bonaventura s'inventa una punizione imparabile, e introduce una ripresa diversa. Capitalizzando il traversone di Chicca con una girata stupenda Juan Carlos Guidi prova a riportarla nella configurazione originaria; ma è troppo forte l'intensità dell'Atletico Lucca, così forte che a un quarto d'ora dalla fine sfocia nel 2-2: lo segna Raglianti, alla prima rete stagionale, con un tiro stratosferico da fuori area. Il finale è segnato: la rivoluzione si compie a quattro minuti dalla fine, artefice Petretti che con un diagonale secco sbroglia una mischia nell'area avversaria. E per il Forte dei Marmi s'apre un'altra settimana complicata.
Le manca la continuità. La Floria sperava di replicare il successo di Cecina, e di dare uno strappo alla classifica; invece cade al Grazzini contro l'Oltrera, che riscatta la sconfitta interna con la Cattolica Virtus e scavalcando la Lastrigiana si piazza addirittura al sesto posto. L'incontro si sblocca dopo sei minuti appena: è corto il passaggio di Vella verso Prelashi; s'inserisce Filippo Martini, che porta l'Oltrera in vantaggio. Dunque si complica subito la partita della Floria, che al 10' reclama con Angileri: resta solo sospetto l'intervento di Leotta su Camara, che aveva affondato in area. Nel primo tempo si registra solo un'altra occasione, la punizione che alla mezz'ora Migliorini cerca di scagliare verso la porta: pallone a lato. Come il primo tempo, anche l'avvio di ripresa crea problemi alla Floria: Martini la grazia calciando fuori una volta che era giunto solo davanti a Prelashi (52'); la condanna invece il colpo di testa di Gambacciani, che su calcio d'angolo segna la rete del doppio vantaggio. È debole la reazione della Floria, che prova a farsi viva al 64' con Misuraca: Francesco Baldini para. Più pericoloso è Filippo Martini al 71' con un gran tiro da fuori area; la Floria si salva, come sull'iniziativa di Di Donfrancesco (a lato, 75') e sul contropiede di Trapani (80'). A cinque minuti dalla fine la Floria costruisce l'azione migliore per dimezzare lo svantaggio: Matteo Rossi smarca Lenzi, contrastato però dalla difesa. A chiudere all'attacco è però l'Oltera: al 90' sul tiro di El Bhit solo la traversa evita un passivo pesante. Ma la sconfitta fa male lo stesso, fa male tantissimo. Calciatoripiù: Lenzi, Migliorini, Misuraca (Floria), Gambacciani, Di Donfrancesco (Oltrera).
Quella fastidiosa umidità che ci penetra nelle ossa facendo riaffiorare dal nulla i tipici dolorini che impietosamente ci ricordano di aver oramai raggiunto una certa età; quella fitta ed insistente pioggerella che magari non ci infradicia ma che certamente ci inzuppa i vestiti facendoci sembrare appena usciti, senza peraltro esser stato centrifugati, dalla lavatrice; quella nebbiolina simil british che rende l'aria grigia e un po' triste. Insomma: tutti quegli elementi che hanno colorato d'autunno la terza domenica di novembre sono parsi dettagli insignificanti per chi, come il sottoscritto, era comodamente seduto, al riparo, sulla tribuna del Bartolozzi. Nell'attimo in cui l'arbitro Cioni (ha ben diretto una gara dall'alto coefficiente di difficoltà) ha sancito, attraverso il canonico triplice fischio, la fine di un attesissimo scontro ad alta quota, alzando gli occhi al cielo ci si è resi ben conto di quanto le quattro pennellate impresse sul match dallo Scandicci lo avessero reso sempre più blues. Superato a pieni voti il primo impegnativo esame di maturità stagionale: la capolista ha disputato un match pressoché perfetto dal punto di vista tattico, sublimato da un secondo tempo nel quale la miscela fatta di concretezza e autorevolezza le ha permesso di tagliare trionfalmente il traguardo a braccia alzate. La prestazione è maggiormente nobilitata dall'altrettanto grande valore dell'Affrico, che pur subendo per larghi tratti dell'incontro l'iniziativa avversaria ha avuto il grande merito di