Protagonista assoluto degli ultimi campionati, Fabio Betti immaginava diverso il proprio ritorno nell'élite. La sconfitta, la settima consecutiva per l'Atletico Lucca che giace a quattro punti dalla salvezza (per una volta il Tau, geograficamente rivalissimo, una benedizione se la prende: la Lastrigiana resta a tiro, o giù di lì), però ci stava: la decisione di lasciarsi con Giuli, e di riprendere in prima persona la responsabilità d'una categoria in cui negli anni ha dato spettacolo, risale appena a sei giorni fa. Sono pochi per dare una sterzata; qualcosa comunque s'è visto: per vincere (2-3 il finale) la Floria ha dovuto dar fondo a tutta la propria qualità, e soprattutto a quella del proprio talento migliore: la partita gira sulla doppietta di Migliorini, che al 10' apre le marcature dopo aver sgraffignato il pallone a Bonelli davanti all'area di rigore. È la rete dello 0-1, intatto per cinque minuti appena: pareggia subito Picariello, che di testa corregge in porta il traversone di Petrini. Al quarto d'ora si sta 1-1, e dunque è lecito aspettarsi un primo tempo incandescente: valutazione sbagliata, sbagliata di tanto. La paura di trovarsi improvvisamente a rincorrere azzera infatti le occasioni da rete: il ritmo resta indiavolato, ma per tutto il primo tempo nello specchio si smette di tirare. Di vincere ha più bisogno l'Atletico Lucca, che le notizie (prevedibili) che arrivano da Lastra a Signa invitano ad attaccare; dunque in avvio di ripresa aumenta la spinta, che consente a Dhana d'imbastire un tre contro uno potenzialmente letale; lo rende irrilevante la decisione d'affondare da solo anziché servire uno tra Petretti e Nannizzi, liberi ai suoi fianchi: in uscita Servi sbroglia. Unita all'errore nella scelta la parata conta doppio, triplo, quadruplo: sulla ripartenza del pallone s'impossessa Migliorini che s'accentra dall'out sinistro, sfila in mezzo ai centrali e accarezza il pallone con l'interno così da farlo finire in porta accanto al palo lontano. Lo svantaggio sconforta l'Atletico Lucca, che sei minuti più tardi subisce anche l'1-3: sbaglia la difesa a leggere l'angolo che Dei fa spiovere sul secondo palo; e nessuno si ricorda di marcare Bombassei, che di testa spinge il pallone in porta. Lo scarto dunque raddoppia; per rimontarlo c'è mezz'ora, che però l'Atletico Lucca non riesce a sfruttare pienamente: solo a otto minuti dalla fine Petretti segna il 2-3 ribadendo in rete il tiro di Raglianti, che da fuori costringe Servi a una respinta corta. Di nuovo avvicinata, la Floria ha il merito di rimanere lucida e di non farsi impressionare dal migliaio di palloni che cominciano a cadere all'interno della sua area di rigore: dal finale non arriva alcun pericolo, il successo produce tre punti che portano in doppia cifra il vantaggio sulla terzultima posizione. Facendo la corsa su altre rivali, l'Atletico Lucca la vuole abbandonare alla svelta: Betti sa come fare. Calciatoripiù : la partita la decide Migliorini , la cui doppietta consente alla Floria di neutralizzare i pericoli d'uno scontro diretto delicato (all'andata uscì sconfitta); dopo la rete dell'1-2, stratosferica, il successo non finisce mai in pericolo: in difesa Agnoloni (Floria) gioca una partita magistrale.
