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    Coppa David, intervista al portiere del Gobetti Volta Thomas De Carlo

Ultimo atto in grande stile per la seconda edizione della Coppa David. Venerdì scorso il torneo dedicato ai licei fiorentini si è concluso con la finalissima che, nella splendida cornice del Viola Park, ha visto trionfare il Gobetti Volta ai rigori contro il Gramsci. Grande protagonista della serata, nonché miglior portiere della competizione, il numero uno del Gobetti Volta Thomas De Carlo:

Thomas, partiamo proprio dalla finale di cui sei stato protagonista con delle grandi parate nei novanta minuti e poi neutralizzando uno dei rigori finali. Come hai vissuto questa partita e quali emozioni hai provato al triplice fischio?

È stata una partita incredibile, ho provato delle emozioni fortissime fin dall'inizio. L'ambiente sicuramente ha aiutato, c'era un'atmosfera pazzesca. Prima dei rigori si respirava tanta tensione nell'aria, ma grazie ai nostri tifosi ci siamo caricati e nel momento in cui i nostri avversari hanno sbagliato l'ultimo rigore ho provato una gioia immensa, un'emozione davvero indescrivibile.

Avete dato risposte importanti fin dalla prima fase, che vi aveva visto chiudere al terzo posto nella classifica generale. Poi un secco 2-0 all'ISF e la vittoria di misura, 1-0, contro il Russell Newton in semifinale, prima chiaramente della finale con il Gramsci. Ci racconti meglio il vostro percorso? Qual è stato il momento, o la partita, in cui avete capito che avreste potuto vincere la Coppa David?

È stato un viaggio incredibile. Non era facile ripetersi dopo che l'anno scorso eravamo arrivati in finale con un bellissimo gruppo, ma quest'anno abbiamo preso consapevolezza delle nostre potenzialità partita dopo partita. L'affiatamento tra di noi è cresciuto sempre di più e paradossalmente la partita che ci ha permesso di svoltare è stata quella persa contro il Peano, dove nonostante le numerose assenze abbiamo offerto una grande prestazione. Da lì in poi ci siamo compattati e caricati, trovando le motivazioni per fare sempre meglio fino alla vittoria finale.

Sei stato eletto miglior portiere della competizione, un riconoscimento meritato viste le tante parate decisive che hai effettuato nel corso del torneo. Qual è la stata la più difficile tecnicamente e quale, invece, la più importante?

Il premio di miglior portiere lo devo anche alla mia difesa, la migliore del torneo. La parata più difficile è stata quella allo scadere contro l'ISF semifinale, un tiro da fuori indirizzato all'incrocio dei pali dove sono stato molto bravo e reattivo. Per importanza, invece, al primo posto metto il rigore parato in finale contro il Gramsci, una gioia unica.

Quella della Coppa David è stata un'organizzazione fantastica, degna dei grandi tornei internazionali. Com'è stato, da calciatore, vivere un evento così importante e soprattutto giocare la finale in una cornice prestigiosa come quella del Viola Park?

Intanto ci tengo a fare i complimenti a Kevin Ara, Jacopo Rafanelli e tutto lo staff, che hanno creato qualcosa di splendido. Un'organizzazione incredibile, la finale poi è stata qualcosa di magico. Giocare al Viola Park, con tutte quelle persone che ti guardano e gridano il tuo nome, ti permette di dare quel qualcosa in più in campo e ti spinge a superare i tuoi limiti. L'atmosfera di venerdì ci ha dato una grossa mano per raggiungere la vittoria.

Non bisogna scordarsi di sottolineare l'aspetto sociale della Coppa David: sugli spalti durante le partite c'erano centinaia di ragazzi e persino i professori a fare il tifo, a dimostrazione di come un evento del genere sia fonte d'aggregazione anche fuori dalle mura scolastiche. Quanto è importante, secondo te, il messaggio che avete mandato con la Coppa David? In che modo si può fare un passo avanti in Italia, affinché le istituzioni scolastiche vedano lo sport e le attività extra curriculari in maniera positiva e non come un ostacolo?

Credo che abbiamo mandato un messaggio importante, perché lo sport è una parte fondamentale della vita delle persone in particolare degli adolescenti. Serve come valvola di sfogo ed è anche un modo per staccare dalle pressioni della scuola, per questo andrebbe visto come una cosa positiva. Spesso si tende a trascurare l'aspetto psicologico nei ragazzi, invece credo sarebbe bello che questo tipo di competizioni venissero fatte sempre più spesso e magari anche per altri sport.

Giulio Dispensieri

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