rimanere in partita, ritrovare la parità in avvio di ripresa e rendere durissimo il compito a un antagonista apparso in grandi condizioni di forma. Che i ragazzi guidati dall'ex tecnico di Rifredi e Novoli siano in stato di grazia ce ne rendiamo conto vivisezionando una prima frazione di gioco povera di occasioni ma ricchissima di temi tattici: analizzati nel dettaglio, fanno ben comprendere la genesi dello sfavillante successo che al termine dei novanta minuti di gioco lo Scandicci può esporre orgogliosamente in bacheca. Con grande autorità, infatti, i blues (nell'occasione, in tenuta bianca per dovere di ospitalità) riescono a prendere in mano le redini del gioco nel contesto di un match molto ben interpretato, in fase di palleggio e costruzione della manovra, da entrambe le parti. Cercando sempre e comunque di fare calcio ripartendo palla a terra, le due squadre impostano con buona qualità e lucidità anche dal basso. La differenza, come sempre accade quando sul campo vige un costante equilibrio, la fanno i centrocampisti. Ed è proprio nel cuore della mediana che lo Scandicci, in virtù della solidità di Ducci e degli spunti del tuttocampista Bucciardini, riesce a tenere alto il proprio baricentro. Il doppio innesco architettato da Bernocchi funge da supporto sia per le giocate del regista avanzato Barattucci, sia per i frequenti sganciamenti operati dagli esterni bassi Morosi e Carone che, abbinando alla perfezione rapidità d'inserimento e abilità nell'uno contro uno, costringono centrocampisti e difensori dell'Affrico a rimanere stabilmente inchiodati nella trequarti difensiva. Difficile, sul fronte opposto, per un Borgheresi comunque piuttosto intraprendente, per Vaggioli e Lika abbozzare la manovra. L'Affrico è preciso, certo; ma anche compassato, e spesso costretto dal pressing a effettuare lanci in profondità lunghi e prevedibili: i suoi attaccanti sono sistematicamente annullati dal solido quadrilatero difensivo locale formato, oltre che dai sopracitati e intraprendenti esterni, anche dall'impermeabile coppia centrale composta da Villoresi e Andreucci, entrambi abilissimi nel mettere il bavaglio a Piccioli sempre potenzialmente insidioso, ma che in pratica non vede palla. Sul fronte opposto se la cavano altrettanto bene anche i quattro moschettieri della retroguardia biancazzurra Bonfanti, Iania, La Greca e Sturiale: pur sottoposti a una pressione forte e continua, montano una spietata guardia su Santini concedendo, nel contempo, pochissimi palloni giocabili anche a Sarti e Pepe. Un quadro tattico così ben definito ma anche decisamente bloccato può essere ravvivato soltanto da un episodio. Passando dai piedi di Bucciardini, l'occasione buona prende forma al minuto trentasette. La sua apertura sulla sinistra innesca la corsa di Carone, che sprinta fin quasi sulla linea di fondo riproponendo poi verso il centro un preciso pallone rasoterra: piombato in evidente anticipo sui difensori avversari, l'accorrente Pepe lo gira di prima intenzione alle spalle dell'incolpevole Cosi grazie a un puntuale tocco sotto misura. Il vantaggio blues stappa la partita inducendo Sozzi a operare, in avvio di ripresa, le prime variazioni al proprio schieramento tattico. I cambi sembrano dar ragione all'ex tecnico della Fortis. L'Affrico alza il ritmo del proprio gioco, e al 53' un'insidiosa punizione dalla distanza calciata dal subentrato Figus crea una prima grossa apprensione all'ex lastrigiano Hancu, che fino a questo momento aveva recitato il sempre graditissimo ruolo di spettatore non pagante. Adesso i leoni ci credono, spingono con decisione; e al 58' il loro graffio è letale. Si sviluppa bene l'azione sulla trequarti destra: un alto neoentrato, Niccolò Ala, allarga il gioco premiando lo scatto di Bonfanti, che imitando alla perfezione quanto fatto nel primo tempo da Carone sprinta sino ad arrivare sulla linea di