In tasca Deri ha un amuleto magico. È difficile trovare una spiegazione diversa al secondo rigore consecutivo che il suo avversario non calcia nello specchio: dopo Alberto Pepe, traversa pesantissima in ottica campionato, sbagliare tocca a Dragone, che al 18' manca un'occasione gigantesca per portare avanti lo Sporting Cecina. Sarà la migliore di tutta la partita: dal Rossetti il Seravezza viene via con un punto succoso, frutto d'uno 0-0 che allunga ancora la striscia positiva (va avanti dal 15 dicembre: in sei partite sono arrivati quattordici punti, quasi due terzi di quelli complessivi) e spinge lontanissimo l'Atletico Lucca terzultimo. Per Trifoni dunque non possono essere un problema le poche occasioni costruite nel primo tempo, né le due concesse a Dragoni che prima del rigore (fallo di Diaconu su Yasser Dardar, giusta la valutazione di Correnti che è stato perfetto; correva il 18') ci aveva provato con un tiro secco neutralizzato da Deri in angolo. Il primo tempo si risolve tutto qui: dopo aver rischiato così tanto il Seravezza rimanda alla ripresa ogni possibile sviluppo offensivo, che lo costringerebbe a scoprirsi e a lasciare spazio allo Sporting Cecina. Resta però deluso chi s'attende che la partita si riaccenda subito dopo la pausa: perché si torni ad annotare qualche altra occasione occorre intaccare l'ultimo quarto, aperto dalla combinazione con Paladini che consente a Eliass Dardar di sprintare fino al fondo e cercare Dragone, murato sottoporta. È l'ultima azione costruita dallo Sporting Cecina, che paga di nuovo la panchina cortissima; e stremato è costretto ad abbassarsi. Prova ad approfittarne il Seravezza, pericoloso nel finale con tre calciatori entrati nella ripresa: il diagonale di Storti impegna Bendinelli in una parata difficile; Putignano scorteccia il palo; e sfila a lato d'una spanna scarsa il tiro angolato di Lorenzo Bianchi. Sono tre occasioni nitide, che però non bastano per costringere lo Sporting Cecina alla seconda sconfitta consecutiva. Sarebbe stata eccessiva: l'elenco degli episodi è sufficiente a far capire come mai il pari vada bene a tutti. Calciatoripiù: Cerri (Sporting Cecina), Deri (Seravezza).
È bene non sottovalutarlo: i punti reali in classifica sarebbero quasi il quadruplo. È bene non sottovalutare il Forte dei Marmi, errore grave commesso dall'Oltrera che dopo due successi prestigiosi (aveva battuto Affrico e Sporting Cecina) cade rovinosamente in Versilia, e rende meno scontata la corsa salvezza: il 4-0 finale suggerisce che neppure per l'ultima posizione i giochi siano fatti. Ne è convinto Mosti, che finalmente raccoglie quanto la sua squadra avrebbe meritato già nelle ultime settimane; alla pressione feroce sin dai primi scambi segue a metà tempo la rete del vantaggio: la segna Di Sacco, che ci aveva già provato intorno al quarto d'ora (come lui Juan Carlos Guidi) e che al secondo tentativo batte Francesco Baldini sul primo palo, mirato da una quindicina di metri dopo un paio di dribbling. L'Oltrera non reagisce, e non reagirà fino alla ripresa; il Forte dei Marmi dunque cerca subito di raddoppiare, ma non ha fortuna né sulle incursioni di Cecchini (un tiro parato, uno alto a colpo sicuro) né sul diagonale di Juan Carlos Guidi: palo scheggiato, Oltrera salva nonostante i demeriti. Le indicazioni di Ansaldi, evidentemente insoddisfatto, cambiano lo sviluppo della partita al rientro dalla pausa; ma nonostante la pressione che cresce leggermente il Forte dei Marmi non rischia mai: zero le parate di Vignali, che finalmente si gode una domenica serena. Più complicata è quella di Francesco Baldini, superato da Cerù che a un quarto d'ora dalla fine raddoppia calciando con l'interno un pallone servitogli a rimorchio dal fondo; sulla fascia e poi dentro l'area aveva sprintato Beltrano, più preciso da rifinitore che da finalizzatore: qualche minuto prima non era riuscito a pungere da distanza ravvicinatissima. Per una volta però non è un problema, perché il Forte dei Marmi segna; e poi segna ancora: lo fanno Juan Carlos Guidi sul servizio di Marchetti, e nel finale Isolani che corregge in porta il traversone rasoterra ancora di Beltrano. E, anche se la classifica continua a non guardarla, il Forte dei Marmi comincia a vagliare con spirito diverso il calendario del girone di ritorno. Calciatorepiù : con l'assist per la rete del 3-0 Marchetti (Forte dei Marmi) impreziosisce una partita già perfetta.
