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Torneo del Melarancio - 2008


    Tragedia del Melarancio

    Era il 26 aprile del 1983 quando undici tra studenti ed ex alunni della scuola media Edoardo Nicolardi in via San Giacomo dei Capri, nel cuore del quartiere Arenella di Napoli, morirono tragicamente nella galleria del Melarancio nei pressi dell'uscita autostradale Firenze Certosa.
    Erano in gita scolastica diretti al lago di Garda e la drammatica notizia si sparse in città nel pomeriggio. La scuola fu immediatamente presa d'assalto dai familiari che volevano sapere che cosa fosse accaduto ai loro figli. Il preside con i suoi più stretti collaboratori non rilasciava dichiarazioni perchè da Firenze arrivavano solo informazioni ufficiose.
    L'unica certezza era che l'autobus con a bordo 48 ragazzi e ragazze con cinque ex alunni della scuola e tre insegnanti accompagnatrici era entrato nella galleria del Melarancio sull'autostrada A1 ma, per i lavori in corso, procedendo sulla corsia unica nei due sensi di marcia, si era scontrato con un enorme autoarticolato che trasportava un tubo di 130 quintali.
    In assenza di notizie già cominciavano a circolare in città voci secondo le quali l'autista del pullman era arrivato la mattina già stanco e in ritardo di due ore perché chiamato all'ultimo momento a sostituire un collega il cui autobus aveva avuto un guasto. Tanto che prima di partire, (per ironia della sorte!), era andato a sbattere, poco più in là, contro una macchina.
    Solo in serata si venne a sapere con certezza che una fiancata dell'autobus dei ragazzi era stata squarciata dal tubo d'acciaio che sporgeva troppo. Un urto violentissimo.Le lamiere avevano ucciso e ferito studenti e accompagnatori.
    Da Napoli in tarda nottata fu organizzato il viaggio dei familiari che però ancora ignoravano i nomi delle vittime. Al gruppo si unì anche il sindaco di Napoli Maurizio Valenzi. Destinazione gli Ospedali di Torregalli, Scandicci e Firenze i cui operatori sanitari erano giunti immediatamente sul luogo dell'incidente prestando i primi soccorsi.
    Il nome di qualche vittima già si sapeva ma nessuno avrebbe mai immaginato che quell'impatto in galleria sarebbe stato la causa della morte di undici ragazzi e 38 feriti compresi gli insegnanti. Non tornarono più dalla gita scolastica Edoardo Aurino, Maurizio Autunno, Stefania Bianchi, Gianmpaolo Cajati, Eva De Cicco, Annalisa Di Girolamo, Francesca Ielpo, Alfredo Lombardo, Riccardo Pironti, Giancristoforo Ruggiero, Alessandro Sturati. I Comuni di Firenze e Scandicci parteciparono al dolore dei superstiti e dei loro familiari offrendo aiuto, ospitalità e conforto, come ricordato qualche anno fa dalla mamma di una delle giovanissime vittime: Sono tornata a Scandicci per riconoscenza dell'umanità dei fiorentini che ci aiutarono e che non ci hanno mai dimenticato. Ricorderò per sempre l'affetto dell'infermiera Paola e del cappellano dell'ospedale Don Giovanni,persone meravigliose che non abbiamo mai perso di vista.
    Il 28 aprile atterrarono all'aeroporto di Capodichino due Hercules C130 con le 11 bare bianche portate a spalla dagli avieri e accompagnate dai famigliari, nel primo dei due giorni di lutto cittadino proclamati dal sindaco Valenzi. La camera ardente venne allestita nella Chiesa Santa Maria della Rotonda a pochi passi dalla scuola dalla quale qualche giorno prima i ragazzi erano partiti verso il lago di Garda.
    Per una decisione presa di comune accordo tra genitori con il consiglio d'Istituto, il preside della scuola e l'amministrazione comunale, il rito funebre si stabilì di celebrarlo presso il vecchio stadio del Vomero, il Collana. Vi parteciparono 30mila persone.
    Insieme alla città si commosse tutta l'Italia e Napoli quel giorno si fermò in un silenzio irreale. Per volontà dei genitori i corpi dei ragazzi furono sepolti insieme in una cappella donata dal Comune di Napoli, all'ingresso del nuovissimo cimitero di Poggioreale, meta di pellegrinaggio continuo anche da parte di sconosciuti, mentre nel giardino della parrocchia della Rotonda undici alberi di ulivo ogni anno vengono benedetti in loro ricordo. Tutte le loro fotografie sono affisse a una parete della Chiesa che si apre in una strada voluta da Padre Salvatore Fratellanza, il parroco, intitolata ai ragazzi che da quel tragico giorno divennero per sempre gli Undici Fiori del Melarancio come riporta una lapide con incisi i loro nomi.Anche Scandicci, comune della galleria del Melarancio, ricorda ogni anno la tragedia deponendo fiori sul luogo dell'incidente e per volontà dell'amministrazione comunale un complesso sportivo sede dell'Usd Casellina, lungo il tratto autostradale dell'A1, è stato intitolato agli «undici fiori del Melarancio».Perché fin dalle primissime settimane successive all'incidente la città di Scandicci e il quartiere di Casellina in ricordo di quanto accaduto decisero di stringere un patto con il quartiere napoletano dell'Arenella in segno di solidarietà. Un rapporto continuato nel tempo tra le comunità toscana e campana e che si è consolidato negli anni grazie all'Usd Casellina che organizza regolarmente il torneo Melarancio per squadre di calcio giovanili con la partecipazione anche di società calcistiche della provincia di Napoli, assieme ad altre iniziative di commemorazione e sensibilizzazione sul tema della sicurezza stradale.Il processo contro i responsabili del disastro si tenne quattro anni dopo e si concluderà con la condanna per omicidio colposo per i due autisti e il responsabile della Polstrada che precedeva l'autoarticolato. Su quanto accaduto a giugno uscirà un docu-film del regista e sceneggiatore napoletano Luca Miniero. Per lui quel tragico incidente ha segnato per sempre la città intera. E vale la pena raccontarlo.https://www.stamptoscana.it/