fondo; poi ripropone verso il centro un pallone che il ben appostato Piccioli gira alle spalle di Hancu riportando la situazione in parità. ma la gioia dell'Affrico dura solo pochi minuti. Anche i cambi operati da Bernocchi danno i frutti sperati: Bryan Valencetti entra subito in partita facendo ammattire i difensori ospiti. Al 62' è una sua splendida giocata sul settore di destra a permettergli di liberarsi in dribbling di un paio di avversari per poi girare verso il centro un pallone che Pepe prima raccoglie al limite dell'area e poi indirizza verso i pali, costringendo Cosi a un bell'intervento in tuffo utile a giungere sul pallone e a bloccarlo in presa sicura. Nulla può invece il portiere ospite sessanta secondi più tardi quando Bucciardini, imbeccato alla perfezione da Pepe, mette il punto esclamativo alla sua splendida prestazione con un gol d'antologia: dopo aver controllato il pallone al limite dell'area, prima prende la mira e poi piazza in porta un autentico siluro che s'insacca imparabile. Passano altri due minuti e la difesa ospite, apparsa un po' in confusione, non è neppure fortunata. Sugli sviluppi di un corner dalla bandierina di sinistra, l'insidiosa traiettoria disegnata dal piede di Barattucci spiove sotto la porta biancazzurra dove Sturiale, nel tentativo di pulire i propri sedici metri, tocca il pallone spedendolo in porta: passando a condurre 3-1, lo Scandicci mette in ghiaccio tre punti di platino. Al termine del match manca però ancora una ventina di minuti, e in quest'ultimo scorcio di partita, sono gli inserimenti operati da Bernocchi a far guadagnare al suo Scandicci un bel dieci in pagella. L'ingresso in campo di Diego Martini, infatti, conferisce alla fase offensiva dei blues velocità e profondità. All'82' è proprio lui a gettare alle ortiche un ficcante contropiede; e tre minuti più tardi è ancora lui, favorito da un rimpallo originato da una verticalizzazione di Montini, a presentarsi a tu per tu con Cosi che stavolta è bravissimo a chiudergli lo specchio della porta in uscita e respingere con il corpo la conclusione a botta sicura. Sul proseguimento dell'azione, Cioni punisce col rigore un fallo commesso su Valencetti in piena area; la decisione che scatena le proteste dei sostenitori dell'Affrico, che reclamano per un presunto fallo subito in precedenza. Dal dischetto lo stesso Valencetti trasforma non lasciando scampo a Cosi e chiudendo il sipario, fra gli applausi e l'entusiasmo dei sostenitori di casa, su una prestazione di assoluto livello. Lo Scandicci, splendido, resta sul primo gradino del podio condiviso adesso solo con il Tau, a sua volta uscito vincitore dall'altro scontro diretto di giornata. Adesso a Scandicci sognare in grande è più che lecito. I blues, infatti, non solo mantengono l'imbattibilità stagionale ma in caso di ulteriore risultato positivo anche nel recupero che il 27 novembre li vedrà impegnati sul terreno dello Sporting Cecina, le tavole del massimo palcoscenico regionale potrebbero tingersi soltanto di blues. Appare, invece, un po' più sbiadita, al tramonto della nona giornata di campionato, l'altra tonalità d'azzurro. La sconfitta relega momentaneamente gli scudettati eredi dei magnifici ragazzi del 2007 nelle immediate retrovie. Il campionato resta comunque equilibrato e, pur avendo steccato in occasione di un appuntamento così importante, anche l'Affrico continua ad avere le carte in regola per recitare un ruolo da protagonista in questa stagione appassionante. Calciatoripiù : note di merito per il centrale di difesa Andreucci , per i due esterni bassi Carone e Morosi , per l'inesauribile centrocampista Bucciardini , per il regista Barattucci , per lo sgusciante Pepe , per i subentrati Martini e Valencetti (Scandicci), per Bonfanti , il mediano Borgheresi , il centrale difensivo Iania , il sempre incisivo Piccioli e i subentrati Figus e Ala (Affrico).