E se anziché un inganno della mente il déjà-vu fosse l'unica chiave per capire il mondo? Se non fosse il sintomo d'un malfunzionamento temporaneo (del cervello, o di Matrix) né la cicatrice d'un viaggio nel tempo, ma la confessione involontaria dell'umanità che cerca di rendere familiare (lo fa sempre, sopravvive così) una situazione sconosciuta? Se, in sintesi, il déjà-vu esistesse solo come meccanismo di difesa davanti all'ignoto? Per sostenerlo basi scientifiche non ce ne sono; basi calcistiche sì: perché paragonare la vittoria del Tau sulla Lastrigiana a quanto accadde nella partita d'andata (identico il punteggio, 3-2; identico il rigore di Mei in uno dei momenti chiave), e strutturarci un'analogia profonda ed elegante, sarebbe facile; e soprattutto sarebbe sbagliatissimo. Non cambia soltanto la sede dell'impianto, né soltanto l'andamento (allora, due volte in svantaggio, la Lastrigiana rimontò due volte; ora finisce sotto dopo sei minuti, e ci resta fino alla fine): cambia soprattutto la situazione del Tau, che allora usciva da un avvio terribile (un punto in due partite, e già qualcuno informatissimo sussurrava che Gandini fosse in discussione: poveri sciocchi) e che ora è il re d'un torneo nel quale non perde da più d'un girone. Da Lastrigiana a Lastrigiana, appunto: la partita d'andata aprì una serie positiva ancora intatta, nonostante i brividi corsi nello scontro diretto con lo Scandicci. È lui l'unico rivale, lo ribadisce il pari che al Lapenta l'Affrico impone alla Cattolica Virtus di nuovo a meno dieci; ed è diffusa la sensazione che tutto si deciderà il 30 marzo al Bartolozzi, posto in tribuna già prenotato e già chiesto perdono ai cronisti abituali. In mezzo ci sono ancora otto partite; se il Tau le affronterà tutte come i primi tre quarti della terza di ritorno è quasi certo che ci arriverà in testa, e forte di due risultati su tre. Dalle proprie soluzioni dovrà però rimuovere quella per cui ha optato per i venti minuti finali: se anziché due la Lastrigiana avesse dovuto rimontare una sola rete, e se davanti fosse stata un po' più incisiva (pesa l'assenza di Sollazzi, mezzala bomber anche senza aver segnato tantissimo: appena sei reti), dalla Guardiana sarebbe potuto schizzar fuori un pareggio. Sarebbe stato un altro déjà-vu circondato dalla nebbia: l'anno scorso il 3-3 fece perdere al Tau due punti decisivi nella corsa al titolo. È un rischio che Gandini non vuole correre; dunque imposta una partita subito aggressiva, così da spezzare l'equilibrio quanto prima, e costringere la Lastrigiana a rincorrere e ad aprirsi. In realtà non c'è granché bisogno di forzare: al 6' nessuno fa gran filtro sul triangolo con Mei, fenomeno, che in mediana consente a Vaselli di far giocare Vannacci fronte alla porta; e dunque nessuno riesce a seguire il taglio che porta Montapponi dietro la difesa; per evitare che il suo destro finisca in rete c'è bisogno della parata di Niccolò Pepe, tradito però dalla deviazione di Maxharri sulla ribattuta di Mocanu dal limite dell'area. Alla prima vera azione (è vero, la condisce un po' di fortuna; ma non è fortuna quella che nel giro di tre secondi porta entrambi gli attaccanti del 4-3-1-2 a calciare nello specchio) dunque il Tau passa in vantaggio, situazione che tenta subito di sfruttare: costretta a rivoluzionare l'approccio alla partita la Lastrigiana s'alza e al quarto d'ora si fa infilare da Soldati, il cui traversone scavalca Montapponi e sul secondo palo pesca Mei, elegante nel palleggio e imprecisissimo (immediato il perdono) con l'esterno mancino volante dal vertice dell'area di porta. Anche se il pallone finisce lontanissimo, addirittura oltre la linea più lunga, l'occasione resta limpida; la Lastrigiana si spaventa, e canalizza la paura nella reazione: la alimenta Benedetto Aldighieri con l'imbucata a destra per Manescalchi, sul cui traversone Vaselli mura la volée di Gracci (17'). Anche se più elaborata (tra Benedetto Aldighieri e Manescalchi mediano Burroni, di sponda, e Dainelli), è simile la seconda azione con cui la Lastrigiana cerca d'avvicinarsi al pareggio: stavolta Gracci riesce a colpire libero, ma di testa manda alto (33'). Non può essere abbastanza per fare male al Tau, che ci aveva già provato con una rovesciata di Mocanu (pallone alto) e che a sette minuti dalla pausa si porta sullo 0-2: segna Vannacci con un gran destro, scagliato sotto la traversa dal lato corto dell'area di porta; due terzi del merito se li prende Vaselli, che finito a terra in zona bandiera sulla pressione di Benedetto Aldighieri riesce comunque