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    Il Poggibonsi firmato Galbiati: 'La piazza ha fame. C? Diamoci tempo'

Se dici Poggibonsi dici inevitabilmente Jacopo Galbiati. Bandiera giallorossa sul campo, il capitano ha riportato i senesi in Serie D dopo cinque anni di astinenza, trionfando nella finale playoff dello scorso 19 giugno contro la Fortis Juventus, prima di appendere gli scarpini al chiodo e intraprendere una nuova avventura da direttore sportivo. Da faro del centrocampo del Poggibonsi a rappresentante della dirigenza, protagonista in tema di calciomercato dove i giallorossi hanno concluso una serie di acquisti più che interessanti. Ecco l'intervista al nuovo ds giallorosso uscita sull'ultimo numero di Calciopiù.

Innanzitutto, che aria tira a Poggibonsi in vista dell'esordio sempre più vicino?
La voglia di iniziare è tanta, tantissima. Era da troppo tempo che questa piazza non riassaggiava la Serie D, e ora aspettiamo con ansia ed entusiasmo il momento del debutto. Certo bisogna essere oggettivi: sarà un'annata difficile. Siamo neopromossi, non più abituati a questa categoria a differenza di altre realtà consolidate del girone toscano e non solo, per cui ci sarà bisogno di un po' di rodaggio. Ma abbiamo una città affamata e vogliosa di rimanere in D.

Avete fatto di tutto per renderla meno difficile possibile questa annata; lo dice il mercato importante compiuto dalla vostra dirigenza.
Queste però sono valutazioni sulla carta che possono fare gli addetti ai lavori. Ma fra poco si scende in campo e solo quest'ultimo potrà dare il giudizio reale sulla nostra forza. Ho letto di grande esaltazione per i nostri acquisti: sono contento delle operazioni in entrata che abbiamo concluso, ma ricordiamoci che il valore dobbiamo dimostrarlo partita dopo partita, non con le figurine.

Nel giro di poche settimane è passato dal ruolo di mediano e capitano a quello di direttore sportivo. Che effetto le fa questa trasformazione?
Quando il Poggibonsi mi ha chiamato per tornare a giocare qua cinque anni fa, io sono tornato volentieri e mi sono posto due obiettivi: finire qua la carriera e lasciare i giallorossi dopo averli riportati in Serie D. Dal momento che ho centrato entrambi i traguardi, quest'estate ho ricevuto la chiamata della società che mi ha proposto un nuovo percorso. Stimolante, affascinante, in grado di insegnarti tantissimo: l'idea del direttore sportivo mi è sembrata subito quella più interessante per rimanere dentro al mondo del calcio, che non ho assolutamente voglia di abbandonare. Qualche anno fa avevo considerato anche l'idea di diventare allenatore, ma col passare del tempo mi sono reso conto che è un mestiere che non farebbe proprio per me.

Come mai?
Non saprei dirlo con certezza, è un qualcosa che a pelle mi piace sempre meno. Nove anni fa ho anche conseguito il patentino per allenatore, ma col passare degli anni ho imparato ad apprezzare di più la figura manageriale. Ho patito il fascino della scrivania probabilmente. Per vestire questo ruolo ci vogliono competenze un po' diverse rispetto ai ruoli da mister e giocatore, ma il mio bagaglio di esperienze mi aiuta non poco.

Se volessimo tracciare un bilancio di questi primi due mesi da direttore sportivo, com'è andata?
Ho tantissimo da imparare e credo sia normale, dal momento che ho iniziato ora, ma sono contento di non essere da solo. Ho a disposizione una serie di figure navigate e ben coordinate che mi aiutano e mi guidano in questo mestiere, e per questo mi ritengo più che soddisfatto. Trattare con i giocatori e coi procuratori non è una novità assoluta, il mio passato mi aiuta, e infatti diversi dei miei interlocutori li conoscevo già da tempo. È un approccio nuovo e affascinante.

C'è una partita che vorrebbe giocare (di nuovo oppure per la prima volta) fra quelle che vi aspetteranno nel girone?
Direi Arezzo: ci ho già giocato contro quando ero a Foligno e vorrei provare di nuovo la sensazione di tornare in quello stadio. La verità è che più di tutte mi manca il derby contro il Siena: credo che quella sia la partita più bella per un tifoso del Poggibonsi, perché rievoca tempi gloriosi che vorremmo rivivere presto. Giocammo contro i bianconeri qualche anno fa e ricordo che furono due gare toste e gagliarde, con splendide coreografie sulle tribune e tanto pubblico da una parte e dall'altra. È stato un peccato che siano saliti in Serie C, perché contro Gilardino avrei rigiocato davvero volentieri.

Ha rammentato la Serie C. Poggibonsi non è nuova a questa categoria: quanto manca alla società per raggiungere il professionismo?
La piazza è importante, ha fatto calcio vero e quindi quelle di tornare nei professionisti sarebbero aspettative più che legittime, ma andiamo piano piano con un obiettivo alla volta. Il blasone non ci manca, ma dobbiamo ricordarci che veniamo da anni complicati in Eccellenza e solo quest'anno giochiamo da neopromossi in D. Certamente ci daremo una programmazione per un futuro diverso e migliore negli anni a venire, ma prima bisogna buttare giù basi solide, altrimenti si rischia di fare il passo più lungo della gamba.

In queste settimane stiamo imparando a riapprezzare la bellezza del pubblico negli stadi. A fine anno quanti punti portano in classifica i vostri splendidi tifosi?
Parecchi. I tifosi del Poggibonsi hanno una mentalità importante, ci seguono sempre e in ogni luogo, in tutte le categorie. Già poter andare allo stadio con il cinquanta per cento della capienza è un piccolo margine di normalità, per noi e per la città, chissà che passione potrebbe tornare se riuscissimo in breve tempo a raggiungere la capienza piena. Qua la gente vive del Poggibonsi, ne parla ovunque: nei bar, in piazza, per le strade. È un'atmosfera che dobbiamo ritrovare, per il piacere nostro e dei nostri sostenitori: è stato bellissimo riabbracciarli in quel piccolo pomeriggio di semi-normalità che è stata la finale playoff di giugno con la Fortis, quando erano arrivati in tantissimi a sostenerci. Ecco, speriamo di poter rivedere quel pubblico il prima possibile, possibilmente con ancora più persone sugli spalti.

Chiusura nostalgica. Quali sono stati i momenti più belli della sua carriera da calciatore?
L'esordio con la Fiorentina allo stadio della Florentia Viola, sicuramente. Per me che tifo Fiorentina è stato qualcosa che non si può cancellare, ma ricordo con tanto piacere anche le vittorie dei campionati e queste ultime stagioni con la maglia giallorossa: ho il Poggibonsi addosso, c'è poco da fare.
Lorenzo Topello