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Soccer School Center, fra passione e professionalità

Soccer School Center, fra passione e professionalità

Marco Brunetti, ideatore assieme a Stefano Lo Russo, offre uno spaccato sulla nuova idea di pensare e vivere il calcio.

L'ambizione e la voglia di mettersi in gioco sono due prerogative importanti per ogni sportivo. Ciò che l'ormai ex allenatore delle giovanili dell'Aquila Montevarchi Marco Brunetti e il suo collega Stefano Lo Russo hanno ideato circa tre anni fa rientra proprio in questa prerogativa. Il loro lavoro, difatti, si può identificare come una sorta di anello di congiunzione fra un recente passato pieno di problemi e un futuro da scrivere con idee fresche e rinnovato entusiasmo, ponendosi sotto la lente di ingrandimento soprattutto grazie all'alta professionalità dimostrata. Per uscire dalla tempesta della pandemia e danzare sul vento della novità, Marco Brunetti analizza con trasporto i vari aspetti della Soccer School Center.

Riavvolgiamo il nastro degli eventi: quando nasce e perché nasce la Soccer School Center?
Innanzitutto è bene sottolineare che parliamo di un progetto sviluppatosi un anno fa in seguito alla creazione di un'altra associazione, ideata e promossa sempre da me e dal mio amico e mister Stefano Lo Russo, 'The Camp', nata nel 2018. Ci siamo voluti lanciare in questa nuova avventura anche per vivere e mostrare il calcio in modo alternativo rispetto all'ordinario, soprattutto sotto la spinta di Stefano: è stato lui il vero promotore del progetto, ha voluto mettere a disposizione di tutti il vasto bagaglio di conoscenze tecniche in suo possesso.

E come si traduce in pratica la vostra linea di pensiero?
La SSC si pone come un progetto ausiliare che va ad affiancare il lavoro quotidiano delle società sui propri atleti. Offriamo un supporto soprattutto alle scuole calcio, organizziamo mensilmente delle sedute di allenamento integrative e complementari a quelle canoniche fatte dai singoli club, durante le quali mettiamo a disposizione i nostri professionisti per offrire un servizio che pone il focus sulla ricerca della qualità. I nostri istruttori sono altamente qualificati ma teniamo in particolar modo a instaurare un legame di reciproca collaborazione con tutti coloro con cui ci interfacciamo: il nostro scopo è quello di illustrare un metodo alternativo di allenamento o di esecuzione di un singolo gesto al fine di arricchire il bagaglio tecnico di un giocatore o di un allenatore, ma noi stessi siamo in primis aperti e vogliosi di imparare nozioni nuove relazionandoci e confrontandoci con diverse scuole di pensiero e diverse metodologie calcistiche. Come si suol dire, non si finisce mai di imparare. E questo vale indistintamente per tutti.

Il progetto coinvolge ragazzi appartenenti a specifiche fasce d'età?
Gli atleti maggiormente interessati sono i bambini e i ragazzi più giovani, che hanno più bisogno di essere formati da un punto di vista tecnico proprio perché in fase di sviluppo e di apprendimento. Nonostante ciò, il nostro progetto si rivolge agli atleti di tutte le età, compresi coloro che giocano nelle prima squadre. Per esempio, un servizio più appropriato agli Juniores e agli adulti può essere quello riguardante la cura degli infortuni, una tematica che trattiamo con particolare attenzione ma che troppo spesso non viene affrontata col giusto riguardo. Più persone riusciamo a coinvolgere e meglio è, non ci poniamo limiti.

Come si pone questa iniziativa anche in rapporto a un contesto sociale non certo facile come quello che stiamo vivendo da un anno e mezzo a questa parte?
La pandemia globale è stata una specie di tornado che ha spazzato via molte certezze su tutti i livelli. Io stesso sono stato toccato nel profondo da questo evento catastrofico. Anche per questo motivo penso che un'iniziativa come la SSC possa essere importante non solo dal punto di vista sportivo, ma anche sotto il profilo morale e sociale. È un modo per ripartire, una ventata d'aria fresca e di speranza portata anche e soprattutto dall'entusiasmo travolgente dei bambini. Dobbiamo imparare molto da loro.

Il progetto ha riscosso successo nonostante sia di recente formazione.
Direi proprio di sì, difatti non operiamo solo sul territorio fiorentino perché abbiamo richieste che arrivano anche da fuori provincia. Abbiamo in agenda l'idea di fare alcuni tornei sull'Appennino modenese e bolognese, nel comprensorio del Cimone. Tramite alcuni intermediari ci sono pervenute richieste dalla Polonia e dalla Romania, anche perché è ben risaputo quanto la scuola italiana sia stimata e apprezzata su scala internazionale. Oltre a questo, un nostro obiettivo è aprire un camp negli Stati Uniti d'America. Abbiamo molte iniziative e molti progetti in programma che vorremmo realizzare e il nostro augurio è quello di poter ripartire a pieno regime anche per poter esprimere al meglio il nostro potenziale.
Lorenzo Profili