a far filtrare il pallone. Il Tau esulta, si distrae e immediatamente concede alla Lastrigiana l'occasione per dimezzare lo scarto: non ne approfitta Burroni, che calciando potente ma centralissimo consente a Piagentini di far scordare la lettura errata di Ficcanterri su un lancio insieme profondo e innocuo. Stavolta è il Tau a canalizzare la paura in azioni d'attacco; e siccome è il Tau nei quattro minuti compresi tra il 42' e l'unico di recupero ne costruisce non una, ma tre; e nonostante sia il Tau le spreca tutte e tre: né Montapponi (colpo di testa alto su un'azione che aveva avviato con un filtrante, e che Mocanu aveva impreziosito con un colpo di tacco verso il vertice destro dell'area) né Soldati (a lato il destro in diagonale sul tiro svirgolato di Mei) avevano trovato lo specchio; e a Vannacci, che nella prima azione aveva crossato e che la seconda l'aveva avviata, Niccolò Pepe nega la doppietta opponendosi in tuffo alla punizione crossata dal suo mancino verso l'area, e trasformatasi in un tiro per l'assenza di deviazioni. Alla pausa dunque il Tau deve accontentarsi dello 0-2; e non è un buon accontentarsi, perché dopo aver rischiato in avvio (splendido il triangolo che, favorito dalla pressione alta di Mocanu, Mei chiede a Soldati; splendido il destro a giro; splendida la risposta di Niccolò Pepe in tuffo) la Lastrigiana dimezza lo scarto. Avrebbe potuto farlo con un rigore, se Simoncini avesse valutato correttamente il punto del contatto (forse regolare, ma decide di punirlo) tra Del Gronchio e Manescalchi; invece deve accontentarsi d'una punizione che il mancino di Pieragnoli calcia sul secondo palo: Piagentini lo protegge in tuffo, ma deve piegarsi al destro rasoterra di Benedetto Aldighieri che dal limite dell'area colpisce di controbalzo e riapre la partita (55'). Resta comunque un'illusione, che quasi subito spezzano Gomma (pallone sciagurato perso ai venti metri sulla pressione di Mocanu: avrebbe dovuto rinviare, non azzardare il controllo elegante) e Semeraro: netto il pestone sul piede d'appoggio di Montapponi che aveva sterzato in area, evidente il rigore che Mei converte nell'1-3 aprendo il destro rasoterra. È il 63', e il Tau torna sul doppio vantaggio; ma di nuovo ci rimane poco, perché improvvisamente arretra (non entrano bene né Casini né Giulio Materassi, che rilevano Soldati e Mei e lasciano Colzi, cambio dell'opaco Del Gronchio, a combattere da solo con la mediana avversaria) e consente alla Lastrigiana di riaprire la contesa. L'azione che genera il 2-3 è particolarmente elaborata: Benedetto Aldighieri calcia due volte, prima in corsa col mancino sul filtrante di Semeraro (attento Piagentini a coprire il primo palo) e poi col destro, armato dal traversone di Belli (aveva rilevato Gracci: buono l'ingresso) e dalla corta respinta della difesa; al secondo tentativo il pallone entra in porta nello stesso angolo già battezzato un quarto d'ora prima. Alla fine manca ancora una ventina di minuti, e la Lastrigiana ora punta al replay dello scorso febbraio; ma verso lo specchio calcia una volta soltanto con Manescalchi, che sul servizio di Maxharri si libera in palleggio sulla trequarti e cerca la brutta figura di Piagentini, costretto alla parata in due tempi dopo un rimbalzo sleale (85'). Non può essere abbastanza per evitare la sconfitta, che tentano di rendere definitiva sia Borracchini (fuori Mocanu), al tiro alto col mancino sul lungo lancio dell'ex Rotolo, sia Bigagli (fuori Vannacci), pescato in fuorigioco sulla giocata di Casini. Simoncini dunque gli annulla la seconda rete stagionale, ma non è un gran cruccio: per ora al Tau basta la prima, quella che nello scontro diretto impedì la fuga dello Scandicci e mantenne intatta la striscia positiva; se proprio si deve guardare indietro, più che da qualsiasi altra vittoria è da quel pari che nasce il primato. Calciatoripiù : per salvarsi serena la Lastrigiana ha bisogno che anche gli altri dieci emulino lo spirito di Benedetto Aldighieri , che nel primo tempo sbaglia abbastanza e nella ripresa s'impadronisce della mediana, fino a segnare una doppietta; quello che più gli s'avvicina è Belli , cui Benfari concede una quarantina di minuti e che da ala sinistra costringe Vaselli a smettere di spingere. Fin lì era stato devastante, già nella combinazione favolosa con Mei, favoloso, dalla quale al 6' era nata la rete del vantaggio; aveva replicato con l'assist per Vannacci , che insieme a Montapponi e Mocanu fa capire come mai il Tau possa lasciare in panchina il capocannoniere senza che nessuno se n'accorga.
