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    Livorno prepara il ritorno in grande stile.Intervista a Marco Braccini

Con l’avvento di Marco Braccini in cabina di regia, il settore giovanile amaranto si prepara alla rinascita vera e propria


 


Per ingannare il tempo sospeso di questo periodo non c’è cosa migliore che coniugare il pensiero al futuro prossimo. Anche perché il tempo verbale con cui il Livorno pensa se stesso da qualche settimana è proprio questo. «A volte mi viene da sorridere: responsabile di un settore giovanile che non esiste ancora» ci scherza su Marco Braccini. Ma la chiave di lettura è un’altra; perché se è vero che il Livorno non ha ancora messo su il cantiere in cui costruire il proprio vivaio, di sicuro ha le idee chiare sulle dimensioni, la fattura e l’ambizione del profilo del prodotto finale. Perché scegliendo l’ex diesse della Pro Livorno Sorgenti, il presidente Paolo Toccafondi ha lanciato un chiaro segnale a tutta la costa, e non solo. A Livorno sta (ri)nascendo qualcosa di importante. Ecco l’intervista al nuovo responsabile del settore giovanile amaranto pubblicata sull’ultimo numero di Calciopiù e che vi proponiamo integralmente. 


 


Ai primi di novembre ha lasciato la Pro Livorno Sorgenti, ed è un capitolo sul quale torneremo, ed è tornato sul mercato. Che cosa è successo a quel punto?


Ho continuato a seguire qualche gara in autonomia ma, fin dai primissimi giorni, ho iniziato a ricevere l’interessamento di ben quattro società. Una di queste era la chiamata del Livorno e il desiderio di tornare nella famiglia amaranto ha esercitato subito un fascino semplicemente irresistibile. Si parte da zero, letteralmente: una sfida iper-impegnativa, ma anche stimolante al massimo.


 


Costruire da zero o ricostruire, sempre da zero. Qual è l’espressione più corretta.


Credo la prima: costruire fin dal primo mattone il settore giovanile di cui sono responsabile con un progetto all’avanguardia.


 


Costruire con che tipo di idea, con quali linee guida relative a quello che sarà l’esito finale del progetto?


Proprio in questi giorni sono in corso diverse riunioni fra me e la dirigenza, la risposta alla domanda sta prendendo forma attraverso questi incontri in cui il presidente Toccafondi mi ha esposto i suoi intenti e io ho risposto stimolando le sue vedute e mettendoci dentro le mie idee e proposte. Ho avuto un primo mandato per esplorare i margini di percorribilità e di realizzazione del progetto che stiamo buttando giù e ne ho verificato la fattibilità. Le cose da fare sono migliaia, ma abbiamo un vantaggio: quello di partire in mezzo a tantissime difficoltà, è vero, ma con largo anticipo. Il tempo c’è per un lavoro comunque immenso, che passa attraverso la definizione delle strutture, delle persone che vi opereranno, la composizione delle squadre e via dicendo. 


 


Un primo abbozzo di fase operativa relativamente alla costruzione del nuovo settore giovanile del Livorno è già in corso?


Sottotraccia fin dal mio insediamento, le riunioni e le numerose occasioni di confronto di questi giorni sono già un primissimo lavoro: a breve verrà definito l’itinerario completo della strada da percorrere e da quel momento partirà la costruzione vera e propria che dovrà trovare una sua risoluzione per la fine della stagione in corso, in modo da partire a spron battuto il primo luglio 2022.


 


Quale genere di dialogo è previsto fra la nuova società del Livorno calcio e le istituzioni locali?


Si parte da un confronto e un dialogo aperto e si continuerà in questo modo. Il Livorno calcio è uno dei patrimoni di questa città e la vicinanza espressa dal primo cittadino e dalle istituzioni da Ferragosto a oggi conferma quanto il legame sia solido e più forte che mai. Perché questo legame passa attraverso ed è legittimato dal popolo, dalla gente di Livorno che è la spinta propulsiva che sta alla base della ripartenza. Avvertiamo un enorme senso di responsabilità nei confronti dei livornesi, e ripeto: non si prescinde da un dialogo e un confronto costante a trecentosessanta gradi con le istituzioni locali.


 


Un piccolo passo indietro. La scorsa estate ha seguito con partecipazione, ma da esterno, le vicissitudini societarie del Livorno: che idea si era fatto? Quali garanzie può offrire alla città di Livorno la presidenza di Toccafondi?


