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La crisi del nostro calcio: la posizione del Galluzzo

La crisi del nostro calcio: la posizione del Galluzzo


Un breve ripasso delle tappe che ci hanno condotto fin qui rende bene la misura della crescente entità dei problemi che la ricaduta economica dovuta all'emergenza coronavirus sta portando al mondo del calcio.
Una rapida cronistoria con una premessa e una sottolineatura, superflue forse ma utili per sgombrare il campo da eventuali polemiche (quelle sì superflue): il fronte sanitario ha la priorità e subordina tutto il resto, ma parlare di sport di questi tempi è fondamentale ed è occasione utile per riscoprirne l'importanza, al pari di tutte quelle cose che davamo per scontate e della cui necessità ci accorgiamo solo quando ci sono tolte o sospese, come avviene in questo periodo.
In altri paesi lo sport è delegato in parte maggiore alla scuola rispetto a quanto avviene da noi: in Italia, per praticare una qualsiasi attività sportiva a livello amatoriale e dilettantistico o dentro standard di professionismo occorre iscriversi a un'associazione (in molti casi un Asd) il cui ruolo, sul piano sociale, è semplicemente decisivo e fonda spesso le unità base di aggregazione sociale sul territorio.
All'inizio di marzo, quando si verificò il primo stop e la sospensione si profilava essere di un paio di settimane, gli interrogativi riguardavano la tenuta atletica e uno slittamento della data di fine della stagione. Con il perdurare e l'aggravarsi dell'emergenza sanitaria attorno alla metà del mese scorso abbiamo cerchiato (a matita e non a penna data l'incertezza) questi giorni, quelli successivi alla Pasqua, in cui ipotizzavamo la possibilità di tornare alle nostra attività, e quindi anche in campo. I giorni si sono sommati velocemente, tutti simili fra loro e anomali allo stesso tempo, e il tempo che è passato ha progressivamente alimentato dubbi e tolto certezze, facendo emergere prepotente e preoccupante la crisi economica di tutte le società del nostro territorio.
Finire la stagione che abbiamo lasciato in sospeso, in tutta onestà, appare oggi complicatissimo e siccome i giorni si sommano e questo è un percorso a tappe, quella che stiamo percorrendo adesso è quella in cui ci interroghiamo addirittura sulla prospettiva a medio-lungo termine. Quella di settembre, della prossima stagione, che rischia di portarsi dietro protocolli di distanziamento sociale e tutta una serie di comportamenti che proprio non si adattano con le dinamiche del calcio che conoscevamo. Fermiamoci qui; fare previsioni è sempre difficile specialmente quando riguardano il futuro, scherzava su qualcuno in tempi normali e questi oltretutto non lo sono.
Siamo ancora in attesa di capire cosa verrà deciso riguardo a questa stagione sportiva, e l'incertezza sul futuro accomuna tanto la Serie A quanto la Terza categoria, accomunate come mai era avvenuto in precedenza sotto questo punto di vista. Restiamo nel presente e quindi nell'incertezza, i pochi punti fermi di questo periodo sono il profilarsi di una crisi economica che colpisce in modo obliquo tutti i settori del paese incluso quello dell'associazionismo calcistico. Per Matteo Ermini, direttore sportivo del Galluzzo Oltrarno, una stima del danno è a molti zeri: per una società il danno causato dalla sospensione dell'attività sportiva da marzo fino ai prossimi mesi, comprensivo degli introiti di biglietteria e ristorazione, può tranquillamente essere di diverse decine di migliaia di euro. Credo che tutti abbiano fatto come noi: senza entrate una società non può pagare i propri collaboratori, che oltretutto non stanno lavorando, e quindi i pagamenti di questi mesi sono cancellati .
Il ds del Galluzzo, una lunga esperienza alla Floria 2000, commenta le prime forme di aiuto destinate al settore calcio: in questo momento qualsiasi aiuto è gradito e la Federazione sta dimostrando grande sensibilità, ma se prendo ad esempio la misura del prestito fino a venticinquemila euro da parte del credito sportivo risulta una goccia nel mare in un momento in cui le spese continuano a correre nonostante la chiusura. Occorre però realismo e, certi dell'appoggio della Federazione e consapevoli che le banche non possono agire in autonomia, serve invocare l'aiuto delle istituzioni, quindi nell'ordine stato, regione e comuni. Ognuno deve fare la sua parte, incluse - mi permetto di aggiungerlo e sottolinearlo - anche le società professionistiche. Se società come la nostra non lavorano al meglio con le fasce d'età più giovani anche il loro indotto viene penalizzato: è il momento di rinsaldare un legame che manca fra dilettanti e prof .
Adesso lo sforzo principale delle società è indirizzato al contenimento delle spese e conservare la capacità di ripartire quando sarà possibile farlo, ma perché non provare a sfruttare l'occasione per ripensare alcuni aspetti che non funzionavano già in precedenza? È l'interrogativo che si pone Ermini - è venuto il momento, imposto dalla necessità, di rivedere un po' tutto del sistema calcio, sto parlando soprattutto del suo livello base. Le società calcistiche svolgono un lavoro sociale importantissimo, e sono una fetta grande dell'intero mondo dell'associazionismo sportivo. Un tempo i nostri ragazzi vivevano la socialità in modo più spontaneo, all'aperto; oggi senza tutte quelle realtà che consentono di praticare calcio, basket, qualsiasi sport o disciplina anche non sportiva in generale sarebbe impossibile assicurare ai nostri figli un corretto percorso formativo extra-scolastico. Da genitore e da insegnante sono preoccupato, perché in questo periodo in cui siamo costretti a tenere in casa i nostri figli noto che si stanno creando intorno a loro delle bolle pericolose, in cui si alienano dalla realtà. Parlare di calcio e di sport in questo momento non è un capriccio: non parliamo di classifiche o campionati, ma della salute psico-fisica dei nostri ragazzi, e dobbiamo lavorare perché la prospettiva di un ritorno alla normalità, in totale sicurezza ma senza limitazioni, avvenga il più in fretta possibile .
Anche per il ds del Galluzzo, l'unica linea d'azione è quella del fronte comune: il nostro calcio deve presentarsi unito in tutte le sue componenti e con un chiaro biglietto da visita nel chiedere aiuto: quello in cui sta scritto che svolgiamo una funzione educativa e sociale fondamentale. Solo rimanendo sui grandi temi potremo far capire la necessità e l'importanza della nostra richiesta di un supporto per uscire da questa drammatica situazione. E alla guida di questo fronte compatto deve restare sempre e soltanto la Figc: siamo società iscritte a una Federazione, e questa deve essere portavoce delle nostre istanze, rivendicando il diritto della nostra richiesta d'aiuto .

Lorenzo Martinelli (Calciopiù)