Un tempo soltanto, il primo, non può essere abbastanza. Il Csl Prato Social mantiene la porta inviolata, e per Galeotti è una buona notizia: non accadeva da quasi un girone, 13 ottobre, contro l'Oltrera; anche allora fu 0-0. Però manca concretezza davanti, manca un centravanti da doppia cifra: si spiegano innanzitutto così i pochi punti in classifica (dieci, misura esigua) e la penultima posizione. Sta più su il Capezzano, che col quinto pareggio di fila (due volte 2-2, due volte 1-1: il Tau capolista, prossimo avversario, è avvertito) porta a sei i punti di vantaggio sull'Atletico Lucca. Si capisce perché in avvio lasci l'onere di manovrare al Csl Prato Social, che parte forte e dopo cento secondi si rende pericoloso con un colpo di testa di Hasko sugli sviluppi di una punizione di Alessio Gori: Pelliccia para a terra. Il duello potrebbe ripetersi al 13', l'innesco di nuovo una punizione stavolta calciata direttamente verso lo specchio: la barriera la devia fuori d'un metro. La pressione del Csl Prato Social cresce, al 22' Alessio Gori cerca la porta in prima persona: mira fragile, pallone a lato. L'unico spunto offensivo del Capezzano prima della pausa consiste in un'azione prolungata di Ndiaye, che si libera bene al tiro ma manca lo specchio di tanto. Più pericolosa è l'occasione che sull'altro fronte manda in archivio il primo tempo: nessuno corregge la traiettoria della punizione che da destra Di Sessa calcia a tagliare sul secondo palo, e Pelliccia ringrazia che superi d'una spanna il palo lontano. Diversa è la ripresa, che nel primo quarto d'ora vede il Capezzano più propositivo: s'accende Lucchesi, che al 50' ingaggia l'unico vero duello con Ciolfi bravo a restare in piedi fino all'ultimo e a impedirgli di chiudere il contropiede con la rete del vantaggio. Anche se da giocare resta una quarantina di minuti, è l'ultimo tiro nello specchio: escono sia il tiro-cross di Ndiaye (di poco), sia il tentativo di Della Bona da distanza ravvicinata (di molto), sia (alta) la conclusione di Lucchesi da sette metri. Il Csl Prato Social replica giusto con un tocco di Gabriele Gori in mischia: col pallone, che sfila sul fondo, svaniscono anche le residue speranze di veder chiudere la partita (Storri la dirige alla perfezione) con un risultato diverso da quello iniziale. Calciatoripiù: Cuzzavaglio (Csl Prato Social), Lucchesi (Capezzano).