Grazie a una rimonta realizzata nel giro di un minuto la Sestese rompe il digiuno, e ritrova la vittoria che mancava ormai dalla prima giornata. Quelli guadagnati col 2-1 sulla Lastrigiana sono tre punti pesanti: valgono infatti l'aggancio a quota undici. È sufficiente attendere cinque minuti scarsi per la prima occasione del match: Bonezzi riceve il pallone sulla trequarti avversaria, salta due avversari e una volta arrivato al limite dell'area calcia col sinistro a incorniciare; ma il suo tiro è troppo debole e centrale per impensierire Lascialfari, che blocca senza problemi. La Lastrigiana replica al 10', sugli sviluppi di una rimessa laterale in zona offensiva: Gracci controlla al vertice dell'area di rigore, con l'esterno si porta il pallone sul mancino e cerca il primo palo; ma per quanto potente il tiro è troppo strozzato, e il pallone si accomoda sul fondo. A lungo entrambe le squadre chiudono perfettamente tutti gli spazi, e l'unica possibilità di arrivare in porta è affidata conclusioni dalla distanza; nessun tentativo però riesce a impensierire i due portieri, che nel primo quarto di gara non corrono alcun pericolo. Poi la partita s'accende: la Lastrigiana batte forte un calcio d'angolo all'altezza del dischetto; Gomma impatta perfettamente il pallone indirizzandolo all'angolo basso, ma riesce soltanto a fargli accarezzare il palo. Xillo e compagni possono tirare un sospiro di sollievo. Passano tre minuti e la Sestese risponde: Bonezzi riceve palla sull'out di sinistra, ingaggia un duello con Torniai saltandolo di netto e serve a rimorchio per Pomponio, che di prima intenzione calcia alto sopra la traversa. La Sestese insiste e alla mezz'ora sfiora di nuovo il vantaggio. Completamente dimenticato dagli avversari, Mateiu sale sulla sinistra, riceve il pallone all'interno dell'area, controlla, e lascia partire una bordata che Lascialfari può solo accompagnare con lo sguardo: il pallone si stampa sulla traversa e grazia la Lastrigiana. È l'ultima emozione del primo tempo: si va al riposo sullo 0-0. Al riavvio la Sestese si rende subito pericolosa, di nuovo da fuori area. Dopo una serie di passaggi sulla trequarti avversaria, Scarlini riceve il pallone, se lo sistema sul destro e cerca la conclusione potente sul primo palo: Lascialfari non si lascia sorprendere e in due tempi neutralizza. In questo scorso la Sestese sembra crederci di più, e al 52' si rende nuovamente pericolosa: Bonezzi sfonda a sinistra, punta e mette a sedere il diretto avversario, arriva sul fondo e scarica per Pomponio, che si libera della marcatura lasciando scorrere il pallone e calcia sul primo palo; ma Lascialfari non si lascia sorprendere e si fa trovare pronto. D'improvviso il match si sblocca a favore della Lastrigiana: Sollazzi si propone sulla sinistra dove ha a disposizione tutta la corsia per rendersi pericoloso; sul suo cross al centro dell'area Burroni, liberissimo, apre il piattone e al volo insacca sotto la traversa. Costretta a inseguire, la Sestese risponde subito: servito al limite dell'area Ruggiero calcia a incrociare; Lascialfari respinge ma non allontana, la difesa anticipa Pomponio pronto a ribadire in rete. Gli sforzi della Sestese vengono ripagati al 65', quando con una splendida pennellata Giannone insacca all'angolo una punizione da venti metri. L'orologio compie un altro giro e la rimonta si completa: sugli sviluppi di una rimessa laterale battuta lunga, Ruggiero utilizza la propria fisicità per liberarsi del marcatore e puntare l'area avversaria; arrivato a pochi metri dal limite dell'area carica il destro e lascia partire un missile imprendibile per Lascialfari. In pieno recupero, mentre la Lastrigiana è completamente sbilanciata alla ricerca del pari, la Sestese ha l'occasione di chiudere definitivamente il discorso: servito in profondità, Di Cara salta due avversari e con l'esterno cerca la conclusione sul secondo palo, solo sfiorato. Si resta quindi sul 2-1, risultato finale che alla Sestese va benissimo: il successo mancava da troppo tempo. Calciatoripiù: Ruggiero (Sestese), Burroni (Lastrigiana).
