Campionando.it

GLI SPECIALI DI CALCIOPIù e CAMPIONANDO

Il valore positivo del calcio. Intervista a Marco Della Bartola

Il valore positivo del calcio. Intervista a Marco Della Bartola

Marco Della Bartola ha vinto la sua partita più importante sconfiggendo un brutto male che lo aveva tenuto lontano troppo a lungo dal suo grande amore: il calcio. L'attaccante classe 2005 degli Juniores del Migliarino frequenta l'ultimo anno del liceo scientifico e la sua storia è simbolo di tenacia e determinazione nonchè di un'infinita passione verso lo sport in generale. Abbiamo avuto il piacere di intervistarlo sull'ultimo numero di Calciopiù, ripercorrendo le tappe più importanti di quest'ultimo delicatissimo periodo della sua vita.

Marco, quanto tempo sei dovuto restare lontano dai campi e qual è stato finora il tuo percorso all'interno del mondo del calcio?
Sono stato costretto a rimanere lontano dal calcio da fine maggio di quest'anno fino al 20 settembre, data in cui sono finalmente ritornato a indossare le scarpette. Dopo aver intrapreso un percorso di riabilitazione, ho ritrovato la giusta forma fisica e piano piano sono tornato in campo. Gioco nel Migliarino da ormai sei stagioni: lo considero casa mia perchè qui ho cominciato a giocare da piccolo. In passato ho indossato le casacche di Lucchese, Pisa e Pisa Ovest prima di rientrare nel club biancorosso. In campo posso ricoprire tutti i ruoli d'attacco e non fa troppa differenza se come esterno o punta centrale.

Quanto è stato importante il calcio per superare questi mesi complicati e com'è andato il rientro: hai avuto difficoltà oppure ti è venuto naturale?
Il calcio per me ha sempre rappresentato una valvola di sfogo per qualsiasi situazione o problema e in quei momenti difficili ha davvero significato tanto. Ricordo con piacere la prima partita che ho disputato, con l'ausilio di un caschetto protettivo, dopo il periodo di assenza forzata. Sono subentrato l'ultimo quarto d'ora e dopo pochi minuti ho messo a segno un gol proprio di testa, che è stato realmente un'emozione infinita e una liberazione. Non vedevo l'ora di rimettermi gli scarpini e tornare a giocare con i miei compagni. Ovviamente qualche preoccupazione c'era, come quella di prendere un colpo, però non appena mi è stata data l'opportunità di scendere in campo l'ho colta immediatamente.

Quale è stata la parte più complicata di quel periodo e come ti trovi a giocare indossando il caschetto?
Personalmente non sono proprio abituato a stare senza fare nulla ed è stato difficile per esempio andare a vedere la preparazione o gli allenamenti dei miei compagni senza poter scendere in campo con loro. Ho sempre avuto tantissima voglia di giocare a pallone e mi sentivo come un leone in gabbia. Il caschetto serve per scopo protettivo ed è stato essenziale per poter tornare a giocare. Dapprima ne ho utilizzato uno più basilare ma adesso ne ho un altro maggiormente imbottito che mi dà sicurezza e non provo alcun fastidio mentre gioco.

Che valore ha per te lo sport in generale? Perchè secondo la tua opinione i ragazzi di oggi sembrano disamorarsi così presto?
A parer mio il calcio è una passione che ti chiama e il tempo per far combaciare gli allenamenti con lo studio o il lavoro si riesce sempre a trovarlo, naturalmente però deve esserci la volontà. Non riesco a dare una risposta precisa sui motivi che spingono i miei coetanei a lasciare lo sport, ma probabilmente chi smette in età ancora giovane è per mancanza di stimoli e perchè non prova più le sensazioni uniche che ti regala. Lo sport nella mia vita ha un valore incalcolabile, in una scala da uno a dieci direi cento. Oltre al calcio, quando ne ho l'opportunità, pratico altre discipline come lo sci o il nuoto perchè mi piace, mi fa stare bene e poi io non riesco mai a stare fermo.

Che obiettivo vi siete posti per quest'anno con il Migliarino e che cosa pensi di fare l'anno prossimo: continuare nel club attuale o hai altri piani in mente?
L'obiettivo del Migliarino di quest'anno è quello di amalgamare bene il gruppo. Quella Juniores è una categoria particolare e di transizione, in quanto ci sono cambiamenti continui con giocatori che salgono in prima squadra e altri più giovani che vengono dagli Allievi per dare manforte. Ecco perchè in primis puntiamo a creare la giusta sinergia tra di noi e solo dopo penseremo a obiettivi di classifica. Personalmente ritengo che, nonostante alcuni ragazzi siano andati via, siamo una squadra molto unita sin dai primi giorni e con buone qualità tecniche e fisiche: ci aspettiamo comunque di lottare per le posizioni alte. Non dico di vincere il campionato, ma fare una stagione importante è un nostro desiderio. Per il prossimo anno non ho idee precise su cosa fare. Di sicuro voglio continuare a giocare a pallone, su quello non ci sono dubbi. Se mi dovessero venire a cercare altre squadre valuterò le eventuali offerte, ma ancora non lo so. Inoltre, ripeto, io al Migliarino mi sento tranquillo come se fossi a casa mia. Senza dimenticare che a giugno termino la scuola e poi inizierò l'università e quindi bisogna capire quello che succederà. E' ancora prematuro parlare di futuro, intanto mi godo il presente.

Per concludere, hai un pensiero e un ringraziamento per quelle persone che ti sono state a fianco in un periodo certamente complicato?
Assolutamente sì. Mi riferisco principalmente alla mia famiglia e alla mia ragazza, che mi sono state vicino e mi hanno supportato sin dai primi giorni. Sono state comunque tantissime le persone che hanno mostrato solidarietà, la fortuna è che il mondo del calcio mi ha fatto conoscere un sacco di gente per bene. Avendo poi militato in varie squadre ho potuto coltivare numerose amicizie e conoscenze e devo dire che tutti hanno mostrato il loro affetto nei miei confronti. I miei compagni di squadra sono venuti a trovarmi all'ospedale e mi sono stati accanto davvero tutti.
Guglielmo Catalano