Lo 0-0 che alla fine completa il tabellino non rispecchia una partita molto aperta e giocata con grande intensità da entrambe le squadre, anche se alla fine ai punti più dell'Affrico avrebbe meritato la Cattolica Virtus per il gran numero di occasioni create. Il primo tempo del Lapenta è molto avvincente sin dagli scambi iniziali: sull'ottimo cross di Bonfanti da destra si rende subito pericoloso Ben Moussa con un tiro al volo, alto (10'). Sulla ripresa del gioco la Cattolica Virtus si rende pericolosa due volte nella medesima azione: messo in difficoltà da un retropassaggio un po' corto e dalla pressione avversaria, sul rinvio Cosi colpisce Pinheiro Ferraz, ma si riscatta prontamente con un gran riflesso che neutralizza il tiro di Selvi a botta sicura; sulla ribattuta ci prova lo stesso Pinheiro Ferraz, che però manca lo specchio. È l'episodio che chiude il quarto d'ora, e che consente d'annotare un dettaglio tattico non irrilevante: in fase di costruzione, l'Affrico è spesso messo in difficoltà dalla pressione alta della Cattolica Virtus; quando esce però riesce facilmente a creare pericoli, come sottolinea Piccioli che al 19' calcia alto da fuori area. Un minuto più tardi risponde Selvi, che di nuovo vince un contrasto con Cosi e cerca lo specchio: Iania protegge la linea. Cresce dunque la Cattolica Virtus, che nel finale di tempo si fa preferire: al 33' ci prova Giaquinto con una punizione defilata sulla sinistra; la traiettoria è insidiosa, e la parata di Cosi sul secondo palo è decisiva per evitare il vantaggio ospite. La migliore occasione dell'Affrico si registra al 40', sull'angolo di Ala che da destra crossa profondo: di testa Iania colpisce il palo. È il primo sigillo sullo 0-0 con cui si chiude il primo tempo; messa alle spalle la pausa di metà gara, la Cattolica Virtus riparte meglio e attacca subito con Arcadipane (tiro basso a incrociare, Cosi para di piede) e con Paganelli, che da fuori area sfiora lo specchio (57'). Nonostante i tanti cambi chiamati da Sozzi, ora l'Affrico non riesce a controbattere alla Cattolica Virtus che prova a forzare inserendo anche Bonanni in attacco. Al 68' l'occasione è doppia: Lazzeretti calcia alto da destra; Cosi s'oppone a Sciulli, portato in pedana da una costruzione sbagliata. Al 72' serve un altro ottimo intervento di Cosi per togliere il pallone dall'angolo basso sul tiro a incrociare di Selvi da sinistra; mentre al 78' a Pecori manca la precisione per riuscire a correggere in rete la punizione di Arcadipane carica d'effetto. Gli ingressi di Casamenti e Mencarelli, due classe 2009, e il cambio di modulo chiamato da Sozzi provano a dare nuove forze all'Affrico, che tenta di tornare pericoloso dalle parti di Pinzani. In pieno recupero è però la Cattolica ad andare di nuovo vicina al vantaggio: la spizzata di Bonanni su un cross da destra trova al centro dell'area Selvi, che controlla di sinistro e calcia di destro centrando in pieno la traversa (92'). La Cattolica meriterebbe il vantaggio, ma nel finale rischia grosso: Bahry riceve il pallone sugli sviluppi di un calcio di rinvio, si concede l'ennesimo inserimento tagliando da sinistra a destra, rientra e calcia su primo palo; sul suo tiro è decisivo Pinzani, che toglie il pallone dall'angolo basso. Il portiere appone il secondo sigillo sullo 0-0, che forse non accontenta nessuna delle due squadre ma che consolida rispettivamente il quarto e il terzo posto in classifica. Calciatoripiù : nel primo tempo rischia più volte, ma nella ripresa Cosi è decisivo; per quantità e qualità Borgheresi (Affrico) è il migliore del centrocampo; Pecori si conferma preciso e pulito negli interventi difensivi, Bindi spicca per l'apporto in fase di riconquista e gestione del pallone; in attacco Pinheiro Ferraz (Cattolica), che in attacco riesce a vincere molti duelli e a servire ottimi appoggi ai compagni.