L'accento slavo inconfondibile, il più grande tra i grandi lo avrebbe consolato così: «Meglio sbagliare cinque volte in una partita che una volta a partita per cinque partite». Quello del portiere è un ruolo ingrato: a forza di prestazioni come quelle sfoderate fin qui Tanganelli, che ha carattere e qualità per stare da protagonista nell'élite, si scorderà presto d'una mattinata bruttina, in cui le sue incertezze hanno inciso sul risultato finale. Il derby infatti lo vince lo Sporting Cecina, che battendo (2-5) il Venturina scappa dalla zona retrocessione dove l'aveva fatto scivolare un periodo complicato; che la crisi sia finita si capisce già nei primi dieci minuti, contrassegnati da una buona manovra e chiusi con la rete del vantaggio: Paladini calcia da fuori, e il risultato si sblocca subito. Lo 0-1 scuote il Venturina, che al 19' pareggia alla fine di un'azione costruita da Massini e tenuta viva dalla sponda di Camerini sul secondo palo: da tre metri Bicocchi Pichi batte Bendinelli per l'1-1. È un risultato che ha vita brevissima: nel tentativo di far ripartire l'azione su un retropassaggio, Tanganelli rinvia sul fondoschiena di Monaco andato in pressione; ne vengono fuori quella che a biliardino si chiama foto, e la rete dell'1-2. Stavolta lo Sporting Cecina non s'accontenta del vantaggio di misura; e dopo averla sfiorata sulla progressione di Ricciardi chiusa con un servizio a rimorchio (la difesa mura), in tuffo Monaco trova la doppietta capitalizzando il traversone di Lega da sinistra (42'). Il Venturina ora deve rimontare due reti, ma ha tempo in abbondanza; le intuizioni di Bucciantini favoriscono la spinta offensiva, che alla fine del primo quarto produce il 2-3: assist di Massini da sinistra, tiro di Berardone con l'interno e partita riaperta. Già calduccino nonostante le temperature finalmente autunnali (è un derby, e la classifica comincia a dare pensieri), il clima si fa incandescente: il Venturina prova a sfruttarlo per costruire l'azione del pareggio, che però Bicocchi non riesce a concretizzare. Lo Sporting Cecina invece è spietato: nato come tentativo d'alleggerimento, il traversone di Tarrini si trasforma in un pallonetto a mezz'altezza. Ora di tempo non ce n'è più, o ce n'è pochissimo; stavolta il Venturina s'arrende, e allo scadere subisce anche il 2-5: lo segna Cerri, raccogliendo una punizione di Lattuada respinta corta da Tanganelli. Bucciantini però non deve farsi un cruccio né della sconfitta né della classifica: è vero, la sua squadra ha pochi punti e soprattutto concede qualcosa nei duelli fisici; ma, come già con l'Affrico, lo sviluppo della manovra si conferma eccezionale: basta aver pazienza, i punti (e le reti, le reti) arriveranno. Calciatoripiù: Massini, Bicocchi Pichi (Venturina), Monaco, Tarrini, Cerri (Sporting Cecina).