Il testimone del Livorno Calcio è stato raccolto da una persona che queste categorie le conosce davvero come pochi altro, perché Paolo Toccafondi ha alle spalle una carriera importante da calciatore e, prima ancora, il fatto di essere nato e cresciuto in una famiglia che ha sempre masticato calcio. Appese le scarpette al chiodo è diventato colui che ha costruito un settore giovanile a Prato capace di centrare risultati importantissimi, fino a che non ha preso le redini che erano del padre in prima squadra. Parliamo di oltre quarant’anni di famiglia Toccafondi a Prato, non di un paio di stagioni; adesso lui si trova catapultato in una realtà ancora più ambiziosa, perché anche in Eccellenza o in Serie D il Livorno rappresenta sempre un qualcosa di fondamentale per la comunità labronica. Non potrebbe esserci persona migliore per il presente e il futuro di Livorno: chiunque gli parli di calcio sappia che ha poco da insegnargli, Toccafondi è una di quelle persone che sembra uscita palleggiando dalla pancia della madre. Così come le più alte garanzie le pongono gli altri dirigenti, a partire dal direttore generale Filippo Tagliagambe e Igor Protti che sta partecipando attivamente agli incontri di questi giorni cui accennavo prima, confermando quanto sia interno al progetto. Quello che è riuscito a fare Tagliagambe a Pontedera deve essere sotto gli occhi di tutti, si tratta di un modello che può trovare continuità a Livorno, perché lui al pari del presidente è una persona che costruisce tramite idee e lavoro, con proposte all’avanguardia e fatti. Gente di campo, come il diesse Raffaele Pinzani, un altro che le categorie dalla C in giù le conosce come le proprie tasche. Tornando alla figura di Protti penso rappresenti semplicemente la garanzia migliore per il popolo livornese.


 


Stabilendo un parallelo fra l’esemplare parabola del settore giovanile del Prato e quella che può nascere potenzialmente a Livorno, quali sono i punti di contatto?


Il presidente ha le idee molto chiare su quale deve essere il ruolo del settore giovanile all’interno di una società ben strutturata e questo posto è prioritario, al centro del progetto stesso. Personalmente mi occuperò dell’allestimento di tutte le squadre, dagli Juniores fino alla costruzione della scuola calcio; è chiaro poi che mi affiancherò delle persone che saranno responsabili di ogni settore, in modo da poter supervisionare e dare attenzione a tutti i tesserati che avremo a disposizione.


 


Era impossibile partire già da questa stagione con un abbozzo di vivaio da sviluppare in futuro?


Sì, non c’erano assolutamente i tempi. Meglio ragionare sulla stagione 2022-23 come è stato fatto.


 


Dopo aver parlato a lungo del futuro prossimo del Livorno, concludiamo con un richiamo al recente passato. Dopotutto non possiamo non provare a capire come mai, dopo tanti anni così densi di soddisfazioni, si sia interrotta così bruscamente la sua esperienza alla Pro Livorno Sorgenti. Che cosa è successo in quei primi giorni di novembre?


Fino a poco prima della decisione di rassegnare le dimissioni non avrei mai pensato di terminare anzitempo il mio mandato; e proprio le dimissioni sono state una conseguenza della decisione societaria di esonerare Matteo Niccolai dal ruolo di tecnico della prima squadra. Nel mio modo di vivere il calcio le società sono sovrane e io, da dirigente, devo rispettare le scelte che operano; ma non condividendo la decisione che era stata presa ho rispettato la volontà di mandare via Niccolai ma non mi sono allineato, e quindi ho lasciato. Fortunatamente sono stato libero per pochi giorni, mi hanno gratificato le chiamate che ho ricevuto e quella del Livorno, torno volentieri a quanto dicevo in avvio, ha rappresentato per me la classica occasione da prendere al volo. Livorno è la mia città, e nel Livorno Calcio ho militato a cavallo degli anni Duemila: all’epoca ero un’altra persona, uno sbarbatello quasi, alla ricerca costante di carpire il massimo dai grandi che incontravo durante il mio percorso sui campi da calcio, come Roberto Tancredi, Spartaco Landini, Renzo Corni, Roberto Franzoni e Gianluca Signorini, specialmente quest’ultimo, uomini che hanno riempito il mio bagaglio formativo con esperienze e insegnamenti che riporto continuamente nel mio lavoro.


 


Quella relativa a Niccolai è stata una scelta che può essere letta come una scossa di instabilità data a una situazione, il suo rapporto con la Pls, già scricchiolante o si è trattato di uno strappo improvviso?


Non posso negare che qualche scricchiolio ci fosse già in estate ma, ripeto, non ritenevo possibile terminare così bruscamente la mia esperienza alla Pro Livorno Sorgenti, un rapporto che per quel che mi riguarda procedeva ormai da tempo oltre il calcio, un amore viscerale per una realtà che mi ha regalato nove anni incredibilmente carichi di soddisfazioni. Si è trattato di un lungo periodo in cui la formazione e la crescita di un settore giovanile all’avanguardia si sono coniugate al meglio con l’ascesa della prima squadra verso la massima serie dei Dilettanti; quando ci penso questi nove anni hanno i contorni di una favola. Tornando alla domanda, nei miei pensieri c’era probabilmente l’intenzione di lasciare, ma a fine di questa stagione, il prossimo 30 giugno: avvertivo già la necessità di cambiare, la classica ricerca di nuovi stimoli per sintetizzare al massimo. Ma avrei desiderato terminare alla grande questa stagione, conservando la permanenza in Serie D e togliendoci altre, tante soddisfazioni, anche con un settore giovanile fiorente e pronto a un ulteriore salto di qualità. Purtroppo i tempi si sono accorciati per una decisione tecnica che non mi ha trovato d’accordo, ma con la Pro Livorno Sorgenti manterrò sempre un legame fortissimo e un rapporto altrettanto solido.


Lorenzo Martinelli