Era fondamentale tornare a conquistare tre punti: vincendo 3-1, lo Scandicci non fallisce l'obiettivo e mantiene minimo il divario dal Tau capolista. La Sestese gioca una gara gagliarda, ottimo il primo tempo; ma evapora nella ripresa quando i suoi avversari alzano i giri. Funziona al solito bene il consueto 4-3-3 di Bernocchi, che in cabina di regia sceglie Ducci affiancato da Sarti e Bucciardini; Pepe avanza come centravanti in un trio d'attacco completato da Martini e Valencetti. Marco Ferro invece opta per il trio Bagalà-Biscardi-Andrea Ferro alle spalle dell'unica punta Gusciglio; Ceccherini e Scarlini schermano la difesa a quattro. La gara scoppia dopo nemmeno due giri di lancette: Valencetti raccoglie un servizio in profondità e prova ad evitare l'uscita di Tabani, che lo costringe ad allargarsi. Sul cross a rimorchio calcia Pepe, ma la difesa riesce ad allontanare; ben appostato al limite dell'area di rigore Bucciardini addomestica magnificamente il pallone, e con il destro lo manda dolcemente in rete a fil di palo. Sono passati appena 100 secondi, e il punteggio dice già 1-0. Lo Scandicci potrebbe raddoppiare pochi minuti, dopo quando Pepe cattura un pallone perso in impostazione dalla difesa avversaria e serve Valencetti, la cui conclusione dall'esterno Tabani para. Poi, improvviso, dal nulla la Sestese si inventa il gol del pareggio. Al 12' i centrocampisti di casa perdono un doppio contrasto nella propria metà campo: Bagalà fa proprio il pallone, e con il destro da trenta metri lo scaglia con forza nell'angolo alla sinistra di Hancu, sorpreso. 1-1 e gara bellissima. Al quarto d'ora di testa Carone sfiora il nuovo vantaggio dello Scandicci sugli sviluppi di un angolo che Pepe pennella sul secondo palo: pallone fuori di millimetri, occasione colossale. La Sestese ribatte, e sempre da corner sfiora il vantaggio: colpevolmente lasciato libero in piena area di rigore Gusciglio colpisce di testa in perfetta solitudine, ma non riesce a indirizzare il pallone verso la porta. Anche questa è una grande occasione. Alla mezz'ora lo Scandicci raddoppia. Una rimessa laterale di Martinelli cerca e trova Pepe; dopo il contrasto con Napolitano il pallone schizza fuori area, da dove il destro di Bucciardini lascia partire un bolide sul palo lontano. 2-1, e ancora una doppietta: salgono a otto le reti personali in campionato. La Sestese accusa un po' il colpo, e pur mantenendo il predominio del centrocampo non riesce a creare occasioni fino alla fine del primo tempo. La ripresa si apre con lo Scandicci all'attacco: Martini lavora un buon pallone sulla sinistra e dentro l'area serve Pepe, che leggermente defilato finta il tiro con il mancino e poi calcia a giro col destro, di un metro largo. Gli allenatori iniziano a mescolare le carte cercando forze fresche dalla panchina: dentro Barattucci e Mascalchi per lo Scandicci, Bonezzi e Mateiu per la Sestese. A metà tempo la partita si chiude. Nella trequarti avversaria lo Scandicci conquista un calcio di punizione, della cui battuta s'incarica il play Ducci: forte e tesa verso lo specchio della porta, pur non trovando nessuna deviazione la sua battuta inganna Tabani; e la traiettoria si conclude in fondo alla rete. È il 3-1, che allo Scandicci consente di gestire al meglio gli ultimi venti minuti. Proseguono i cambi, ma i ritmi si assestano: nessuna delle due squadre riesce a trovare ulteriori scintille all'interno. All'86 la Sestese prova a riaprire la partita: Hancu deve uscire ben al di fuori della propria area per neutralizzare l'ottimo lancio per Gusciglio, abile a sfuggire alla marcatura. È l'ultimo acuto: i tre fischi di Bertoloni (senza sbavature la sua direzione) mettono fine alla contesa col punteggio di 3-1. Lo Scandicci è partito lento, ci ha messo un po' a carburare ma è comunque riuscito a chiudere in vantaggio la prima frazione. Nella ripresa ha alzato i ritmi e ed è riuscito a gestire meglio il gioco, riuscendo a tenerne lo sviluppo lontano dalla propria area di rigore. La Sestese esce sconfitta ma non ridimensionata: buono il primo tempo, maggiore il vigore a centrocampo per mezz'ora abbondante, ottima la disposizione in campo, ben stretti i reparti. Nella ripresa però lo Scandicci ha prevalso. Calciatoripiù : hombre del partido è Bucciardini , che macina chilometri in mezzo al campo, è costantemente presente nel gioco, e con la doppietta indirizza il match. È buono il rientro per Martini dopo l'infortunio: non trova la rete, ma con tante giocate si rende utile al servizio della squadra. Andreucci (Scandicci) è la solita certezza nel cuore della difesa: in più aggiunge tante aperture per i compagni d'attacco. Gusciglio è un pericolo costante: fa a sportellate con i centrali avversari consentendo alla propria squadra di salire; tante le sponde di testa, tanto il movimento. Ceccherini è il faro del gioco, sempre in movimento e sempre propositivo. Bagalà (Sestese) segna una gran rete per il momentaneo pareggio.
Per rompere il sortilegio il Venturina doveva trovare una squadra che giocasse meglio, ricerca complicata. Se l'avesse saputo, forse l'Aquila Montevarchi avrebbe cercato d'essere essenziale come il Tau, il Seravezza e la Cattolica Virtus; invece sfodera un calcio scintillante, e la sua avversaria cambia fronte rispetto alle ultime tre uscite: stavolta non è la squadra che splende e che perde, ma quella che sfrutta (quasi) ogni occasione per tornare a vincere. Siccome però è il Venturina, e le cose semplici non gli piacciono, butta via in due minuti il doppio vantaggio maturato nella prima mezz'ora; poi si fa rimontare, e per vincere ha bisogno di segnare a ripetizione: finisce 5-4 una delle partite più sbalorditive della stagione, felici gli spettatori (soprattutto d'una fede) e felice anche il cronista, è tutto materiale. Ce n'è subito in abbondanza: il Montevarchi punta sulle giocate di Pacifico, che arretra alla ricerca del pallone e lo smista da pivot, per estrarre dalla metà campo difensiva un Venturina insolitamente accorto. La mossa funziona, ma con una controindicazione pesante: anziché intercettare il pallone e riavviare l'azione per prendere gli avversari sbilanciati, Carotti e Degli Innocenti si fanno travolgere da Bicocchi Pichi che viola l'area da sinistra e col mancino spedisce il pallone sul palo lontano (10'). L'1-0 spezza la partita, che poco prima della mezz'ora il Venturina sembra assicurarsi: di testa Sottile, che aveva replicato l'errore di Soffiano non riuscendo a spingere dentro il servizio d'Ontani, si riscatta correggendo in rete il traversone spaziale di Bicocchi Pichi. Sotto 2-0, per riaprire la partita il Montevarchi ha bisogno del classico episodio; dunque s'aggrappa a Pacifico, terminale d'ogni azione e micidiale sul pallone che da sinistra Ciaperoni gli recapita a sette metri dalla porta. Sulla ripresa del gioco il Venturina si sgretola: il retropassaggio sbagliato di Lorenzi diventa infatti vittima della pressione di Galeota, che calcia morbido col destro e in pallonetto supera Tanganelli in uscita. A un sospiro dall'intervallo dunque sfiorisce il vantaggio del Venturina, che alla prima azione della ripresa si trova addirittura costretto a rincorrere: segna di nuovo Pacifico, che anticipa la retroguardia sul traversone rasoterra di Lapo Simoni e porta il punteggio sul 2-3. Nel quarto d'ora che segue il Montevarchi appare signore incontrastato del campo e della partita; per tornare ad accendersi il Venturina ha bisogno dei cambi di Bucciantini, che a destra propone Musli subito incisivo. La mossa ha una conseguenza immediata: il Montevarchi s'abbassa; poi s'abbassa ancora, fino a schiacciarsi; e dunque non riesce a difendere bene sul traversone di Paolini, che consente a Bicocchi Pichi d'anticipare l'uscita di Lapi e di testa segnare il 3-3. Non importa aver studiato a Coverciano per capire che succederà nei minuti successivi: dalla combinazione tra Massini, sceso a sinistra, e Bicocchi Pichi onnipresente nasce il 4-3 d'Iacometti, che approfitta d'un rimpallo per scaricare in porta il secondo pallone stagionale. Il Venturina dunque torna a godere d'una situazione di vantaggio, che Tanganelli sigilla reattivo catturando il tocco sporco di Ajighevi e Pacifico sul traversone di Galeota da destra; a cancellare qualsiasi pericolo ulteriore ci pensano Bardocci, che gioca il pallone nello spazio, e Musli, che suggella una ripresa clamorosa calciando con l'interno alla sinistra di Lapi. È il 91', e ora il Venturina conduce di due reti come alla fine del primo tempo; ha comunque modo di rabbrividire di nuovo, perché dopo aver conquistato un rigore per un fallo di Tanganelli ed esserselo fatto parare Botticelli scaraventa in porta la ribattuta. Al 96' dunque si passa sul 5-4; ma i centoventi secondi necessari a completare gli otto minuti di recupero servono soltanto a far montare l'esultanza del Venturina, che dopo tre tentativi a vuoto vince la prima partita del 2025. Ci rimette il Montevarchi, che delle ultime quattro avversarie forse è quella che di perdere ha meritato meno: con queste premesse e questo risultato forse nelle prossime partite dovrà limitarsi, e costringersi a giocare un po' peggio. Calciatoripiù : con due reti, un assist e una prova mostruosa Bicocchi Pichi si prende la copertina; la condivide con Musli , il cui ingresso spezza la partita: non è casuale che sia lui a segnare la rete del 5-3. Solo a questo punto il Venturina respira: ci vogliono due reti di vantaggio (e a volte neppure bastano: si ripensi alla fine del primo tempo) per rendere inoffensivi Lapo Simoni e soprattutto Pacifico , gigantesco al centro dell'attacco.